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Viva l’Italia. Narrazioni e rappresentazioni della storia repubblicana nei versi dei cantautori «impegnati»

Paolo Carusi
Milano, Le Monnier, 190 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2018

Scopo del volume è mostrare nei «testi dei cantautori» degli «agenti di senso comune storico» che costituiscono «un patrimonio di narrazioni e rappresentazioni estremamente utili» alla comprensione dell’Italia contemporanea (p. 22). L’a. però si concentra in modo un po’ restrittivo (e non senza «alcuni elementi di forzatura», com’egli stesso premette, p. 11) sui soli cantautori da lui definiti «impegnati», ossia principalmente Tenco, De Andrè, Guccini, Gaber, Jannacci, Dalla, Venditti, De Gregori, Bennato.
Costoro, rivolgendosi a un «pubblico giovanile di acculturazione medio alta e politicamente schierato che riconosceva alla cultura una funzione centrale anche nel contesto dell’intrattenimento» (p. 12), riuscirono a raccontare con efficacia momenti importanti della recente storia nazionale: dalle contraddizioni del miracolo economico al Sessantotto, da piazza Fontana alla lotta armata, dal compromesso storico alle radio libere, dal riflusso alla neotelevisione e al craxismo, dal crollo del Muro all’ascesa del berlusconismo. È a questo punto che – conclude l’a. – i cantautori smarriscono vendite e centralità, per motivi legati al disgregarsi di quelle culture politiche della Prima Repubblica che ne costituivano il presupposto (pp. 128-131, 146-147).
Indubbiamente il mix di contenuti raffinati e grandi vendite danno ai versi dei cantautori un impatto pubblico che è da studiare. L’a. ha quindi il notevole merito di iniziare a colmare una lacuna, relativamente alla storiografia culturale su quegli anni. Tuttavia il suo saggio mostra anche quanto ci sia ancora da fare per aggiustare il tiro e compiere approfondimenti, giacché le interpretazioni di quei versi sono avanzate regolarmente senza fonte, portando a suggestioni di ascolto non di rado ardite. Ricollegare ad esempio i versi de I muscoli del capitano al contesto di critica del craxismo è un bel salto; così come individuare una critica alla generazione del Sessantotto nella leggerissima Freak di Bersani, del 1994. Un altro esempio: secondo l’a., quando De Andrè ne La domenica delle salme (1990) canta «la scimmia del Quarto Reich ballava la polka sopra il muro / e mentre si arrampicava le abbiamo visto tutti il culo» si riferisce all’allora presidente Usa George Bush Sr (p. 102). Ma neppure a sostegno di un’interpretazione così precisa e pesante l’a. cita fonti. Né ne abbiamo trovate noi. Al contrario consultando monografie sul cantautore come quella di Franchini o di Michelone, si scopre – per bocca dello stesso De Andrè – che la scimmia del Quarto Reich alludeva a rigurgiti neonazisti allora in corso nella Ddr. Il che è ben diverso.
Oltre a un raffronto con la vasta bibliografia esistente su tali cantautori avrebbero giovato poi una loro contestualizzazione con artisti meno dichiaratamente «impegnati» ma altrettanto influenti (Battisti, Baglioni, Daniele, Pooh, ecc.) e una maggiore attenzione all’aspetto musicale. Ciò detto, il libro si legge con vivo interesse e fa venir voglia di riascoltare quelle voci.

Leonardo Campus