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The United States, Italy and the Origins of Cold War. Waging Political Warfare, 1945-1950

Kaeten Mistry
New York, Cambridge University Press, 2014, XIII-296 pp., $ 99,00

Anno di pubblicazione: 2015

Fra gli argomenti che più hanno interessato gli studi sull’inizio del conflitto bipolare,
lo sviluppo della strategia americana nei confronti dell’Italia è certo fra i più intensamente
indagati. Se le ragioni che hanno alimentato questo filone di studi non mancano, affrontare
oggi quel tema è, da un lato, più semplice – poiché quasi totale è l’accesso alle fonti
ed enorme la bibliografia disponibile –, dall’altro, più complicato – stante la difficoltà
di costruire una lettura originale capace di ricavarsi uno spazio fra narrazioni che pigre
abitudini spingono a considerare definitive. È indubbio che il lavoro di Mistry un posto,
in tale contesto, lo conquisti.
I punti di forza del libro sono fondati sulla conoscenza che l’a. mostra di avere delle
debolezze di tante letture che barcollano come un asino sotto il cumulo delle induzioni.
Questo sguardo, favorito dall’autonomia rispetto a un dibattito che non appartiene alla
cultura storiografica dell’a., ci consegna un lavoro che integra le conoscenze sugli orientamenti
che la politica americana impresse allo sviluppo e al consolidamento della democrazia
italiana e alla sua collocazione all’interno del blocco occidentale.
Le circostanze che fecero dell’Italia uno dei principali teatri degli albori della guerra
fredda sono note ed emergono – sebbene con qualche riluttanza – anche dalla narrazione
di Mistry. Altrettanto conosciute sono le ragioni che informarono l’elaborazione di una
strategia statunitense per l’Italia; ma la sistemazione interpretativa dell’a. – che concorda
con quanti sostengono fondatamente che sul «caso italiano» fu esemplato un disegno destinato
a divenire paradigma – appare persuasiva e puntualmente argomentata. Lo stesso
riallineamento delle «parti in commedia» in una narrazione distesa fondata su un’indagine
archivistica approfondita, meglio consente di mettere a fuoco le forze che concorsero a
edificare gli equilibri nazionali. Dando spazio anche agli attori «intermedi» Mistry mostra
come l’attuazione del progetto americano non sia rubricabile a meccanica prescrizione da
parte del più forte di una ricetta subita dal più debole, ma sia stata costruita all’interno di
un intenso confronto fra il Dipartimento di Stato e l’establishment italiano. Per far questo
l’a. si dedica allo studio delle premesse che generarono il NSC 1/3 del 1948 e lo individua
come origine del NSC 67 del 1951.
Nell’attenzione riservata alla ricostruzione forse fin troppo molecolare degli eventi, si
sarebbe potuto concedere uno spazio maggiore a due protagonisti che rimangono invece
sullo sfondo: il Blocco popolare e la Cia. Data l’impostazione dello studio si tratta di una
scelta comprensibile e, almeno in parte, condivisibile, ma sarebbe stato opportuno chiarirne
meglio il senso. Complessivamente, però, il volume si segnala per la sistematicità
e la competenza con la quale discute l’esperienza italiana nel più ampio contesto della
strategia internazionale degli Stati Uniti alle origini della guerra fredda.

 Mauro Campus