Cerca

Tito Menzani – Le bonifiche in Romagna. La realizzazione del canale in destra di Reno (secc. XVIII-XX) – 2008

Tito Menzani
Imola, Editrice La Mandragora, 359 pp, euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2008

Promosso dal Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale e dal Credito Cooperativo ravennate e imolese, lo studio di Menzani si avvale di una preziosa documentazione storica, incentrata sulle carte del Consorzio, relativa ad una delle opere idrauliche più notevoli e di vasta portata della storia europea negli ultimi due secoli. Il volume occupa uno spazio rimasto sostanzialmente vuoto nella pur nutritissima letteratura sulle bonifiche, quello della costruzione del Canale in destra di Reno, realizzato in fasi diverse tra il 1767 e il 1974.Menzani racconta dunque la fase terminale di una plurisecolare battaglia, iniziata probabilmente nel XII secolo, per dare ai fiumi della Romagna uno scolo adeguato e liberare la pianura dalle acque stagnanti. Quello che oggi appare come un ordine naturale delle cose, osserva l’a. nel capitolo I, è il frutto di una lunghissima storia di trasformazione ambientale, fatta di canali e canalette, argini, colmate, escavazioni e, solo di recente, idrovore e cemento armato; una trasformazione il cui agente storico principale è stato per lunghissimo tempo il lavoro manuale. La ricostruzione datane da Menzani, storico economico di formazione, è incentrata sul ruolo giocato dal contesto politico-istituzionale: la costituzione delle Congregazioni di scolo in epoca napoleonica, e la loro trasformazione in consorzi in epoca postunitaria, appare ad esempio come fondamentale momento di svolta modernizzatrice, in grado di reimpostare il rapporto tra pubblico e privato, un rapporto che l’a. considera nodo chiave della vicenda bonificatrice. Il volume offre inoltre interessanti spunti di collegamento tra la storia della bonifica e quelle della cooperazione in provincia ravennate, della rappresentanza politica tra età preunitaria e post-fascismo, delle forme e assetti della proprietà terriera.Storia di un’opera pubblica di enorme impatto socio-ambientale, il volume dedica scarso spazio al ruolo giocato dalla natura stessa nell’interagire con l’opera umana, come pure alla dimensione sociale della trasformazione ambientale, ossia ai rapporti tra i diversi attori/gruppi e le rispettive visioni del territorio. L’assetto idrogeologico della pianura romagnola ci viene illustrato una volta per tutte come un dato immutabile, uno sfondo da modificare, piuttosto che come il risultato di un complicato intreccio di agenti e processi di trasformazione: erosione dei suoli e delle coste, cambiamenti climatici, salinizzazione, variazioni della copertura forestale e di quella agricola, etc. Anche gli assetti sociali che fanno da sfondo all’opera di bonifica sono dati per acquisiti, ed appaiono in debole collegamento con le forme di appropriazione e uso delle risorse (terra e acque), e dunque con l’opera bonificatrice stessa. Sebbene tali problematiche esulino dagli intenti del volume, l’opera offre un solido punto di partenza per chi volesse dedicarsi ad una storia ambientale della pianura romagnola, ossia alla ricostruzione delle dinamiche che hanno storicamente legato agency umana e non umana nel dare vita alle forme attuali del territorio.

Stefania Barca