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2. Rassegna Stampa dal 31 gennaio al 13 febbraio 2023

a cura di Irene Rossini ed Enrico Serventi Longhi

Stampa Estera: El País (ES); Le Figaro (FR)

Sotto il profilo della presenza della storia nella comunicazione giornalistica, la rassegna prende in considerazione un periodo davvero intenso, perché caratterizzato da due commemorazioni (battaglia di Stalingrado e Giorno del ricordo) che incrociano inevitabilmente il nodo della guerra russo-ucraina e l’indirizzo politico-culturale impresso dal nuovo governo italiano a guida Fratelli d’Italia. Il caso dell’anarchico Alfredo Cospito è motivo di spunti e riflessioni che assumono anche chiari risvolti di interesse storico. È infine da segnalare l’attenzione diffusa verso la crisi, percepita sempre più intensa e difficile da risolvere, del mondo occidentale, del suo ruolo egemonico e del suo universo valoriale. 

Guerra russo-ucraina 

Il conflitto russo-ucraino continua ad essere al centro della comunicazione giornalistica nel periodo preso in esame, mantenendo la propensione a interpretare le vicende politiche e militari anche in prospettiva storica [1]. Tra gli elementi ricorrenti della narrazione, spicca ancora il nesso tra la retorica putiniana – che, come ampiamente sottolineato nelle precedenti rassegne, declina l’attuale impegno bellico russo contro l’Ucraina in continuità con quello contro i nazisti [2] – e la propaganda sovietica [3]. Il potere performante che, nella lettura e rilettura degli avvenimenti storici, sembra suscitare nel popolo russo la rievocazione del mito sovietico compiuta da Putin fin dall’inizio del conflitto [4], ispira anche l’ultimo discorso tenuto dal presidente russo a Volgograd, nell’ottantesimo anniversario della vittoria di Stalingrado [5]. In questa occasione Putin ha esplicitamente connesso lo sforzo etico e morale dell’attuale intervento russo in Ucraina alla battaglia che, nel febbraio 1943, cambiò le sorti della seconda guerra mondiale [6]. La successiva inaugurazione di un busto di Stalin ha poi offerto al presidente russo un’ulteriore occasione per rinverdire la retorica contro l’«Occidente collettivo» [7]. Il «mito della Russia sola contro tutti» è al centro di un articolato intervento di Andrea Romano su Repubblica.it; denso di riferimenti storici, l’articolo intende tornare sulla distorsione della Storia da parte del Cremlino che, attraverso pesanti condizionamenti (interventi di censura, chiusura di archivi, repressione) mira ad indirizzare per via autoritaria gli enti di studi storici russi, al fine di costruire narrazioni ufficiali in linea con la posizione dello Stato [8]. 

Sulla torsione della Storia a fini politici riflettono anche Lucio Caracciolo in un’intervista apparsa su il Giornale.it [9] e Marija Stepanova, intervistata da Il Foglio. L’intellettuale russa sottolinea come sulla storia del suo paese non si sia giunti ancora ad una narrazione condivisa a livello nazionale, fatta eccezione per il comune giudizio storico sulla “grande guerra patriottica”. Stepanova conduce così il lettore in una interessante riflessione di tipo storico-morale sul significato che, per la mentalità dei russi, assumono termini come “fascismo” e “nazismo”, giungendo a considerazioni critiche sulle stesse caratteristiche nascoste dentro il corpo, anche grammaticale, della lingua russa [10]. 

