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Tra squadra e compasso e Sol dell’avvenire. Influenze massoniche sulla nascita del socialismo italiano

Marco Novarino
Torino, Università Popolare di Torino Editore, 356 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2013

È un libro dal sapore antico questo di Marco Novarino, sia per il tema trattato – le origini del movimento operaio e socialista in Italia – che da molto tempo è uscito dall’orbita d’interesse degli storici, sia per l’impostazione metodologica, assai tradizionale, che non risente di modelli e suggestioni di correnti storiografiche recenti (cultural studies, simbologie, ritualità, ecc.). Eppure è un libro che, sulla scorta di una vasta documentazione archivistica e dello spoglio di innumerevoli giornali, riviste, opuscoli, necrologi, apporta un originale contributo alle nostre conoscenze sull’argomento. L’ambito cronologico coperto è quello che va dal 1864 al 1892, dall’arrivo in Italia di Bakunin alla fondazione del Partito socialista, con qualche incursione anche negli anni successivi dovuta all’esigenza di dar conto del percorso biografico di alcuni personaggi che appartennero nel contempo alla massoneria e alle diverse formazioni della sinistra italiana di orientamento democratico-socialista, internazionalista e anarchico. L’a. si prefigge infatti di ricostruire i rapporti fra massoneria e socialismo nell’Italia del secondo ’800 documentando non tanto le relazioni ufficiali che intercorsero fra le varie strutture organizzative liberomuratorie e quelle del magmatico universo protosocialista (peraltro assai labili), quanto piuttosto indagando sulla vita e sulle esperienze politiche di numerosi dirigenti e militanti che furono al tempo stesso massoni e socialisti. L’intento è quello di evidenziare, con un approccio prosopografico, i processi di osmosi, le reciproche influenze, i punti d’incontro, ma anche gli elementi di divergenza e le linee di frattura. In una fase successiva, com’è noto, queste avrebbero prevalso trovando infine sanzione nella famosa mozione Mussolini-Zibordi, approvata al congresso di Ancona del 1914, con la quale si dichiarò inammissibile la doppia appartenenza. In estrema sintesi, ne esce un quadro che vede la presenza massonica fra i primi socialisti italiani molto più estesa e ramificata di quanto non si ritenesse, con alcune realtà, soprattutto nel Mezzogiorno, nelle quali si ebbero collegamenti stretti fra ambienti internazionalisti di ispirazione bakuniniana e aggregazioni liberomuratorie. Ancor più solido fu il legame con i nuclei del socialismo evoluzionista e legalitario (Gnocchi-Viani, Bignami, Malon, Ingegnieros Napolitano, i fratelli Nabruzzi, Stefanoni, ecc.), i quali, a differenza degli anarchici (Bakunin, Malatesta), che guardarono alla massoneria come uno strumento da piegare ai loro fini, vissero l’esperienza massonica come parte integrante del loro progetto ideale e politico. Lo stesso Andrea Costa, iniziato a Roma nel 1883, restò affiliato al Grande Oriente d’Italia fino alla sua morte, avvenuta nel 1910. Novarino getta nuova luce anche sul massonismo di Antonio Labriola, che chiese di essere iniziato nella stessa loggia di Costa nel 1888 e poi di nuovo nel 1889 a Napoli, senza però che la sua domanda riuscisse a concretizzarsi.

Fulvio Conti