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Vja?eslav Kolomiez – Il Bel Paese visto da lontano? Immagini politiche dell’Italia in Russia da fine Ottocento ai giorni nostri – 2007

Vja?eslav Kolomiez
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 279 pp., Euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il pregio maggiore del volume sta indubbiamente nel gran numero di nuovi documenti russi e sovietici sull’Italia post-unitaria portati qui all’attenzione del lettore italiano, sebbene a volte in modo un po’ disordinato. Altrettanto nuova è del resto la volontà dell’a. di superare la tradizionale melensaggine della storiografia sovietica (e post-sovietica: gli specialisti sono spesso rimasti gli stessi) affermando chiaramente che, «lungi dal presentare un esclusivo quadro idilliaco» (p. 7), le immagini da lui studiate mostrano quanto pesante sia stata invece la «tradizione culturale a sfondo xenofobico e classista» (p. 168) che le ha in genere caratterizzate. Scopo del libro è «indagare un particolare aspetto della interdipendenza delle culture politiche in Russia e in Italia» (p. 8), ma al suo interno toni e contenuti risultano spesso diseguali, risentendo delle diverse impostazioni di precedenti ricerche di Kolomiez. I titoli stessi delle sezioni in cui è diviso il testo (Il sessantennio liberale, Il ventennio fascista, Il cinquantennio repubblicano) denunciano l’originale interesse dell’a. per la storia italiana, o meglio del socialismo italiano, piuttosto che per le vicende della cultura politica russa e delle sue rappresentazioni dell’Italia. Studioso della violenza politica italiana dell’800, egli mostra un raro interesse per le opinioni delle rappresentanze diplomatiche russe di fine secolo, forti in proposito di una notevole esperienza comparativa. Ma anche al di là delle fonti diplomatiche russe (e sovietiche, per il periodo successivo), la grande ricchezza dei riferimenti alle più disparate e meno note fonti a stampa contribuisce a dare una visione assai articolata della durevole attenzione russa verso il sistema politico italiano. Qualche informazione in più sugli autori di quei testi sarebbe forse stata utile, ma anche qui emerge invece l’interesse primario di Kolomiez, che non va tanto alle fonti russe quanto al loro oggetto, atteggiamento metodologicamente poco consigliabile quando si maneggiano immagini nazionali. Molto interessanti, naturalmente, le analisi del fascismo da parte di un regime sovietico che «si contraddistinse fin dalle origini per un’esasperata autarchia culturale, spesso con elementi di vera e propria xenofobia» (p. 90), ma che nei suoi primi anni mostrò una notevole ricchezza e contraddittorietà d’analisi della realtà italiana. In particolare, l’a. tiene a sottolineare la permanente contrapposizione tra il punto di vista della diplomazia sovietica e quello degli ambienti del Komintern, ma non scioglie in alcun modo l’antico nodo storiografico legato a tale questione. Non mancano infine nuovi dati sui finanziamenti russi alle sinistre italiane, mentre l’ultima parte del volume riflette il rarefarsi delle fonti utili per l’ultima fase del regime sovietico e il quindicennio successivo, testimoniando soprattutto la finale «provincializzazione» (p. 259) dell’immaginario russo sull’Italia.

Antonello Venturi