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Verso governi umani. Politica e storia in L. Blanch, Prefazione di Maurizio Griffo

Giovanni Scarpato
Roma, Aracne, 210 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2018

Fin dall’Introduzione l’a. specifica il doppio obiettivo che si propone di raggiungere
col suo studio: da un lato favorire un nuovo interesse per le opere di Luigi Blanch,
autore prolifico ma noto soprattutto per un’opera, Della scienza militare uscita nel
1834; dall’altro valorizzare alcuni lavori inediti dello scrittore pugliese (era originario
di Lucera) per dimostrarne l’ampiezza di interessi culturali, storici e filosofici. Nato nel
1784 e vissuto fino al 1872, Blanch ha potuto osservare, nonché toccare con mano,
alcune delle grandi cesure europee. L’interesse dei suoi lavori, molti dei quali inediti, ha
perciò già attirato l’attenzione di studiosi del calibro di Benedetto Croce, Nino Cortese,
Walter Maturi e Giuseppe Galasso, solo per citarne alcuni. Un personaggio, dunque,
di indubbio interesse.
La prima parte del libro illustra in tre capitoli il pensiero politico di Blanch. Utile
l’ampia e informata biografia che partendo dagli anni della formazione militare, iniziata
nel 1793 alla Nunziatella, gli permise di arrivare al grado di capitano. Nel 1812, tuttavia,
fu allontanato dall’esercito perché di idee murattiane. Questo evento lo spinse a dedicarsi
agli studi, sostenuto da una straordinaria capacità di lettura.
Interessanti le pagine dedicate dall’a. all’analisi del pensiero di Blanch su Gioacchino
Murat. Personaggio capace di esercitare un fascino indelebile su tutta una generazione – e
su Blanch stesso, capitano del suo esercito – per le sue capacità militari e per il grande
coraggio. Dal punto di vista politico, tuttavia, Blanch nutriva più di un dubbio. Nell’opera
La campagna del 1815 di Murat, lo storico pugliese affrontava il problema mettendo
in luce le profonde contraddizioni del personaggio nel suo momento più difficile. Murat
«non fu il grande politico in grado di rovesciare le sorti del Regno» (p. 72), tuttavia
Blanch gli riconosceva almeno «il desiderio di dare una tradizione militare al Regno di
Napoli» (p. 72). L’ex capitano dimostrava in questi giudizi la capacità di osservare con un
occhio il più possibile sereno e distaccato un momento che lui stesso aveva vissuto tra i
protagonisti. Ma questo è solo uno dei molteplici spunti sollevati dall’a. nel suo interessante
lavoro.
La seconda parte, invece, presenta, i quattro saggi inediti di Blanch preannunciati
nell’Introduzione: Analisi della Scienza nuova di Vico; Analisi dei Saggi Politici di Pagano;
Analisi del Trattato di Vestfalia; Analisi dell’opera sul Medioevo di Hallam. Testi interessanti
che certo gettano ulteriore luce sul personaggio.
Concludendo, lo scopo prefissosi dall’a., cioè quello di riproporre all’attenzione Luigi
Blanch, al di là del riconosciuto successo conseguito dalla sua opera maggiore, Della
scienza militare, che ha finito per oscurare il resto della sua intensa attività, può dirsi
raggiunto.

Christian Satto