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The Vatican «Ostpolitik» 1958-1978. Responsibility and Witness during John XXIII and Paul VI

András Fejérdy (a cura di)
Roma, Viella, 2015, 271 pp., € 32,00

Anno di pubblicazione: 2016

l volume curato da András Fejérdy (e meritoriamente pubblicato in lingua inglese da Viella) offre un’ampia selezione dei contributi presentati alla conferenza internazionale all’Accademia d’Ungheria in Roma (26 settembre 2014). In dodici capitoli il libro presenta una serie di studi su casi importanti per la storia dell’Ostpolitik vaticana: Pál Hatos sul contesto culturale dell’Ostpolitik vaticana (pp. 19-43); Roberto Morozzo della Rocca su Agostino Casaroli e i papi dell’Ostpolitik (pp. 45-62); Adriano Roccucci sul dialogo e l’antagonismo tra Mosca e il Vaticano negli anni ’60 e ’70 (pp. 63-83); Thomas Gronier sul ruolo dell’Austria (pp. 85-110); Nadehzda Belyakova sulle fonti sovietiche per la ricerca sull’Ostpolitik (pp. 113-131); Adám Somorjai sulle fonti diplomatiche americane (pp. 133-155); Inese Runce sul diario del cardinale arcivescovo di Riga, Julijans Vaivods (pp. 157-170); Pavol Jakubčin sulle fonti del servizio segreto cecoslovacco (pp. 171-179); András Fejérdy sulla comparazione delle negoziazioni tra Santa Sede e Ungheria e Cecoslovacchia (pp. 183-206); Emilia Hrabovec sulla Cecoslovacchia (pp. 207-237); Krysztof Strzałka sull’accordo tra Santa Sede e Polonia del 1974 (pp. 239-250); Roland Cerny-Werner sul viaggio di Casaroli a Berlino Est del 9 giugno 1975 (pp. 251-259).
I casi di studio presentano nuove fonti e percorsi di ricerca interessanti. Tuttavia, il volume è importante soprattutto perché l’Ostpolitik vaticana è tornata di recente a essere oggetto di valutazioni critiche sia grazie a una nuova leva di ricercatori in Europa centro-orientale e agli archivi da essi esplorati, ma anche a causa di un’interpretazione neo- o teo-conservatrice (specialmente in area statunitense: George Weigel, interprete di un particolare wojtyłismo made in America) di quella importante pagina di storia diplomatica, politica e anche teologica che è diventata spesso propaganda (accademica quanto ecclesiastica) contro la figura del cardinale Casaroli. In questo senso è evidente, all’inizio del volume, come i saggi di Morozzo della Rocca e Roccucci da un lato, e il saggio di Hatos dall’altro lato, presentino interpretazioni diverse della storia dell’Ostpolitik. In quest’ultimo, ad esempio, la critica all’Ostpolitik viene fondata sulle supposte convergenze tra la teologia del Vaticano II e l’ideologia comunista, tendendo a ignorare il proprium della diplomazia vaticana come ambito di attività della Santa Sede che non era esattamente di passivo recettore degli impulsi teologici provenienti dalla teologia conciliare: anzi, al Concilio la diplomazia vaticana rappresenta uno degli interlocutori istituzionalmente indipendenti dall’assise conciliare e spesso refrattari ai desiderata del Vaticano II.
Il volume aiuta a mettere a fuoco la questione individuata nell’Introduzione dal curatore (pp. 9-16): l’Ostpolitik, opzione senza alternative o iniziativa fallita e sfruttata dai regimi comunisti? Il volume rappresenta un importante passo nel dialogo intellettuale tra due visioni della storia dell’Ostpolitik sensibilmente diverse.

Massimo Faggioli