Se si guarda alle implicazioni della guerra dal punto di vista delle relazioni internazionali, esse vengono indagate nel più lungo periodo dall’ultimo lavoro di Marcello Foa. Riflettendo sulle ricadute che potrebbe avere nella governance internazionale l’eventuale vittoria russa, il giornalista vede coronarsi la perdita di supremazia degli Stati Uniti nella leadership globale, già incrinata dagli insuccessi in Iraq e Afghanistan [11]. Su questa scia, il Giornale.it pubblica l’opinione di Giulio Tremonti, che paragona il mondo attuale a quello del primo Novecento, internazionale ma non globalizzato, iscrivendo la globalizzazione in un tempo storico relativamente breve (dal 1989 al 2016) e riflettendo su di essa non solo in termini economico-finanziari ma anche politico-filosofici [12]. Infine, Stefano Ceccanti su Il Foglio colloca il conflitto in corso in quello più generale tra democrazie e autocrazie, per invitare l’opinione pubblica a leggere in modo “realista” l’art. 11 della Costituzione italiana. Rievocando il «realismo cristiano e costituzionale» che ispirò alcune tra le fondamentali scelte politiche in momenti chiave della storia d’Italia – primo tra tutti la lotta resistenziale –, il politico e costituzionalista sostiene che si debba rispondere all’attuale, cruciale momento della storia politica internazionale con la collaborazione attiva tra democrazie, per garantirne il rafforzamento e la moltiplicazione, quali uniche garanzie di pace, libertà e giustizia [13]. 

Crisi del mondo occidentale 

La guerra invita evidentemente a interrogarsi sullo stato attuale dell’equilibrio internazionale e, parallelamente, sul nodo della crisi delle società contemporanee. Il Foglio riporta le riflessioni di Gideon Rachman, già pubblicate sul Financial Times, secondo il quale la narrazione putiniana rischia di fare breccia anche al di fuori dei confini russi, inaugurando nuove alleanze “culturali” che si starebbero sovrapponendo alle sfide geopolitiche contingenti. Il giornalista fa riferimento alla destra conservatrice, disgustata dalla minaccia ai valori tradizionali della società occidentale e nostalgica di «un passato mitizzato di grandezza nazionale e omogeneità culturale, quando ‘gli uomini erano uomini’ e le donne e le minoranze stavano al loro posto» [14]. È curioso come, specularmente, il ritorno ai «valori di una volta» come antidoto alla crisi in atto sia auspicato da Borys Gudziak, arcivescovo metropolita di Philadelphia e presidente dell’Università cattolica ucraina di Leopoli. Intervistato da Le Figaro, egli vede nella capacità dei suoi connazionali di mettere in gioco le proprie vite e di sfidare la morte il più efficace contrasto «à la dictature du relativisme, à la culture du confort, et à une certaine culture du narcissisme». Il modello virtuoso rappresentato dall’Ucraina sarebbe opposto, secondo la lettura del prelato e al contrario di quanto sostenuto da Rachman, a quello patologico della Russia, in cui prevarrebbe l’elevato tasso di divorzi, suicidi, depressioni e il generale scadimento del sentimento eroico e religioso [15]. 

Le riflessioni appena riportate si aggiungono ad altri contributi che insistono sulle ragioni di una vera crisi di coscienza del mondo occidentale, incrociando analisi di taglio giornalistico con riflessioni di carattere pienamente storico, che ambiscono a iscrivere il problema in una prospettiva di medio-lungo periodo. L’analisi di Renaud Girard si concentra sulle difficoltà del blocco europeo di influire sul contesto internazionale, avendo ormai demandato al presidente degli USA la tutela degli interessi occidentali. Secondo la lettura del giornalista francese, inoltre, la guerra russo-ucraina sarebbe l’esito di un processo di lungo periodo caratterizzato dalla marginalizzazione economica e geopolitica dell’Europa. Infine, guardando al proprio contesto nazionale, Girard biasima la perdita del ruolo strategico della Francia in Africa e la subalternità della sua politica estera all’alleato americano [16]. Sotto il profilo propriamente storico, spiccano le suggestioni di Andrea Graziosi, in una intervista di Simonetta Fiori nella quale lo storico illustra i punti principali di un’ampia riflessione sulla morte del «nostro mondo, quello in cui ci siamo formati». A partire dal suo ultimo lavoro, Occidenti e modernità, Graziosi sottolinea le insufficienze di categorie interpretative oramai obsolete in un quadro caratterizzato dal collasso demografico e dall’inveramento di alcune contraddizioni insite nel processo globale di sviluppo in atto dagli anni settanta. Il nodo fondamentale dell’analisi di Graziosi è la crisi del «moderno maggiore» – un modello occidentale basato sulla crescita garantita di benessere e consumi, diverso dal «moderno minore» di marca sovietica – e la conseguente formazione di ampi bacini reazionari, soprattutto tra gli anziani soli, i ceti marginali in competizione tra loro e le persone più fragili di fronte a una società sempre più complessa e plurale. Tale processo 

di lungo periodo non mancherebbe di ripercuotersi sulla stessa tenuta della liberaldemocrazia, a causa della progressiva diminuzione di fiducia collettiva verso i rappresentanti politico-istituzionali e il rischio di un salto dalla democrazia alla demagogia [17]. 

