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Tobias Hof – Staat und Terrorismus in Italien 1969-1982 – 2011

Tobias Hof
Oldenbourg-Verlag, München, 419 pp., Euro 39,80

Anno di pubblicazione: 2011

Questo di TobiasHof è quello che nel sistema accademico tedesco si suol definire un solidissimo «lavoro di qualificazione», sia per la collaborazione del suo autore con le istituzioni tra le più importanti nel campo della ricerca storica (l’InstitutfürZeitgeschichte di Monaco e l’Istituto di Storia contemporanea alla Ludwig-Maximilians-Universität sempre di Monaco), sia per la prestigiosa casa editrice, sia per la sua struttura interna. Hof impianta il suo lavoro in quattro sezioni. Ad un’introduzione generale sul complesso contesto politico e sociale di una stagione di crisi e cambiamento segue una sezione nella quale viene preso in esame lo sviluppo della percezione del terrorismo nel governo e nel parlamento, ovvero come questa si sia evoluta dalla categoria «criminale» a «pericolo per la democrazia». Nella sezione seguente (III) si trova la parte di ricerca e di analisi centrale per tutto il libro. Forse per questo essa è notevolmente più lunga delle altre. In maniera cronologica, attraverso i momenti più noti e terribili di quegli anni, Hof mostra come lo Stato sia un protagonista molto più complesso e contraddittorio di quanto non sostenessero in primis i suoi avversari. Dall’analisi di Hof risulta una frammentazione in centri di potere e istanze concorrenti, che dovettero apprendere molto dolorosamente come reagire ai diversi «attacchi al cuore dello Stato». Qui anche la tesi centrale del lavoro sugli effetti che la lotta al terrorismo ha avuto sia nell’avvicinamento tra Dc e Pci, sia nel superare la crisi di legittimazione indubbiamente vissuta in quella stagione.Soprattutto questa terza sezione mostra che Hof si muove unicamente nella prospettiva macro dell’analisi dei rapporti tra Stato/governo e un fenomeno che ha le sue basi nel mezzo della società. Oltre al breve tentativo, nella IV ed ultima sezione, di confrontarsi con il fenomeno della radicalizzazione dei movimenti politici extraparlamentari di quegli anni, forse sarebbe stato utile guardare, qui o altrove, anche alla magistratura e alla polizia come attori di questa stagione, andando oltre lo svolgimento dei processi e le riforme dei codici di procedura, della polizia e dei servizi segreti.Ad ogni modo Hof ha svolto un rigoroso lavoro di ricerca di fonti e documenti, sebbene in buona parte già conosciuti perché pubblici (atti delle commissioni parlamentari e simili) ed utilizzati nei tanti saggi politologici usciti in questi anni, dai quali però non mi pare, nell’impostazione generale dell’argomentazione, egli si differenzi in maniera soddisfacente. Il risultato di questo minuzioso e nel complesso buonissimo lavoro mette in luce un problema generale che riguarda la diffusione di studi «incrociati» tra Germania ed Italia. La necessità di dover sopperire alla mancata traduzione degli studi italiani più importanti sul tema ha fatto sì che Hof producesse un lavoro dettagliatissimo e per questo forse troppo specialistico per un pubblico tedesco interessato a capire una stagione così complessa; al contempo il lavoro di Hof può risultare ingiustamente ridondante ad un pubblico italiano, interessato a studi che storicizzino una stagione continuamente riattualizzata.

Massimiliano Livi