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Terre di libertà. Padroni e schiavi nelle istituzioni politiche di Antico Regime (1685-1848),

Massimiliano Santoro
Milano, FrancoAngeli, 219 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2018

Autore della monografia Il tempo dei padroni. Gerarchia, schiavitù, potere nell’antropologia
di Antico Regime (Haiti 1685-1805), edita da FrancoAngeli nel 1998, l’a. presenta
in questo nuovo volume «un ulteriore approfondimento» (p. 9) sul tema della schiavitù
coloniale in età moderna, anche se – in realtà – sarebbe meglio parlare di una rivisitazione
del libro edito nel 1998, visto che si nota, in numerosi punti, una ripresa testuale di
quell’opera. Al centro dell’attenzione è ancora la colonia francese di Saint-Domingue,
attuale Haiti. Dal punto di vista cronologico, il volume muove dai primi insediamenti
francesi Oltreoceano, negli anni ’20 del ’600, e si chiude con il riconoscimento della Repubblica
di Haiti nel 1805 (il termine ad quem non è dunque quello indicato nel titolo,
il 1848, anno della definitiva abolizione della schiavitù, cui si dedica soltanto un cenno).
Delineata la storia del colonialismo francese in America, l’a. illustra gli itinerari con cui gli
schiavi giungevano nelle Americhe con attenzione sia ai bianchi (gli engagés, che si impegnavano
a lavorare gratis per un certo periodo) sia ai neri. È la storia del terribile viaggio
attraverso l’Oceano, fra malattie, suicidi di massa e rivolte.
Oltre che sui «padroni» e sulla gestione delle piantagioni, l’interesse si concentra sui
neri, che costituivano il 70-80 per cento della popolazione totale delle Antille francesi, e
soprattutto sugli schiavi. Si illustrano i provvedimenti legislativi volti a mitigare la durezza
dei padroni e al contempo si cerca di ricostruire la vita concreta degli schiavi e le loro
forme di resistenza, dalla danza al voudou. Il numero degli affrancati crebbe significativamente
nel corso del tempo, benché l’integrazione fosse assai difficile. L’ipotesi di fondo è
infatti che «lo schiavismo coloniale di antico regime non si basa solo sulla forza bruta ma
fonda la sua sopravvivenza su un’ideologia del potere di stampo razzista» (p. 14).
Emerge la complessità della società coloniale, composta da neri (schiavi e liberi),
da grand blancs, ricchi proprietari terrieri, e petit blancs, insofferenti verso mulatti e neri
liberi. Una società governata da istituzioni segnate da tensioni tra governatori locali e
funzionari statali. Fino alla rivolta degli schiavi a Saint-Domingue e all’abolizione della
schiavitù (1791-1794), letta da Santoro portando in primo piano gli eventi in madrepatria,
in controtendenza cioè rispetto all’attuale storiografia che mostra semmai le interconnessioni
tra le due Rivoluzioni.
Opera di sintesi, il volume intreccia storia intellettuale e storia delle istituzioni politiche
senza tralasciare la dimensione economica. I temi affrontati sono molteplici, non
sempre con riferimenti bibliografici e storiografici aggiornati. Stupisce, solo per fare un
esempio, che nel trattare del rapporto tra Illuminismo e schiavitù non si citino i lavori
di Jean Ehrard. Non mancano generalizzazioni, come il riferimento ai padroni di schiavi
(«persone dure e pronte a tutto», p. 15). Impossibile, poi, non notare l’elevato numero di
refusi, soprattutto per titoli e parole in francese.

Patrizia Delpiano