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Un giovane liberale del Sud. Michele Cifarelli e la vita politica italiana dal fascismo alla stagione europeista (1938-1954)

Giuseppe Spagnulo
Soveria Mannelli, Rubbettino, 310 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2018

L’approccio biografico ricorda che i protagonisti della storia sono gli uomini e non i processi anonimi. E l’a. – consapevole che il pensiero e l’agire del singolo siano sempre da mettere in rapporto alla rete di relazioni nella quale è immerso – ben evidenzia i condizio- namenti che il pugliese Michele Cifarelli, fin dalla sua formazione, visse e che animarono il suo modo di fare politica. Ne emerge il profilo di un uomo per il quale la provenienza meridionale si unì con l’esperienza del fascismo e della guerra, con quella della costru- zione della Repubblica e, in ultimo, con i primi passi dell’integrazione europea. La stessa documentazione inedita sulla quale si basa la biografia rimanda di continuo agli scenari del tempo, efficacemente delineati dall’a.
La prospettiva adottata mostra come chi all’epoca si impegnava nella vita politica agisse con passione, persuaso che il proprio contributo, associato a quello di altri, potesse incidere sulle scelte del paese; come pure l’idea che la politica dovesse esprimersi soltanto attraverso i partiti, che «contrastandosi, egualmente unilaterali, si equilibrano» (p. 194); convinzione che spinse Cifarelli prima a far parte del Partito d’Azione e poi del Parti- to repubblicano. Entrambi i partiti, peraltro, costituirono una minoranza nello scenario politico nazionale, condizione che spronò Cifarelli a manifestare con determinazione e fondatezza le tesi, proprie e dei sodalizi politici che rappresentava. Non sorprende perciò che i suoi interventi rivelino sempre una solida formazione culturale, in cui il pensiero di Benedetto Croce fu riferimento principe. Resta comunque l’interrogativo su come questo modo cólto di fare politica non sia riuscito ad andare oltre circuiti elitari e a far presa sulla società meridionale.
Fu, quella vissuta da Cifarelli, una stagione di grandi ideali, vivificata da un’intensa dialettica all’interno della quale si distinse per le posizioni moderne assunte, come quella di ritenere che lo sviluppo del Mezzogiorno dovesse connettersi al generale processo di pacificazione e di costruzione dell’Europa come «casa comune». Processo al quale l’Italia avrebbe potuto aderire solo se avesse scelto di divenire una Repubblica democratica.
Sono questioni che tornano spesso nel volume e che documentano il rifiuto peren- torio di Cifarelli di interpretare la politica – come scrisse a Pacciardi nel giugno 1947 – secondo la logica «del tanto peggio tanto meglio» (p. 240). In questo senso colpisce la posizione di Cifarelli di ricercare una «terza via», secondo la strada tracciata dal laburismo inglese (che rifuggiva dalla contrapposizione di un mondo diviso in due blocchi), sebbene non celasse la sua preferenza per il modello statunitense.
In conclusione, questa biografia costituisce un esempio fecondo di come personalità saldamente attaccate ai loro territori, nel caso di Cifarelli alla Puglia, possano assumere una statura di ampio respiro, proprio per la capacità di interpretare la politica come cura per l’interesse generale.

Francesco Dandolo