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Toni Rovatti – Sant’Anna di Stazzema. Storia e memoria della strage dell’agosto 1944, prefazione di Giovanni Contini Bonacossi – 2004

Toni Rovatti
Roma, DeriveApprodi, pp. 178, euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2004

Questa è la ?storia straordinaria e incredibile? (p. 172) della ?zona più depressa della Versilia? (p. 56), vittima della più grave strage nazifascista in Italia dopo Marzabotto, ma capace di ?battersi con un po’ di follia contro i mulini a vento? (p. 168) per non essere dimenticata. Nel primo capitolo, toccante e impegnativo per l’intenso impatto emotivo, è ricostruita attraverso fonti orali la dinamica della strage: il libro si apre sullo scenario dei paesi dilaniati dai tedeschi coadiuvati dai fascisti, 30 pagine cariche di un orrore oggi non afferrabile appieno perché ?non si può immaginare l’inimmaginabile? (p. 81). L’a. si muove nel dedalo delle testimonianze mostrando dalla prospettiva delle vittime ciò che è accaduto e ?che non ci si può permettere di mettere in discussione? (p. 40). Al racconto della strage segue, nel secondo capitolo, l’analisi di quanto l’ha preceduta nella primavera-estate nei dintorni di Stazzema: una lunga catena di scontri, azioni, soppressioni di fascisti attraverso un’attenta ricostruzione storica che li lega alla genesi della strage senza esserne causa diretta e unica. Abilmente, l’a. intreccia i piani distinti del racconto soggettivo dei testimoni e della più oggettiva ricostruzione storica, leggendo gli eventi al riparo dall’anacronismo. Il terzo e quarto capitolo indagano l’incomunicabilità a lungo perdurata fra le due memorie della strage, l’una interna, l’altra esterna alla comunità. Le prime indagini angloamericane, condotte nel settembre-ottobre 1944, raccolgono elementi preziosi ma codificano erroneamente la strage, priva di un movente preciso, quale atto di rappresaglia. A queste prime inchieste ne seguono altre, ma ?la vicenda giudiziaria diventa via via sempre più fosca? (p. 82), fuorviata da esigenze politiche di varia natura. Sant’Anna è trascurata nei processi, ottiene la medaglia 22 anni dopo Marzabotto, lotta per avere il monumento che Roma ha avuto nell’immediato per le Ardeatine e che sarà costruito dagli stessi stazzemini, combatte per avere una strada ultimata nel 1965, fuoriesce dalla narrazione nazionale per la sua memoria parzialmente antipartigiana, non funzionale alla codificazione di quella dei vincitori. Questa ?politica della dimenticanza? (p. 121) si scontra col paese, che chiedeva solo di non essere dimenticato per ricominciare a vivere. Un’altra divisione, meno profonda, segna la comunità stessa: mentre l’elaborazione del lutto fonda la memoria collettiva, il piano dei moventi, così cruciale da tradursi in un’?ossessione della causalità? (p. 49), crea divisione fra generazioni. A lungo la memoria degli adulti colpevolizza moralmente i partigiani per le loro presunte ingenuità, mentre i bambini di allora, a distanza di decenni, vedono nell’accaduto il frutto della politica di guerra adottata dai tedeschi, abbandonando l’?egocentrismo della comunità? (p. 142) che aveva considerato Sant’Anna come momento a sé e dando nuova dignità ai partigiani. La consegna della pur ambigua medaglia d’oro al V.M. sancisce un avvicinamento con lo Stato, senza però che questo si traduca in distensione totale: resta un ?sottofondo di rancore? (p. 138) che incarna ?una grande sconfitta per l’antifascismo italiano? (p. 174).

Elena Carano