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Sudditi o cittadini? L’evoluzione delle appartenenze imperiali nella Prima guerra mondiale

Sara Lorenzini, Simone A. Bellezza (a cura di)
Roma, Viella, 215 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il ribaltamento dell’assunto consolidato che i nazionalismi abbiano provocato il
crollo degli Imperi – sulla base della consapevolezza che invece i nazionalismi siano stati
piuttosto la conseguenza che la causa del collasso degli Stati imperiali – costituisce
un presupposto importante del rinnovamento degli studi sulla Grande guerra e le sue
conseguenze (cfr. Michael A. Reynolds, Shattering Empires. The Clash and Collapse of
the Ottoman and Russian Empires 1908-1918, Cambridge University Press, 2011). Con
la messa in discussione di uno dei pilastri dell’architettura interpretativa della storia del
’900 è venuto maturando un approccio storiografico più sensibile a cogliere il profilo
sfaccettato del processo di trasformazione delle strutture politiche e giuridiche degli Stati
nel corso e all’indomani del conflitto. La questione delle appartenenze imperiali, messa a
tema nel volume curato da Lorenzini e Bellezza e scandagliata nell’esame delle modifiche
intervenute nelle concezioni e nelle pratiche amministrative della cittadinanza, costituisce
un punto di osservazione privilegiato dei percorsi di riconfigurazione degli Imperi.
La trama imperiale della Grande guerra è giustamente richiamata dai curatori come
un’evidenza, a lungo trascurata: «La Prima guerra mondiale fu dall’inizio alla fine una
guerra di e fra imperi» (p. 7); e, con riferimento agli Imperi coloniali, valida anche per il
dopoguerra: «Gli imperi non solo erano sopravvissuti, ma avevano addirittura ampliato la
propria sfera d’azione» (pp. 11-12). Il rapporto tra imperi e nazioni fu in questo contesto
più ambiguo e multiforme di quello spesso rappresentato nei termini binari della contrapposizione
tra vecchio e nuovo, tra dominio dispotico e diritto all’autodeterminazione.
I saggi ospitati nel volume, che raccoglie le relazioni presentate a un convegno svoltosi
a Trento nel maggio 2016, restituiscono un quadro complesso delle diverse realtà
imperiali viste attraverso la lente delle appartenenze e della cittadinanza. Ad alcuni approfondimenti
sugli Imperi continentali – la competizione tra nazionalismo panrusso e
ucraino (Miller); i profughi di guerra nell’Impero austro-ungarico e negli Stati successori
(Frizzera); i nazionalismi arabi e l’universalismo musulmano nel crollo dell’Impero ottomano
(Campanini, Donelli) – seguono altri su quelli coloniali: la cittadinanza nell’Impero
britannico tra nazionalismi e lealtà imperiale (Gorman); l’Algeria francese alla ricerca
di nuovi diritti (Hasset); la permanenza del «sogno imperiale» nella Repubblica di Weimar
(Wagner); lo statuto giuridico coloniale in Libia (Cresti); il caso della cittadinanza
imperiale nel Dodecaneso italiano (Espinoza).
Emerge da questo quadro come l’obiettivo maggiormente perseguito fosse, sia nel
1914 che nel 1918, non tanto l’abbattimento rivoluzionario degli Imperi, quanto quello
della riforma o dell’adattamento, a seconda dei punti di vista, delle strutture imperiali, le
quali mostrarono una certa elasticità, di cui le concezioni

Adriano Roccucci