Cerca

Togliatti il rivoluzionario costituente

Paolo Ciofi, Gianni Ferrara, Gianpasquale Santomassimo
Roma, Editori Riuniti, 92 pp., € 12,00

Anno di pubblicazione: 2014

A cinquant’anni dalla scomparsa si è attenuata l’ondata polemica che aveva investito l’attività di Ercoli a fianco di Stalin. Torna l’interesse su Togliatti con una piccola ondata di pubblicazioni nella quale resta in ombra la fase forse più interessante e duratura del suo contributo alla vita politica nazionale. Prova a colmare in parte la lacuna questo piccolo libro, frutto di un seminario su «Togliatti e la Costituzione della Repubblica democratica fondata sul lavoro», svoltosi a Roma l’8 novembre 2013 e promosso dall’associazione Futura Umanità – Associazione per la storia e la memoria del Pci. Si tratta di un’opera di orientamento politico-culturale più che storiografica, nella quale i tre autori tracciano il pensiero di Togliatti in agili capitoli, quasi privi di riferimenti bibliografici. Si ripropone, nell’insieme, la lettura di Ragionieri.
Santomassimo (pp. 7-16) affronta il legame tra la costruzione del partito nuovo e la linea della «democrazia progressiva» di cui Ercoli fu promotore con Dimitrov nel Komintern. La svolta di Salerno si spiega allora col consenso di Stalin a una strategia volta a inserire nel blocco occidentale un partito di massa che rompeva con la tradizione del partito di quadri e implicava un radicamento di lungo periodo nella democrazia. Il giudizio conclusivo dell’a. è solo apparentemente paradossale: «Togliatti non è stato solo uno dei padri della Costituzione, ma anche uno dei massimi artefici di una “civiltà repubblicana” che è sempre stata precaria e insidiata, ma che ha costituito una cornice positiva di crescita e di sviluppo che la nostra storia non aveva mai conosciuto in termini analoghi» (p. 16).
Ferrara (pp. 17-58) conduce una puntuale ricognizione degli interventi principali di Togliatti alla Costituente, in prima commissione, nella Commissione dei 75, e in assemblea. Viene valorizzato il Togliatti giurista, la sua formazione torinese, la diversità e le affinità con Dossetti, La Pira, Moro, in tema di rapporti tra Stato e Chiesa, le indubbie radici liberali del suo approccio ai diritti politici e sociali, dirompente per la tradizione bolscevica. L’influenza del dibattito di Weimar e della costituzione sovietica, a cui si accenna a p. 31, meriterebbe approfondimenti, a fronte delle interessanti indicazioni sugli autori italiani, come Ruffini e i romanisti preorlandiani, con cui Togliatti si misurava.
Ciofi (pp. 59-73) ricostruisce l’elaborazione togliattiana della «democrazia progressiva». L’a. individua il contributo originale di Togliatti nel superamento della dicotomia tra massimalismo e riformismo che aveva travagliato la vicenda del movimento operaio (p. 70). È un punto vero, che andrebbe arricchito dalle contraddizioni di quell’operazione così innovativa.
In appendice si riproduce il Memoriale di Yalta del 1964, che appare un po’ avulso perché privo di un inquadramento storico e di riferimenti alla letteratura accumulatasi.
Al di là delle sue tesi, il libro ci richiama all’esigenza di ricerche più ampie sul Pci nella fase costituente.

Carlo Spagnolo