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Vincenzo Giura – La Comunità israelitica di Napoli (1863-1945) – 2002

Vincenzo Giura
Napoli, ESI, pp. 106, euro 12,39

Anno di pubblicazione: 2002

In un volumetto che raggiunge appena le cento pagine, Vincenzo Giura, ordinario di storia economica all’università ?Federico II? di Napoli e in passato autore di saggi sulla storia delle minoranze greca, albanese ed ebraica nel Mezzogiorno in età moderna, ricostruisce le vicende della Comunità israelitica napoletana dalla sua fondazione, avvenuta nel 1863, al 1945. Il libro non è e non vuole essere una storia degli ebrei a Napoli tra ?800 e ?900, ma una storia dell’istituzione cui la piccola minoranza ebraica residente in città ? 630 persone in tutta la Campania nel 1861, secondo Sergio Della Pergola ? faceva riferimento. Il volume è infatti interamente basato sulla documentazione, recentemente riordinata, conservata presso la Comunità di via Cappella Vecchia. Giura ricostruisce rapidamente le vicende del piccolo nucleo ebraico residente a Napoli prima della fondazione della comunità. Questo nucleo, formatosi a partire dagli anni Trenta dell’800, trovò un primo e imprescindibile punto di riferimento in Carlo Mayer de Rothschild, fondatore e direttore della filiale napoletana della nota merchant bank. Quello dei Rothschild con Napoli è un legame duraturo che continua fino al 1920 nonostante la chiusura della filiale avvenuta a metà degli anni Cinquanta dell’800. I Rothschild, che non trovano più conveniente operare nel Regno borbonico, e che a partire dal 1864 non posseggono più legami economici significativi con la città, continuano dunque per un sessantennio ancora a indirizzare la loro generosità verso la piccola comunità israelitica partenopea che, a poco a poco, si dota, oltre che di un luogo per il culto, anche di un cimitero, di una società di beneficenza per l’assistenza ai correligionari in caso di malattia e morte e, dopo l’acquisizione dell’eredità di Adolfo Carlo de Rothschild che nel 1900 lasciava 250mila lire, di una scuola e di un ospedale.
La costituzione della comunità israelitica, lo si evince dalle pagine di Giura, è la risposta organizzativa ad una serie di problemi che gli ebrei napoletani si trovano di fronte: l’esercizio del culto, ma soprattutto la questione della sepoltura dei morti. Sono tutte questioni che nei decenni preunitari avevano attanagliato la comunità anglicana e quella evangelica franco-tedesca che, prima di quella israelitica, si erano dotate di scuole, ospedali, cimiteri, luoghi di culto e associazioni di beneficenza progettate ad uso esclusivo dei correligionari. La novità consiste nel clima nuovo in cui queste fondazioni si svolgono; un clima cioè di collaborazione con uno Stato unitario in cui gli ebrei napoletani si riconoscono pienamente.
La comunità che emerge dalle pagine di questo volume, più che luogo di riconoscimento e rafforzamento identitario, si configura come una struttura al servizio dei correligionari di quella che l’autore definisce una comunità ?aperta?, continuamente attraversata da flussi che entrano ed escono. Lo si vede bene nei capitoli dedicati agli anni che vanno dalla prima guerra mondiale al ’34, quando il racconto si interrompe, per una lacuna documentaria, riprendendo, con poche informazioni, dal’41. La storia della piccola comunità ebraica napoletana resta ancora tutta da fare, ma questa ricerca ne costituisce sicuramente un primo tassello.

Daniela Luigia Caglioti