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Teresa Bertilotti – Maestre a Lucca. Comuni e scuola pubblica nell’Italia liberale – 2006

Teresa Bertilotti
Prefazione di Raffaele Romanelli, Brescia, Editrice La Scuola, 279 pp., euro 32,

Anno di pubblicazione: 2006

Questo lavoro, ampio, complesso e ben articolato, mostra in che misura le ricerche e le indagini di ambito storico-educativo siano cresciute di spessore negli ultimi anni e quanto abbiano sviluppato un carattere sempre più aperto e sofisticato, basato su un uso plurale e consapevole delle fonti. In questo libro, si avanza di parecchio rispetto ad una tradizione di studi che, schematicamente, collocava i propri interessi scientifici dapprima al crocevia fra analisi del pensiero pedagogico e storia dei sistemi scolastici, poi si concentrava sul rapporto fra alfabetizzazione, istruzione formale e sviluppo economico e civile e infine sulle rappresentazioni sociali (dominanti, marginali o emergenti) presenti nei modelli, nelle pratiche e negli stili educativi. Qui si approfondiscono tematiche che solo negli ultimi anni stanno cominciando a diffondersi in questo campo di studi. In particolare, in che modo le istituzioni educative, i processi formativi, in quanto siano anche definiti da strutture organizzative e amministrative, contribuiscono a circoscrivere, insieme agli attori protagonisti, quello spazio pubblico in cui la società locale si proietta verso una dimensione nazionale, con tutte le resistenze, le contraddizioni, ma anche le aperture possibili. In questo caso, attraverso le tematiche educative, quelle più sensibili alla distinzione fra pubblico e privato durante il lungo ‘800, si evidenzia tutta la potenzialità fruttuosa dell’incontro fra storia sociale e storia istituzionale: cioè, nella ricerca concreta, «si sperimentano i problemi analitici di una storia sociale degli istituti», come dice Raffaele Romanelli nella sua prefazione (p. 6).Il libro, con una struttura «a cannocchiale» rilevata proprio da Romanelli, presenta un doppio registro di lettura di una realtà locale come quella di Lucca. Da una parte, mostra la stratificata complessità del processo di nazionalizzazione, che vede sopravvivere nei territori appartenenti al vecchio Granducato di Toscana la legislazione pre-unitaria nel campo del governo locale (fino al 1865) e della pubblica istruzione (fino al 1877), segnando così pesantemente i percorsi dell’unificazione amministrativa e la diffusione dei suoi modelli organizzativi, incidenti sulla tradizionale dimensione comunitaria e notabilare dell’educazione e vissuti quasi come un «incubo tormentoso». Tanto più a Lucca che già presentava una sua specialità sociale, politica e culturale, oltre che istituzionale, derivante dal fatto di essere rimasta fino alla metà dell’800 un’entità statale autonoma rispetto alla Toscana, con un’identità netta (la «società cristiana» lucchese). Dall’altra parte, come si evince dal titolo, la prospettiva di genere è centrale in questo studio, ma in un senso suo proprio, perché non solo considera la costruzione di una figura professionale, la maestra, che si viene caratterizzando fin dall’inizio, pur con ambiguità, come sempre più femminile; ma anche perché ne affronta ? su un piano quasi di micro-storia ? le vicende personali, professionali e pubbliche, e il reticolo di rapporti istituzionali; ma soprattutto perché ne ricostruisce il ruolo e le aspirazioni sociali, le reti private, le dimensioni emotive e culturali (ma anche gli aspetti materiali), che circoscrivono il «mestiere» della maestra nell’800.

Pietro Causarano