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Un socialista ribelle: Nicolò Licata (1901-1983)

Anna Laura Sanfilippo
Mannelli, Rubbettino, 169 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2015

Gli ultimi anni hanno conosciuto un rinnovato interesse degli storici per le biografie
non soltanto dei dirigenti politici più influenti ma anche di personaggi che, nel corso
della loro vita, hanno affiancato l’esercizio della loro professione a un costante impegno
nell’attività politica e di partito. Attraverso lo studio del loro operato, la storiografia può
arricchire il proprio bagaglio di conoscenze sui partiti politici adottando una visuale differente
da quella delle opere che prendono in esame le organizzazioni nel loro complesso
o nelle loro diramazioni locali.
Questo volume permette di comprendere alcuni aspetti della vita del Partito socialista
italiano analizzando le vicende di un suo esponente locale, Nicolò Licata. Originario
della provincia di Trapani ma trasferitosi poi a Roma, medico di professione,
Licata partecipa alla Resistenza romana nel popolare quartiere di Torpignattara, e, dopo
una breve militanza nel Partito d’Azione, aderisce al Partito socialista. Nel dopoguerra
diventa membro del comitato direttivo della federazione socialista romana e responsabile
dell’organizzazione provinciale del Partito, viene eletto più volte consigliere comunale
ed è candidato, senza essere eletto, al Senato nel 1958. In contrasto con la maggioranza
«autonomista», Licata segue la corrente di sinistra nella scissione del Psiup nel 1964, per
poi ritornare nel Psi dopo la fine di quell’esperienza politica.
Basandosi soprattutto sulle carte del fondo Licata (depositate dai familiari nel 2004
all’Archivio storico capitolino) e su materiale a stampa, l’a. si concentra soprattutto sulle
battaglie di Licata per la riforma sanitaria e assistenziale, consentendo di gettare nuova
luce sull’impegno dei dirigenti di partito in quell’ambito (sarebbe interessante, a questo
proposito, un lavoro sul socialista Luigi Mariotti, ministro della Sanità nei governi
di centro-sinistra). Molte riforme nazionali, del resto, partono inizialmente da istanze e
progetti emersi a livello locale: in questo caso Licata, denunciando nella sua attività di
consigliere (oltre che di medico) i mali del sistema mutualistico ereditato dal fascismo,
ipotizza la creazione di un servizio sanitario nazionale e spinge il suo partito a battersi in
tal senso. Ugualmente importanti sono le notazioni sull’impegno di Licata a favore della
contraccezione, per l’autodeterminazione femminile sulla questione dell’aborto e riguardo
alla riforma urbanistica e scolastica.
Alcuni capitoli del volume, infine, sono dedicati in modo specifico alla posizione di
Licata all’interno del Partito. Emergono le persistenti difficoltà organizzative del Psi, il
legame con il Partito comunista (in nome della solidarietà di classe) e il fascino, malgrado
il peso dello stalinismo e i tragici eventi del 1956, esercitato dall’Urss e dalle repubbliche
popolari dell’Europa dell’est, dove Licata si reca a più riprese e di cui elogia il sistema
sanitario.

 Luca Bufarale