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Vittorio Vidotto – Guida allo studio della storia contemporanea – 2004

Vittorio Vidotto
Roma-Bari, Laterza, pp. VIII-194, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2004

Già autore con G. Sabbatucci di apprezzati libri di testo per la scuola e l’università, Vidotto completa ora la serie laterziana dei ?Manuali di base?, affiancando le guide allo studio della storia medievale e moderna di P. Cammarosano e R. Bizzocchi. Equilibrata e chiara, l’opera si articola in quattro parti, non senza riferimenti incrociati e qualche inevitabile sovrapposizione: Concetti, periodizzazioni, tipologie; Le grandi questioni; La ricerca e le fonti; Lo storico al lavoro.
Nella prima trovano posto temi quali l’uso pubblico della storia, la funzione legittimante del passato, i rapporti tra storia politica, economica e sociale, tra storia e memoria, né mancano cenni alla storia delle donne e di genere. Le questioni della seconda parte, trattate mediante una rassegna dei concetti e del dibattito storiografico, sono le rivoluzioni politiche (in realtà quella francese); il passaggio dallo stato di diritto allo stato sociale; idee politiche, ideologie e fondamentalismi; rivoluzione industriale, sviluppo e ambiente; ceti, classi e società di massa; ?le vie della comparazione e la contabilità morale del XX secolo? (ma il paragrafo è molto centrato sul caso tedesco).
Ampia e aggiornata, la terza parte si apre con l’interessante simulazione di una ricerca bibliografica su internet, che mostra limiti e rischi di un’indagine on line non sorretta dal ricorso a strumenti cartacei. Un paragrafo è inoltre dedicato alle fonti orali, uno alla letteratura e alle immagini.
La quarta parte presenta dieci libri ?in qualche modo esemplari, corrispondenti a diverse modalità di fare storia? (p. 121): le storie d’Italia di Volpe e Croce, la Storia della politica estera di Chabod, Risorgimento e capitalismo di Romeo, Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra di Thompson, un volume del Mussolini di De Felice, La nazionalizzazione delle masse di Mosse, L’età degli imperi di Hobsbawm, Il passato di un’illusione di Furet e (un’opzione, questa, molto originale) Album di famiglia di Ignatieff. L’idea di questa parte è di notevole interesse, ma colpisce che cinque autori siano italiani e sette volumi su dieci risalgano a trenta o più anni fa; almeno i primi, più che modelli proponibili in un manuale di base, sono inoltre classici ormai particolarmente bisognosi di contestualizzazione; quello che un tempo era il Terzo Mondo non è infine presente se non attraverso il prisma imperiale di Hobsbawm. La soggettività della scelta dell’autore non è ovviamente in questione; discutibile come ogni altra, essa esemplifica un approccio alla storia contemporanea che attraversa tutta l’opera e tuttavia a me sembra problematico.
Vidotto rende conto dei problemi di un presente segnato da un crescendo di radicali trasformazioni, ma il suo punto di vista si direbbe collocato altrove, decentrato nel tempo e nello spazio. Nel tempo perché i riferimenti storiografici fondamentali proposti agli studenti sono per lo più gli stessi sui quali si è formata la nostra generazione; nello spazio non tanto perché il baricentro del libro è italiano ed europeo, quanto per la sostanziale assenza di altri continenti e di altri punti di vista, cioè di un contesto globale.

Tommaso Detti