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Valerio Varini – L’opera condivisa. La città delle fabbriche. Sesto San Giovanni 1903-1952. L’industria – 2006

Valerio Varini
Milano, FrancoAngeli, 256 pp., euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2006

Nel volume si affronta la genesi e lo sviluppo del polo industriale di Sesto San Giovanni, nell’ambito dell’industrializzazione italiana. La ricostruzione di questa vicenda è il risultato di un più ampio approfondimento di temi che l’autore, ricercatore di Storia economica nella Facoltà di Economia dell’Università di Milano-Bicocca, aveva già parzialmente indagato in una precedente ricerca sulla città curata da Luigi Trezzi, pubblicata in due volumi nel 1997 e nel 2002. Lo sviluppo industriale di Sesto San Giovanni è collocato all’interno dell’espansione economica della Lombardia. In questa prospettiva, sono efficacemente colti i tratti che caratterizzano la sua industrializzazione: il forte impatto dell’energia elettrica, che si presenta come forza motrice, ma anche come oggetto di produzione nell’ambito dell’elettromeccanica; lo sviluppo di Sesto come compiuta espressione della crescita economica di Milano che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, diventa il principale luogo di coordinamento e diffusione delle trasformazioni economiche. Lo sviluppo di Sesto, infatti, si collega alla necessità di individuare, nelle aree suburbane, nuovi spazi in grado di ospitare gli insediamenti produttivi, in particolare quelli dell’industria «pesante», la cui ubicazione, in prossimità dei grandi centri abitati, è resa possibile dalle derivazioni idriche. Il piccolo borgo di Sesto diventa, così, il luogo ideale per ospitare le grandi imprese del settore siderurgico e meccanico, come la Falck, la Breda e la Magneti Marelli, ma anche quelle dell’elettromeccanica e della chimica. Un’altra caratteristica del polo industriale sestese è data dalla forte centralità, accanto agli interventi statali, dell’iniziativa imprenditoriale privata. L’esperienza del centro lombardo è simile al caso di Porto Marghera, mentre si allontana in modo rilevante da altre esperienze di sviluppo industriale di questi anni, come Bagnoli e il Ponente genovese. In altre parole, ciò che contraddistingue la realtà di Sesto San Giovanni è il suo eclettismo economico. Pur in considerazione del ruolo svolto dallo Stato, nell’introduzione l’autore confronta il centro lombardo con altre company town italiane: grandi città genericamente industriali come Torino, oppure piccoli borghi rurali, che conoscono una rapida crescita grazie all’insediamento di vasti e rilevanti complessi siderurgici, come Terni e Piombino. In questa prospettiva, la ricerca si sofferma sull’evoluzione del sistema industriale, tra innovazioni tayloristiche e mantenimento delle diversificazioni e delle complementarietà produttive, dal momento in cui Sesto San Giovanni assume una nuova identità, grazie alla sua trasformazione da borgo agricolo in città industriale, fino ad arrivare al consolidamento della crescita economica degli anni Trenta e all’approdo della maturità, nella fase immediatamente successiva alla guerra. La descrizione del sistema produttivo non consente all’autore di soffermarsi sulle conseguenze urbane e sociali dell’industrializzazione, probabile ed auspicabile oggetto di studio in un’altra fase della ricerca stessa.

Augusto Ciuffetti