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Vittorio Martinelli – La guerra di D’Annunzio – 2001

Vittorio Martinelli
Udine, Gaspari, pp. 343, euro 18,07

Anno di pubblicazione: 2001

Nelle pubblicazioni di storia dell’editore e studioso friulano Paolo Gaspari la Grande Guerra è un tema ricorrente e ormai una caratterizzante sigla editoriale. Vi si affollano in promiscuità riedizioni di professionisti della storiografia quali Piero Pieri, Alberto Monticone, Giorgio Rochat, classici militari quali Bencivenga, giovani autori e amatori d’ogni età. È in quest’ultima fascia che si colloca questo lavoro di un pubblicista bresciano, attivissimo produttore di opere che svariano dalla guerra di montagna (la prima guerra) a vicende del 1943-’45. Non vuol essere una biografia di D’Annunzio, ma la cronistoria di un mito: ?Tema del libro è la valutazione del suo apporto al conflitto quale propagandista e militare? (p. 64), intendendo per ?propaganda?, naturalmente, sia le parole che i gesti o le gesta. Al termine, si dichiara espressamente che l’aviatore spicca nettamente sul marinaio, per qualità inventiva, frequenza, impatto e ricaduta pubblica delle azioni. L’autore organizza i suoi puntuali venticinque capitoletti cronistorici sull’assunto che nessun altro paese in guerra abbia fruito di un simile concentrato di letteratura per immagini, di una così intensa dedizione nel trasformare un poeta in un uomo d’azione capace di parlare, narrare, recitare la guerra alle folle, civili e militari. Si parte dall’intervento dedicando le prime quaranta pagine al ruolo di straordinario animatore della piazza interventista assunto dal Poeta-Oratore in un gioco di sponda tra la ristrettissima triade di comando al vertice (il Re, il Presidente del Consiglio, il Ministro degli Esteri) e il partito della guerra, minoritario, ma attivissimo; poi, via via, descrizione e contesto ravvicinato dei voli su Trieste, Trento, Vienna, e Pola, Cattaro, Buccari; le squadriglie, i mas, i personaggi; si approda al ?Fetore di pace? e a delle Appendici di carattere tecnico. Il carattere del libro vuol essere informativo, di traduzione in prosa, ritrovamento di notizie e fatti sotto l’effetto-alone ricercato. Pochissime note. Non riferimenti archivistici, negligenza non nascosta per la bibliografia critica, ci si muove, con largo conforto di citazioni e buon corredo di immagini fotografiche, dall’interno dei testi dannunziani e delle cronache e commenti dei tempi. Perché parlarne qui? Per tener d’occhio un settore di mercato editoriale che ?tiene?; per non escludere dal raggio di interesse la divulgazione storica; e soprattutto perché se quella di D’Annunzio è e viene considerata ?una figura ?mitica’, dunque menzognera? (p. 309), c’era da temere il trattamento oggi usualmente inflitto ai ?miti? decontestualizzati: rampogne, incomprensioni e ironie postume. L’essere e sentirsi post, invece, traspare senza imbarazzi, ma non si traduce in aggressività; il controcanto realistico trova accenti sobri e fattuali.

Mario Isnenghi