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Vera Zamagni – Italcementi. Dalla leadership nazionale all’internazionalizzazione – 2006

Vera Zamagni
Bologna, il Mulino, 303 pp., euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2006

Scritto per il 140° anniversario della fondazione di Italcementi, il libro ripercorre le vicende del più grande gruppo cementiero italiano in parallelo con quelle economiche e politiche che hanno scandito le diverse e contrastate fasi di sviluppo del paese. Organizzato in due parti, nella prima esso rende conto delle strategie imprenditoriali con le quali i Pesenti trasformarono la piccola fabbrica bergamasca, sorta nel 1864, nel gruppo leader nazionale del cemento e, oggi, fra i protagonisti internazionali del comparto. Nella seconda parte l’autrice propone, invece, un’analisi sistematica del settore cementiero corredata, con dovizia, di dati statistici sull’andamento produttivo, la tecnologia di prodotto e la ricerca, nonché con i benchmarks aziendali. All’inizio degli anni ’50 Italcementi controllava circa il 45 per cento del mercato interno. La società divenne, perciò, uno dei principali bersagli degli strali antimonopolistici tanto della sinistra social-comunista quanto, in particolare, di un «liberista radicale» come Ernesto Rossi, per il quale la libera concorrenza costituiva l’unico antidoto alle concentrazioni di potere basate su privilegi settoriali. Sebbene il settore del cemento non presentasse in Italia una struttura dell’offerta sostanzialmente diversa da quelle dei maggiori paesi occidentali, tuttavia i Pesenti colsero in quelle critiche l’occasione per avviare una politica di diversificazione e finanziaria in grado di metterli al riparo da eventuali nazionalizzazioni. Va detto che la società aveva conseguito la leadership nazionale sin dalla seconda metà degli anni Venti. E ciò, grazie tanto al gioco di squadra della famiglia, quanto a una precisa strategia di concentrazione. D’altro canto, sul lato della domanda la crescita del comparto venne trainata allora, come successivamente, negli anni del «miracolo», dagli imponenti investimenti in opere pubbliche e grandi infrastrutture che costituirono uno dei principali fattori di sviluppo dell’economia italiana. Basti qui ricordare che dal 1951 al 1961 la produzione del cemento crebbe con un tasso medio annuo del 10 per cento e che gli addetti al comparto delle costruzioni raddoppiarono. Questo libro offre perciò un contributo di rilievo alla conoscenza del settore cementiero e di quelli ad esso collegati che sono fra i meno indagati in Italia, quantunque riflettano bene la composita tipologia dell’imprenditoria italiana. Del resto, i Pesenti sono stati al centro di un sistema di relazioni e d’alleanze che ha contrassegnato, in un modo o nell’altro, la storia finanziaria e industriale del paese. Come osserva Zamagni, quando sarà possibile ricostruire una storia anche dell’Italmobiliare, la finanziaria del gruppo, si potrà disporre di elementi di giudizio più precisi sulle «tormentate vicende dell’economia italiana degli anni ’70-primi anni ’80» (p. 121).

Adriana Castagnoli