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Vittorio Carrara – I cattolici nel Trentino. Identità, presenza, azione politica 1890-1987 – 2009

Vittorio Carrara
Trento, Il Margine, 195 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il volume tratteggia la parabola del mondo cattolico trentino lungo un secolo, dalla nascita della prima cooperativa a carattere sociale, sorta su impulso di don L. Guetti, alla chiusura dell’episcopato di A.M. Gottardi, sotto il quale maturò la ricezione del Vaticano II. Anche solo l’enunciazione dei termini temporali e l’evocazione della pluralità dei soggetti approfonditi lasciano intuire il taglio dell’approccio seguito dall’a. Si tratta, infatti, non di una ricostruzione puntuale volta a colmare un vuoto storiografico, quanto di una sintesi spinta ad individuare chiavi di lettura complessive, per cogliere il senso peculiare di una traiettoria non lineare, dentro cui emerge un universo sfaccettato. Il percorso prende le mosse dalla lotta per l’autonomia nell’ultima stagione della dominazione asburgica, condotta all’insegna del «trentinismo» (p. 49), ossia un’opposizione che, pur in una fedeltà venata di intransigentismo a Roma, non subiva le limitazioni del non expedit, aprendosi al contempo alla conquista del terreno sociale. A questo livello, l’universo cattolico trentino si scontrò in una forma competitiva con il mondo socialista. Carrara si addentra, quindi, negli anni del regime, per soffermarsi sul «disfattismo cattolico» (pp. 80-82), una sorta di ostruzionismo pratico al totalitarismo, di cui il progetto educativo dei rami giovanili dell’Azione Cattolica costituì il paradigma. Particolare risalto è concesso all’«antifascismo ostruzionista del clero», incarnato in forma esemplare dal direttore di «Vita Trentina», don G. Delugan. Il lungo secondo dopoguerra, esteso fino alla conclusione del Concilio, è delineato a partire dal profilo dell’Ac, riflesso nella tensione lealistica alle direttive romane, che conobbero una traduzione locale sospinta dalle «dimensione mistica» e «formalistica dell’obbedienza» (pp. 117-130). In questo imbuto furono risucchiate anche altre espressioni del cattolicesimo, dalle Acli al sindacato «bianco». L’ultimo quadro riguarda l’età della contestazione, segnata da linee di più marcata discontinuità fin dall’emersione della nuova cultura dello sviluppo di Kessler e Andreatta. Carrara si dilunga ad approfondire i caratteri della galassia del rinnovamento conciliare, seguendo la «fiumana del cattolicesimo di sinistra» (p. 159), via via alimentata dai gruppi del dissenso protagonisti del clamoroso «controquaresimale» del 1968, le esperienze «operaiste» nelle fabbriche, le pulsioni rivoluzionarie e pauperiste dei cristiani per il socialismo, per approdare all’«integralismo», inteso nell’accezione etimologica, di Cl. In termini poco più che evocativi, il volume chiude sui fermenti innescati dalla Rosa bianca e dal pacifismo legato a padre A. Zanotelli negli anni ’80. Il lungo excursus proposto, in cui si rispecchia un suggestivo apparato iconografico, tende, in definitiva, a dare conto della «resistenza ostinata» opposta dai cattolici trentini all’«irrazionalismo più deteriore» e alla capacità di organizzarsi in forme differenziate per «sollevare un popolo intero dalla povertà» (p. 188). La conclusione lascia trasparire in filigrana l’approccio a tesi su cui è costruito il saggio.

Paolo Trionfini