Di prospettiva differente è la riflessione di Edgar Morin, il quale richiama le posizioni pacifiste di Andrea Riccardi e denuncia la scarsa capacità di comprendere e anticipare le crisi da parte degli intellettuali, giudicati in preda ad un «sonnambulismo collettivo» [18]. Umberto Gentiloni dedica un ampio commento a queste tesi, sottolineandone l’importanza come monito lanciato contro una logica di sopraffazione che i comuni traumi del passato non sembrano comunque aver scalfito [19]. Infine, intervistato da Eugenio Occorsio, anche Nouriel Roubini avanza le sue considerazioni critiche su quelli che giudica ingiusti e nocivi attacchi al concetto di globalizzazione. Vedendo invece in essa un veicolo di benessere, l’economista addebita piuttosto la crisi attuale all’indebitamento generalizzato, alle nuove guerre militari e commerciali e alla perdita di quel sentimento di collaborazione globale che aveva animato il periodo post ’89 [20]. 

La crisi del modello occidentale è costantemente richiamata, in forma più o meno diretta, anche dall’Avvenire.it e da Le Figaro, nel comune auspicio di un ritorno alla spiritualità cristiana come principale strumento per uscire dal terremoto epocale in corso. Nel trigesimo della morte del papa emerito Benedetto XVI, si ricorda la modernità del suo pontificato all’interno di una più ampia riflessione sulla secolarizzazione, sui rapporti tra liberalismo e cristianesimo e, attraverso il pensiero di Maritain, Pascal e Husserl e l’azione di Giuseppe Dossetti e Carlo Maria Martini, tra cultura ecclesiastica e fede politica, tra declino dello scientismo e urgenza di un rinnovato sentimento religioso [21]. 

Il Novecento e Il Giorno del ricordo 

All’indomani delle commemorazioni per le vittime dell’Olocausto e in occasione del novantesimo anniversario del primo governo Hitler, la stampa estera dedica approfondimenti al clima politico, economico-sociale nonché alla mentalità diffusa che, in Germania, consentì l’ascesa del nazismo, curando, nel caso de Le Figaro, un lungo e dettagliato dossier storico [22]. Nella stampa italiana abbiamo riscontrato in merito solo la segnalazione del volume di Uwe Wittstock sulle scelte degli intellettuali dopo l’incarico dato da Hindenburg [23]. 

La stampa italiana richiama piuttosto la seconda guerra mondiale riferendosi a singoli momenti bellici [24] ed episodi di eroismo [25]. Tra questi, vari giornali celebrano il riscatto umano del comandante di sommergibili italiano, convinto monarchico, Salvatore Bruno Todaro [26]. Non mancano ulteriori momenti commemorativi, come l’inaugurazione di un totem presso il Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, alla presenza di Liliana Segre [27]. Di notevole rilievo è poi l’intervista all’ex prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, responsabile della sepoltura della salma di Eric Priebke. Il dialogo con Ezio Mauro invita a considerare con più attenzione la responsabilità della democrazia nel trattamento dei corpi dei suoi nemici e nel rapporto con i fantasmi del Novecento [28]. 

