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Tiziana Noce – Nella città degli uomini. Donne e pratica della politica a Livorno fra guerra e ricostruzione – 2004

Tiziana Noce
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 405, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2004

Imperniato su una serie di interviste, lo studio di Tiziana Noce si differenzia dagli ormai numerosi saggi di storia orale sul vissuto delle donne negli anni Quaranta. Vaste ricerche d’archivio, affiancate dallo spoglio della stampa locale, costituiscono la solida intelaiatura sulla quale si annodano le voci delle livornesi. E si tratta di voci che l’autrice ascolta con costante senso critico, senza sottrarsi ad un confronto con gli inevitabili meccanismi di rielaborazione della memoria, incanalando un approccio metodologico giocato attorno alla categoria della soggettività nel quadro di una sapiente ricostruzione del contesto. Sono storie di donne ?in una città di uomini?, fedele corrispettivo urbano del linguaggio maschile della classe: è questo il primo dato che colpisce nella narrazione e che il titolo stesso sottolinea.
La Livorno che rivive nel volume è una città aperta, trasgressiva, cosmopolita e sempre più ?americana? dopo la guerra, che resta aggrappata ad una cultura marcatamente ?virile?: città di porto, di operai e di massaie, più propense a rivestire i panni della popolana ribelle che a cercare canali di emancipazione nel lavoro. Se del resto i sentieri della politica, per le donne, restano disseminati di ostacoli e di discriminazioni, non per questo esse rinunciano ad essere presenti sulla scena pubblica e, pur esercitando le tradizionali funzioni assistenziali e ausiliarie, la loro appare una scelta essenzialmente politica, sostiene l’autrice, rigettando l’immagine mitica di una stagione di spontaneo attivismo femminile improntato ad un solidarismo maternalista riconducibile a innate specificità di genere. Ad uno sguardo più ravvicinato le livornesi si rivelano, al contrario, quanto mai diverse fra loro, e soprattutto risultano schierate su fronti diversi. Uno dei temi più complessi e controversi che percorrono il volume è così quello del rapporto fra donne della sinistra e cattoliche, fra UDI e CIF, nella difficile dialettica di quegli anni fatta di dialogo (in realtà piuttosto stentato) e concorrenza, destinata a trasformarsi ben presto in aperta contrapposizione.
Le tematiche affrontate sono molte, in un affresco ampio e sfaccettato, intessuto di protagonismi individuali e di parole d’ordine imposte dall’alto, nell’ambito di un complesso rapporto fra direzioni di partito e sedi operative della politica sul territorio, dove l’analisi delle nuove pratiche della cittadinanza si articola attorno al nodo centrale, quanto spesso trascurato dalla storia delle donne, del nesso di continuità/rottura con l’esperienza fascista. Proprio su questo versante, d’altra parte, una lettura più attenta della recente storiografia sul fascismo avrebbero forse contribuito a mettere meglio a fuoco le evidenti contraddizioni del regime in tema di costruzione delle identità di genere e di ?esclusione? delle donne dalla sfera pubblica.

Maria Casalini