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Storiografia e storici europei del Novecento

Giuseppe Galasso
Roma, Salerno editrice, 429 pp., € 32,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il filo conduttore del volume è esplicitato nella Prefazione: il lavoro dello storico è, per l’a. «un assiduo e intenso dialogo metodologico e critico con la storiografia di ieri e di oggi, nei suoi aspetti sia di storiografia […] sia di orizzonte problematico generale e di dibattito storiografico del tempo dello storico» (p. 7). La raccolta di saggi, scritti a partire dalla fine degli anni ’70, si pone come una riflessione intorno alla storiografia europea del ’900 e completa idealmente due volumi precedenti: Nient’altro che storia. Saggi di teoria e metodologia della storia e Storici italiani del Novecento pubblicati da il Mulino rispettivamente nel 2000 e nel 2008.
L’a. pone domande molto ampie a cui è capace di dare risposte che dialogano in profondità con diversi autori che non sono solo storici, ma sono anche filosofi, antropologi, letterati e giuristi. Il tutto è introdotto da un ampio saggio teorico sulla storiografia tra XX e XXI secolo. Questo non è un volume che racconta gli studi storici nel loro complesso, ma si concentra intorno ad alcuni intellettuali che più hanno colpito l’a. e con cui egli ha intrattenuto un rapporto. Il risultato finale è molto omogeneo perché l’a. costruisce un confronto, talvolta uno scontro aperto, sul senso della storia con autori con cui più volte si è misurato nella sua lunga e prolifica carriera. Le scelte sono personali e il volume si pone come un intervento che valuta gli storici come mediatori di un rapporto tra passato e presente.
La raccolta, quindi, non è costruita per grandi temi o grandi svolte storiografiche, anche se si apre con il saggio-rassegna scritto per l’Istituto dell’Enciclopedia italiana. Il lavoro affronta diverse tematiche che si rispecchiano in pieno nella scelta degli autori con cui stabilisce un implicito dialogo: dagli storici legati all’esperienza delle «Annales» a Palmer, Hobsbawm e Namier, da Kelsen e Campagnolo a Popper, da Heidegger e Arendt a White a Vernant a Berlin, da Mosse a Nolte, per citarne solo alcuni. Il volume porta il lettore nel vivo dei dibattiti sul senso e sull’uso della storia nel corso del ’900 e ad interrogarsi insieme all’a. su tematiche quali libertà, uguaglianza, modernità, società, Stato o Mezzogiorno.
Il libro è diviso in quattro sezioni: i temi e i problemi, le urgenze teoretiche, le opzioni del passato e il medioevo e l’età moderna. La raccolta si chiude con un bel ricordo di Le Goff in cui l’amicizia e il grande apprezzamento intellettuale non impediscono all’a. di discuterne l’ultimo libro, facendo emergere in pieno le proprie perplessità. Ciò che si evince dalla lettura complessiva del volume è l’invito alla riflessione, centrale per l’a., sulle responsabilità degli storici e sul loro compito nella fondamentale costruzione del rapporto tra presente e passato, al fine di stimolare a considerare la storiografia del proprio tempo non solo come un’attività disciplinare settoriale, ma anche come un’eco «di tutta la vita intellettuale, civile e morale di quel tempo» (p. 8).

Margherita Angelini