Negli articoli attorno alla seconda guerra mondiale ha comunque tenuto banco la questione del Giorno del ricordo. Su il Giornale.it si accendono anzitempo i riflettori sulle violenze che si verificarono al confine italo-jugoslavo per de-italianizzare il territorio di Istria, Fiume e Zara, con svariati articoli di taglio commemorativo sulle vittime italiane dell’esodo, degli eccidi e della persecuzione della popolazione italiana da parte dell’esercito titino [29], anche sulla base di ricostruzioni fondate sulle carte dell’Archivio del CLN dell’Istria [30]. Il taglio politico-ideologico con cui si affronta il tema delle foibe si ritrova anche nell’approfondimento sulla «piccola guerra fredda» 

adriatica che per decenni continuò ad opporre l’Italia alla Jugoslavia comunista [31]. Con un’impostazione più neutrale, anche le altre testate dedicano ampio spazio al ricordo delle foibe e dell’esodo, dando conto, in alcuni casi, anche di iniziative locali e della memoria oltreconfine [32]. Il Corriere della sera affronta il tema dando ampio spazio a un contributo di Marcello Flores sulla recente monografia di Mila Orlic e offrendo in allegato ai lettori, proprio nel Giorno del ricordo, un saggio di Raoul Pupo. L’intento è quello di guardare con sguardo precipuamente storico alla violenza scatenatasi tra diverse identità nazionali al confine orientale dell’Italia fin dagli irredentismi di fine Ottocento, riconsegnando la complessità culturale, politica e strategica della tragedia delle foibe [33]. 

Sotto il profilo istituzionale, il presidente del Senato Ignazio La Russa, in visita a Basovizza, nel ricordare il suo personale impegno per associare il 10 Febbraio ad una giornata di ricordo nazionale, ha sottolineato l’importanza che ricopre la creazione e il rafforzamento di una memoria quanto più condivisa sul significato e la vicenda delle foibe, includendovi l’impegno a che l’onorificenza concessa nel 1969 da Saragat a Tito, quale Cavaliere al merito della repubblica italiana, venga ritirata [34]. Il presidente della Repubblica Mattarella onora a sua volta le vittime dei partigiani di Tito. Ricordando, «per amor di contesto», anche la «politica brutalmente antislava perseguita dal regime fascista», Mattarella ha ad ogni modo giudicato incomprensibile ogni messa in discussione delle sofferenze patite dagli italiani 35. La questione delle foibe e dell’esodo degli italiani rimane d’altronde ancora elemento di conflitto e divisione nell’opinione pubblica italiana: non sono mancati momenti di scontro fisico [36] e interventi di taglio critico, volti a rimettere in discussione l’ormai consolidata narrazione ufficiale che viene giudicata quantomeno unilaterale [37]. Il manifesto, in particolare, pubblica estratti dell’introduzione di Enzo Collotti al libro Dossier Foibe di Giacomo Scotti [38] e un lungo articolo di Davide Conti, secondo il quale il «cortocircuito memoriale nazionale consegna agli esponenti postfascisti il collaudato strumento di una retorica celebrativa autoassolutoria e vittimaria interamente centrata sulla rappresentazione rovesciata degli eventi della seconda guerra mondiale» [39]. 

Il tema della memoria pubblica ha innervato in questi giorni anche il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, da sempre vetrina di temi e contenuti extra-artistici. Si va dalla polemica per il monologo “antifascista” di Benigni, fino alle pressioni del ministro Sangiuliano affinché il ricordo delle foibe trovasse spazio anche nello show più seguito dagli italiani [40]. Così La Russa alterna commenti sulla qualità dello spettacolo al rifiuto di sbarazzarsi del busto di Mussolini, non mancando di appoggiarsi a intepretazioni del fenomeno fascista declinate a suo gradimento: «Io penso che il fascismo vada letto come faceva De Felice e non come Scurati. Tra Scurati e De Felice, preferisco De Felice» [41]. 

Considerazioni diverse per accenti, ma con sensibilità conforme al diffuso decadimento del senso di verità storica, emergono anche dalle parole di Wilma Labate, regista di un’opera su Edda e Galeazzo Ciano basata su una «miscela di generi» ed esplicitamente volta a «rifuggire dalla ricostruzione storica che – ha dichiarato Labate – io personalmente detesto» [42]. Nel medesimo filone di popolarizzazione del fascismo, possiamo ascrivere il libro di Paola Zeni dedicato alla carriera artistica dell’attrice Luisa Ferida – poi accusata di essere complice della “Banda Koch” –, che guarda alla filmografia prodotta durante il Ventennio oltre la mera propaganda [43]. 

