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The Office of Strategic Service and Italian Americans. The Untold History

Salvatore J. LaGumina
London, Palgrave Macmillan, 188 pp., € 52,00

Anno di pubblicazione: 2016

Nel corso della seconda guerra mondiale centinaia di migliaia di italo-americani combatterono nelle forze armate statunitensi contro le potenze dell’Asse. A fronte dello stigma di enemy aliens per il presunto legame con l’Italia fascista, per molti giovani d’origine italiana la chiamata alle armi rappresentò una risorsa per mostrare lealtà al paese di adozione e rivalutare la loro etnicità. Oltre a entrare in massa nei vari corpi delle forze armate Usa, gli italo-americani a partire dal 1942 contribuirono in maniera consistente a comporre l’organico dell’Office of Strategic Services (Oss), l’agenzia di intelligence antesignana della Cia.
Il lavoro dell’a. ricostruisce in modo complessivo questo apporto, a suo giudizio trascurato dalla storiografia. Dopo aver descritto i meccanismi di reclutamento degli italo-americani nell’Oss e soppesato il ruolo che nella selezione aveva la conoscenza dell’italiano o dei dialetti, l’a. si concentra sul contesto della Campagna d’Italia, nel corso della quale centinaia di agenti italo-americani svolsero rischiose attività di raccolta informazioni e spionaggio. Il quadro di riferimento è fornito dalle principali operazioni militari alleate condotte nella penisola (Husky, Avalanche, Shingle) e dalle missioni di sabotaggio o di supporto alla Resistenza italiana lanciate dietro le linee nemiche (Ginny I e II, Walla Walla, ecc.), scenari in cui cioè l’elemento italo-americano ebbe notevole impatto quantitativo e qualitativo. Non a caso, fra i 337 agenti Oss coinvolti in Italia in 29 missioni l’a. enumera ben 219 agenti di «origine italiana» (p. 119), non trascurando altresì (sulla scorta degli studi di Claudia Nasini) di indicare la presenza nel service americano di agenti di cittadinanza italiana, spesso ex militari o dipendenti del Sim a libro paga degli americani.
Il volume presta molta attenzione all’etnicità degli italo-americani, sia che questa costituisse la premessa per una virtuosa «doppia appartenenza» (combattere sotto le insegne degli Usa per liberare il proprio paese d’origine dal nazifascismo), sia che continuasse a rappresentare motivo di sospetto e pregiudizio. Non a caso alcuni amministratori Oss non esitarono a identificare il team di agenti di origine siciliana diretto da Max Corvo (la famosa sezione italiana dello Special Intelligence dell’Oss) come un gruppo di «Mafiosi» (p. 144).
Non trascurando di portare il discorso attorno alle più recenti interpretazioni fornite dalla storiografia sul ruolo dell’Oss in Italia (quali il suo rapporto con la Resistenza o quello presunto con la Mafia siciliana), l’a. grazie a una ricca messe di testimonianze dirette e di memorie edite e inedite dà corpo a una preziosa ricostruzione prosopografica di un buon numero di agenti italo-americani, noti e meno noti. Spiace l’assenza di uno scavo archivistico dei corposi personnel files dell’Oss conservati presso i National Archives II di College Park in Maryland.

Francesco Fusi