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Un racconto del lavoro salariato

Guido Baglioni
Bologna, il Mulino, 252 pp., € 21,00

Anno di pubblicazione: 2014

Guido Baglioni costruisce una sorta di manuale di sociologia del lavoro con ampi riferimenti alla storia italiana dal secondo dopoguerra a oggi e ricordi legati all’esperienza personale di sociologo e militante vicino alla CISL; un’impostazione, questa, che giustifica il termine «racconto» utilizzato nel titolo. Narrazione dunque, ma anche sistematica disamina dei molteplici possibili approcci al tema del lavoro dipendente: vengono in successione considerate le maggiori ideologie ispiratrici dell’azione organizzata finalizzata alla tutela e alla valorizzazione del lavoro, le culture e le strategie sindacali, le posizioni assunte dalla controparte datoriale, le dinamiche evolutive del mercato del lavoro e la sua regolazione, il modificarsi delle condizioni di vita dei vari gruppi di lavoratori e il rapporto tra lavoro e altre attività. Questi temi vengono declinati in riferimento storico a due periodi, il primo di miglioramento delle condizioni del lavoro tra anni ’50 e anni ’70, il secondo di ripiegamento a partire dagli anni ’80, fino al delinearsi dei problemi indotti dalla crisi attuale, con le difficoltà dell’azione sindacale e la crescita delle diseguaglianze che porta persino all’affacciarsi dei working poors anche in Paesi avanzati come l’Italia.
Ne esce un quadro ampio e sfaccettato, ancorché efficacemente sintetico, del mondo del lavoro tra dimensione sociale e politico-culturale. A partire dalla questione del lavoro salariato nel marxismo, nella socialdemocrazia e nella dottrina sociale della Chiesa cattolica, l’a. procede a schematizzare la contrapposizione di culture e strategie interne al movimento operaio attraverso coppie duali: nei confronti del capitalismo, il rifiuto e la critica; riguardo alle strategie di superamento della subordinazione del lavoro, il riscatto rivoluzionario e il miglioramento graduale; per gli obiettivi sindacali, la modificazione del rapporto di lavoro e degli assetti dell’impresa privata versus il miglioramento delle condizioni retributive e normative attraverso il negoziato; per l’azione sindacale, l’antagonismo versus il pluralismo; per la natura dell’organizzazione sindacale, il sindacato di classe e il sindacato associazione.
Le contrapposizioni si presentano anche nella sociologia del lavoro, con la tendenza marxista a sottolineare la condizione comune, l’omogeneità della classe operaia e la – maggioritaria nella disciplina – tendenza pluralista a riconoscere la disomogeneità, l’esistenza di diversi gruppi sociali all’interno del lavoro dipendente. Baglioni si schiera nettamente, difendendo le ragioni di chi crede che le diversità degli interessi collettivi vadano affrontate attraverso successivi compromessi temporanei, e sostenendo la maggiore efficacia delle strategie pluraliste, tanto più nelle difficili condizioni determinate dal prevalere del neoliberismo e dall’inasprirsi della competizione globale, condizioni nelle quali la tutela del lavoro va finalizzata innanzitutto alla difesa dei livelli occupazionali, obiettivo che non può essere raggiunto se non attraverso un recupero di efficienza, produttività e competitività.

Stefano Musso