Un altro episodio di scontro politico-culturale dall’evidente ricaduta storica e intimamente connesso al nuovo corso governativo, è derivato dalla proposta di una Commissione d’inchiesta sugli Anni di piombo che intenderebbe, secondo i critici, rimettere in discussione la matrice neofascista delle stragi e le coperture del MSI [44]. L’idea è definita, ancora da Davide Conti, «ennesimo tentativo 

di catarsi repubblicana dei post-fascisti al governo» in un articolo in cui non manca una breve analisi sulle radici della violenza politica e la denuncia, da parte dell’autore, del «fine esplicito di uso pubblico della storia» volto al superamento delle radici resistenziali della repubblica [45]. 

Caso Cospito 

Le polemiche sollevate dalla condizione detentiva cui è sottoposto l’anarchico Cospito suscitano contributi che ripercorrono il contesto storico in cui il parlamento italiano concepì l’articolo 41bis e l’estensione della sua applicabilità [46]. Le reazioni del mondo politico italiano, in particolare, arrivano a mettere in discussione il valore storico dello stesso patrimonio documentario della Federazione anarchica italiana sorta nel 1945, custodito presso l’Archivio storico di Imola. Al riguardo, Repubblica.it e Il Fatto Quotidiano dedicano uno spazio alle esternazioni in tale direzione di Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera. Mentre Repubblica.it cita la nota parlamentare di Toni Ricciardi e Irene Manzi e un intervento del Centro studi Giuseppe Pinelli [47], la polemica più propriamente storico-politica si concentra su quella che Massimo Novelli de Il Fatto giudica una errata sovrapposizione, da parte dell’esponente di Fratelli d’Italia, tra l’anarchismo storico – in particolare quello italiano, del quale viene sottolineato soprattutto il contributo alla lotta antifascista – e il terrorismo tout-court [48]. 

Sotto il profilo dei precedenti storici, alcune testate – come fa Repubblica.it – ricordano l’esperienza tragica dell’attivista irlandese Bobby Sands, sottolineando le contraddizioni nell’immaginario della destra italiana [49], oppure – è il caso dell’Avvenire.it – prendendolo a modello di una scelta di olocausto individuale che non intende contestare la condanna, ma la tipologia del regime. La vicenda Cospito sarebbe quindi simile a quella del martire irlandese, al di là delle sue specifiche colpe: «chi dimentica queste lezioni della storia – scrive sul giornale cattolico Paolo Borgna – è un incendiario. E la politica non dovrebbe farsi tracciare la strada dagli incendiari» [50]. 

D’altra parte il Corriere della sera ripercorre proprio gli «attentati» compiuti di recente ad Atene, a Berlino e a Milano dalla Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale e il curriculum personale di Cospito, definendolo «leader» del gruppo [51]. Mettendo sullo stesso piano semantico i manifesti inneggianti alla violenza tipici degli Anni di piombo con quelli apparsi nei giorni scorsi sui muri della facoltà di Lettere e Filosofia de La Sapienza in segno di solidarietà a Cospito [52], il Giornale.it insiste nel tracciare una continuità tra i gruppi anarchici attuali con quelli degli anni settanta e dei primi anni duemila, per il comune ricorso alla strategia della tensione [53], e per la saldatura con i gruppi dell’ambientalismo radicale, «eco-terroristi» la cui frangia italiana verrebbe individuata nel movimento No Tav [54]. 

Il caso Cospito apre anche a qualche, seppure rara, riflessione di taglio storico più generale sul rapporto tra istituzioni e “delinquenti” e sul significato rieducativo o punitivo della detenzione, con un richiamo diretto alle lezioni di Michel Foucault sulla dimensione totalitaria delle istituzioni carcerarie e la legittimità dell’uso del corpo come estrema forma di dissenso [55]. Va annoverato al riguardo l’interessante articolo in cui Michele Magno fa un excursus delle misure carcerarie adottate nel nostro paese fin dal Regno d’Italia [56]. 

