Anno di pubblicazione: 2014
Raccontare lo sviluppo della periferia romana nel ’900 è un obiettivo di ricerca
che ha sempre incontrato molteplici difficoltà. Una in particolare riguarda la vastità di
territorio da esaminare. Per farlo è necessario rivolgersi a strumenti metodologici non
tradizionali per gli storici, come ad esempio quelli di un’analisi antropologica che sappia
interrogare le fonti letterarie e quelle orali della memoria.
Di questa faticosa esperienza l’a. ci dà testimonianza nel primo capitolo, restituendoci
un’intensa riflessione sia sulle fonti e sulla metodologia, come sull’impegno e sulla
fatica di un’analisi territoriale troppo spesso sottovalutata, a torto, dalla storiografia. Infine
l’a. conduce il lettore ai confini del quartiere di Monteverde, un’area della periferia
storica della città situata nel settore sud-ovest di Roma e molto nota al pubblico sia per
la sua familiare presenza nella letteratura, sia per la straordinaria vivacità intellettuale,
politica e sociale negli anni del secondo dopoguerra. L’a., tuttavia, dimostra di volersi (e
sapersi) sottrarre alla nostalgica riproposizione di una narrazione emozionale del quartiere,
per proporre invece una ricerca che fornisce un’attenta analisi degli sviluppi urbanistici
dell’area negli anni della sua prima edificazione, evidenziando i processi di formazione e le
trasformazioni sociali che hanno caratterizzato la comunità che vi abita.
Di particolare interesse, anche per l’uso di archivi locali inediti, è l’ampio spazio che
l’a. riserva all’analisi della comunità urbana monteverdina attraverso le fonti amministrative
della scuola, chiaro esempio delle straordinarie e sconosciute risorse che i territori
nascondono al loro interno. Queste fonti consentono all’a. di restituirci un affresco di una
comunità urbana in formazione, che non appartiene al vecchio tessuto sociale romano,
ma che lotta per farne parte. Città e campagna si ritrovano nei profili degli alunni che
gli insegnanti tratteggiano ogni anno con meticolosità, restituendoci tutti gli elementi di
una comunità rurale giovane, che velocemente vuole farsi cittadina attraverso il lavoro e
la partecipazione alla vita sociale e politica. Una comunità dall’identità compatta ma non
monolitica, anzi costituita da elementi sociali e politici molto eterogenei (la minoranza
religiosa ebraica, le due anime borghesi e popolari), che risaltano soprattutto negli anni
del regime fascista e della guerra.
Il saggio è il nono volume edito in una collana di studi sui quartieri romani nel ’900,
curata da Lidia Piccioni, che ha già visto la pubblicazione di otto ricerche su aree edificate
fra le due guerre (Pietralata, Tor Pignattara, Testaccio, Piazza Bologna, Borgata Gordiani,
Garbatella) o nel secondo dopoguerra (Quartiere delle Valli, Ina Casa-Quadraro). La scelta
di raccontare lo sviluppo urbano di un quartiere nato come popolare e via via divenuto
luogo di approdo del ceto medio si mostra come elemento di confronto sulle molteplici
realtà sociali e comunitarie che costituiscono il tessuto metropolitano di Roma.