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Ugo Pistoia (a cura di) – Voci d’archivio. La scuola di Paolo Sambin, Testimonianze Marino Berengo, Augusto Campana, Giorgio Picasso, Franco Sartori, Federico Seneca – 2002

Ugo Pistoia (a cura di)
Premessa di Attilio Bartoli Langeli, Padova, CLUEP, pp. 142, euro 17,56

Anno di pubblicazione: 2002

Gli archivi sono immersi in silenzi, ma ricchi di ?voci? se si è capaci di ascoltarle e farle risuonare. Paolo Sambin sa farlo. Lo ha dimostrato più volte nel corso dei suoi studi e del suo lungo magistero presso l’Ateneo patavino. Così non si poteva trovare titolo più appropriato per questo volume che è una sorta di affettuoso omaggio da parte di colleghi e amici. Esso va ad aggiungersi alla raccolta degli scritti in suo onore (Viridarium floridum) che gli allievi gli offrirono nel 1984 in occasione del suo settantesimo compleanno. Anche gli interventi qui riprodotti risalgono al 1984, ma il tempo trascorso non ha ridotto il loro interesse o appannato la loro attualità. Bene ha fatto pertanto Ugo Pistoia a pubblicarli unitamente alla bibliografia degli scritti di Sambin, alle riviste che ha fondato o di cui è stato condirettore o redattore, all’elenco delle tesi di laurea, di perfezionamento e di specializzazione che, dal 1954-55 al 1989-90, ha impostato e seguito. Nell’indicare queste ultime si è fra l’altro voluto ? come annota Attilio Bartoli Langeli nella premessa ? ?lasciar memoria di quello che furono e non saranno più, dopo la riforma dell’ordinamento degli studi universitari, le tesi di laurea?, un vero e proprio ?tesoro d’altri tempi? soprattutto quando comprendono trascrizioni di documenti inediti.
La figura di Sambin, studioso, organizzatore di cultura, docente, nonché gli ambiti disciplinari e di ricerca che ha personalmente praticato o su cui ha indirizzato gli allievi, emergono in tutta nettezza. Per rendersi conto del tipo e della quantità di interessi culturali, e morali, che lo hanno appassionato o soltanto incuriosito, basta scorrere la sua bibliografia, nonché i titoli delle 204 dissertazioni di laurea di cui è stato relatore e che il curatore ha raggruppato sotto sezioni tematiche: paleografia, diplomatica, archivistica e codicologia; storia dell’università e della cultura; storia ecclesiastica e religiosa; storia veneta; cronachistica; storia della storiografia. Costante è in Sambin, nel suo modo di fare ricerca e di insegnarla una spiccata voglia d’archivio (è il titolo di un suo scritto del 1993, ma più volte tornano altri titoli come Schede o Spigolature d’archivio); l’esigenza cioè di fondare il discorso storiografico su solide basi documentarie. Essa è sempre presente nei suoi studi e ha cercato di trasmetterla agli allievi (come risulta anche dall’Indice degli Archivi e delle Biblioteche presso i quali i laureandi hanno compiuto ricerche). Marino Berengo e Augusto Campana hanno ragione: nel caso di Sambin è impossibile distinguere lo storico dall’erudito, tanto l’erudizione, intesa in senso così ampio da non escludere talvolta la congettura, è presente nei suoi lavori e nel suo modo di concepire l’insegnamento. E’ vero: proprio la ?lezione di Sambin? ha contribuito a far ritenere che ?la contrapposizione tra storia ed erudizione è vecchia, superata? (p. 21). Il che ovviamente non implica che l’erudizione sia cosa da accantonare. Gli storici, anche i contemporaneisti, farebbero bene a non dimenticarlo sia che abbiano o meno voglia d’archivio.

Isabella Zanni Rosiello