Per concludere, segnaliamo una riflessione di Gianfranco Ragona il quale, in un articolo teso a smentire il carattere terrorista del mondo anarchico, cita il caso di Salvatore Lupo e loda il comunicato della presidenza SISSCo in suo sostegno. Gli attacchi subiti dallo storico vengono considerati come chiara dimostrazione di una «drammatica forma di degrado del dibattito pubblico» rintracciabile, secondo Ragona, anche quando si accostano gli anarchici a «fantasiosi connubi con simili organizzazioni criminali» [57]. 

Libri e varie

Si segnalano innanzitutto le discussioni, finora inedite in Italia, tra Ernst Bloch e filosofi a lui contemporanei come Lukács e Adorno, raccolte e pubblicate da Mimesis in Speranza e utopia. Conversazioni 1964-1975 58. Per la stessa casa editrice è uscito il volume a cura di Lorenzo Benadusi e Vincenzo Lagioia In segreto. Crimini sessuali e clero tra età moderna e contemporanea, che intende «analizzare i crimini sessuali commessi dal clero sui minori nel tempo lungo della storia», per «comprendere meglio gli aspetti problematici della questione» ed «evitare facili semplificazioni» [59]. Paolo Luca Bernardini si occupa su Corriere.it dell’ultimo lavoro di Adriano Prosperi, un complesso e articolato volume che intreccia storia sociale e politica (Eresie, Quodlibet). L’articolo sviluppa una più ampia riflessione sui principali contributi degli storici allo studio dell’epoca moderna, da Cantimori a Ginzburg [60]. 

Il Giornale.it dedica ampio spazio alla narrazione che D’Annunzio fece dell’impresa militare cui prese parte durante la prima guerra mondiale, sulla base dei due taccuini scritti dal Vate durante l’impresa di Cattaro [61]. Su di essi, pubblicati per la prima volta nel 1928 a cura di Arnoldo Mondadori, Eugenio Di Rienzo ha costruito “Ariel armato”. Gabriele D’Annunzio e la grande guerra aerea italiana (Società editrice Dante Alighieri) 62. La Grande guerra ritorna anche in un volume della studiosa della letteratura Paola Tonussi dedicato ai War Poets 63 e nei diari di Carlo Gadda 64. Si segnala infine un libro che in forma di dialogo mette a confronto le riflessioni degli storici francesi Stéphane Audouin-Rouzeau e Hervé Mazurel sulla dimensione sociale e culturale della guerra [65]. 

Sotto il profilo delle rievocazioni storiche, El Paìs e il manifesto ricordano Hans Modrow, l’ultimo Primo ministro della Repubblica democratica tedesca. La notizia della morte del 95enne, consente di ripercorrerne l’azione riformatrice che facilitò la transizione democratica dopo il 1989, ma anche la contrarietà all’ingresso nella NATO, fino alle ultime esternazioni polemiche sulla guerra in Ucraina [66]

La morte di Enzo Carra, ex portavoce DC agli inizi degli anni novanta, porta a ripercorrere la vicenda di Tangentopoli che lo vide coinvolto [67], in uno spaccato della storia italiana che viene ricordato, sotto un’altra prospettiva, da un articolo sulla vita mondana dell’«intellettuale gaudente» Gianni de Michelis e da un volume di Ugo Intini sul socialismo italiano tra anni settanta e ottanta [68]. 

A dimostrazione di un interesse diffuso per il giornalismo femminile, sono segnalate le mostre relative a due pioniere del reportage fotografico: Carla Cerati e Inge Morath [69]. La stessa rubrica «Antenate del giornalismo» de Il Foglio, dopo aver pubblicato i ritratti di Margaret Fuller e di Jesie White Mario, dedica una approfondita trattazione a Matilde Serao [70]. Altre figure femminili che, in modo diverso, hanno segnato il Novecento e a cui sono dedicate rievocazioni giornalistiche, sono Elisabetta II e la «saponificatrice di Correggio», una delle più temibili assassine seriali della storia italiana [71]. 

Note

  1. Marc Bassets, Bernard-Henri Lévy: “El fascismo no ha muerto, y a veces está a punto de ganar”, El Paìs, 31/01/2023. 
  2. Javier G. Cuesta, El Kremlin trata de recuperar el nombre de Stalingrado, El Paìs, 02/02/2023. 
  3. Roberto Fabbri, Regime di bugie che ricalca la farsa Urss, il Giornale.it, 02/02/2023. 
  4. José Andres Rojo, “El carácter inquegrantable del pueblo ruso”, El Paìs, 03/02/2023.  
  5. 5 Giampiero Gramaglia, Putin: “il nazismo ci minaccia”. Zelensky si aggrappa all’Unione, il Fatto Quotidiano, 03/03/2023; Javier G. Cuesta, Putin evoca Stalingrado para llevar la guerra “hasta el final”, El Paìs, 03/02/2023; Gianluca Di Feo, Per tenere unita la Russia adesso Putin riabilita Stalin, Repubblica.it, 03/02/2023; Alain Barluet, Poutine glorifie la victoire de Stalingrad qu’il compare à sa guerre en Ukraine, Le Figaro, 03/02/2023. 
  6. Micol Flammini, I confini di Mosca ottant’anni dopo Stalingrado, Il Foglio, 01/02/2023; Id., “In una Volgograd rattoppata, Putin pretende la vittoria in Ucraina. Il barlume e la minaccia, Il Foglio, 03/02/2023. 
  7. Rosalba Castelletti, A Stalingrado ottant’anni dopo: Putin rievoca il nemico tedesco, Repubblica.it, 03/02/2023. 
  8. Andrea Romano, Putin e il mito della Russia sola contro tutti, Repubblica.it, 03/02/2023. Sul tema della propaganda di Putin, cfr. anche Guido Caldiron, Michail Ševelëv e le armi delle false narrazioni, il manifesto, 09/02/2023 e dello stesso giornalista Anna Politkovskaja, un’eredità scomoda, il manifesto, 05/02/2023. 
  9. Andrea Muratore, “L’illusione della fine della Storia…”. L’affondo di Caracciolo, il Giornale.it, 07/02/2023. 
  10. Flavio Villani, Ritratto del popolo russo, ingabbiato in se stesso. Parla M. Stepanova, Il Foglio, 07/02/2023. 
  11. Andrea Indini, Globalizzazione, guerra in Ucraina e media: così sta cambiando l’ordine del mondo, il Giornale, 05/02/2023. 
  12. Andrea Indini, Tremonti: “La globalizzazione è fallita: ecco il mondo in cui viviamo”, il Giornale.it, 08/02/2023. 
  13. Stefano Ceccanti, Il realismo cristiano e costituzionale, un’arma contro i rischi del massimalismo etico, Il Foglio, 06/02/2023. 
  14. L’altra guerra di Putin, Il Foglio, 13/02/2023. 
  15. Laure Mandeville, La résistance ukrainienne est un défi au narcissisme et au relativisme de notre temps, Le Figaro, 02/02/2023. 
  16. Renaud Girard, L’Europe est-elle sortie de l’Histoire?, Figaro, 31/01/2023. 
  17. Simonetta Fiori, Lo storico Andrea Graziosi: “Occidente non sei più lo stesso”, Repubblica.it, 11/02/2023. 
  18. Edgar Morin, Il silenzio dell’Europa che non vuole la pace, il nuovo libro di Edgar Morin, Repubblica.it, 09/02/2023. 
  19. Umberto Gentiloni, Un grido nel buio per non smarrire la forza della ragione, il monito di Edgar Morin, Repubblica.it 09/02/2023. 
  20. Eugenio Occorsio, L’economista Nouriel Roubini: “Attaccare la globalizzazione è stato un errore”, Repubblica.it, 31/01/2023. 
  21. Lucia Capuzzi, Un mese fa la morte di Benedetto XVI. “Un papa moderno, quasi illuminista” e Maurizio Schoepflin, Rileggere Maritain e la sua “cristianità secolare”, Avvenire.it, 01/02/2023; Jacques Juillard, Pascal contre le monde moderne, Le Figaro, 06/02/2023; Riccardo De Benedetti, Husserl: con la fenomenologia oltre l’inganno scientista, Avvenire.it, 03/02/2023; Angelo Picariello, Dossetti e la pace, il tormento di una vita, Avvenire.it, 12/02/2023; Orazio La Rocca, Ritratto di un vescovo del terzo Millennio, Repubblica.it, 31/01/2023. 
  22. Patricio Pron, 1923, el año que preparó a los alemanes para Hitler, El Paìs, 02/02/2023; Dossier, Berlin, 1933 la fine d’un monde, Le Figaro, 09/02/2023. 
  23. Stenio Solinas, “Febbraio 1933”, il mese che mandò in esilio la letteratura tedesca, il Giornale.it, 08/02/2023. 
  24. Davide Bartoccini, L’affondamento della “Gustloff”, disastri e misteri che portano a Hitler, il Giornale.it, 09/02/2023. 
  25. Gianni Santamaria, Don Pozzi, il partigiano di Dio che mise in salvo gli ebrei, Avvenire.it, 11/02/2023; Blaise De Chabalier, La famille Ovitz dans les griffes de Mengele, Le Figaro, 07/02/2023; Laura Lipari, Il passerotto che imparò a votare: Èdith Piaf, il Giornale.it, 08/02/2023; Alessandro Fulloni, Morto Solomon Perel. Sopravvisse all’Olocausto travestendosi da nazista, Corriere.it, 03/02/2023; Cettina Caliò, Il giorno prima di Auschwitz, Il Foglio, 04/02/2023. 
  26. Francesco Palmieri, Le spie del mare, Il Foglio, 04/02/2023; Luca Mastrantonio, Salvatore Todaro, il fascista che salvava i nemici naufraghi, Corriere.it, 02/02/2023; Nello Scavo, Il Comandante Todaro che in mare salvò nemici e onore, Avvenire.it, 11/02/2023. 
  27. Zita Dazzi, Shoah, Liliana Segre inaugura il totem sul Binario 21 in Stazione Centrale: oggi l’anniversario del suo arrivo ad Auschwitz, Repubblica.it, 06/02/2023. 
  28. Ezio Mauro, “Così seppellimmo Priebke in segreto nel cimitero di un carcere”: intervista a Giuseppe Pecoraro, Repubblica.it, 13/02/2023. 
  29. Ciro Niglio, Lo zio di De Gregori massacrato dai partigiani comunisti, il Giornale.it, 07/02/2023; Fausto Biloslavo, Foibe, botte, molestie, torture. Le violenze titine dopo la guerra, il Giornale.it, 10/02/2023; Alvaro Gradella, Foibe: ecco come fu seviziata e mutilata Norma Cossetto, il Giornale.it, CulturaIdentità, 10/02/2023; Matteo Sacchi, Un docufilm ripercorre le terre perdute dei padri, il Giornale.it, 10/02/2023. 
  30. Fausto Biloslavo, Ecco le carte del Cln dell’Istria che accusano i comunisti, il Giornale.it, 10/02/2023; Fausto Biloslavo, I documenti che inchiodano i comunisti, il Giornale.it, 10/02/2023. 
  31. Marco Valle, La storia della radio “pirata” che difendeva l’Italia dal comunismo, il Giornale.it, InsideOver, 10/02/2023. 
  32. Lara Crinò, Il Giorno del ricordo, una data per non dimenticare le foibe e l’esodo istriano, Repubblica.it, 10/02/2023; Lucia Bellaspiga, La foiba dei ragazzi raccontata dai ragazzi, Avvenire.it, 10/02/2023; Pierluigi Sabatti, Giorno del ricordo. Parlano i testimoni, Repubblica.it, 09/02/2023. 
  33. Marcello Flores, Istria e Giorno del ricordo. Un’identità da riscoprire, Corriere.it, 07/02/2023. Attorno al saggio di Pupo, Dino Messina, La tragedia delle foibe e dell’esodo in un saggio storico con il ‘Corriere’, Corriere.it, 10/02/2023. Più diffusamente sul Giorno del Ricordo, Aldo Grasso, “Giorno del ricordo”, per non dimenticare l’esodo istriano, