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Un Parlamento per l’Europa. Il Parlamento europeo e la battaglia per la sua elezione (1948-1979),

Umberto Tulli
Milano, Le Monnier, 202 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2017

La ricerca di Tulli, americanista di formazione, ha avuto inizialmente per oggetto
gli anni di Carter, ma si è poi spostata sui temi del processo di integrazione europea.
Il volume affronta il tema nevralgico dell’elezione a suffragio universale del Parlamento
europeo, unico caso di un Parlamento sovranazionale eletto direttamente dai cittadini.
La rilevanza politica del Parlamento è stata a lungo il cavallo di battaglia dei federalisti
guidati da Spinelli, ma poco investigata dagli storici, soprattutto a causa dei relativi poteri
formali di questo organismo. Sono stati i lavori pioneristici di due storici, Sandro Guerrieri
e Daniele Pasquinucci, ad aprire un filone di ricerca che ha dimostrato di essere ricco
di interessanti elementi.
L’a. riprende il tema dell’elezione del Parlamento europeo, inserendola nel solco
del processo di consolidamento della democrazia nell’Europa occidentale nel secondo
dopoguerra. Le due domande che sono alla base del volume riguardano le motivazioni
che spinsero alla creazione di un Parlamento sovranazionale e alla sua elezione a suffragio
universale. L’a. propone tre principali chiavi di lettura. La prima riguarda il contesto
nel quale si sviluppò il processo di integrazione europea, un contesto europeo in cui si
affermò un modello di democrazia parlamentare che pose al centro della vita politica i
parlamenti. Nel caso del processo di integrazione il parlamentarismo assunse un’importanza
crescente anche in ambito internazionale. La seconda idea chiave si basa sul fatto,
ben sottolineato da molti storici, che nonostante i suoi limitati poteri previsti dai trattati,
il Parlamento europeo ha giocato sempre un ruolo cruciale da un punto di vista politico,
creando una forte identità che ha permesso ai parlamentari europei di lavorare per l’accrescimento
dei poteri della loro istituzione. La terza chiave di lettura guarda alle diverse
idee di integrazione politica che si sono incontrate, intrecciate e scontrate sulla questione
del voto ai cittadini europei.
Il volume si articola in quattro brevi capitoli cronologici, che prendono avvio dal
congresso dell’Aja del 1948 e terminano con l’elezione a suffragio universale del Parlamento
europeo nel 1979. L’a. insiste molto sul Parlamento come unica istituzione veramente
democratica della Comunità, in parte in contrapposizione con una larga parte
della storiografia che indica nel Consiglio un organismo democratico (per quanto spesso
avversato politicamente da chi predilige una politica sovranazionale), formato dagli Stati
membri, responsabili dunque nei confronti dei loro cittadini, i quali li hanno a loro volta
scelti democraticamente attraverso le elezioni nazionali.
Il volume ha il pregio di mettere insieme la storiografia con una notevole ricerca
documentale in un lavoro agile e ben documentato. L’approccio internazionalista offre
una contestualizzazione interessante, insieme a una lettura che guarda al processo di integrazione
europea come uno dei filoni politici che dettero un nuovo volto all’Europa del
secondo dopoguerra, fino alle elezioni europee a suffragio universale del 1979

Giuliana Laschi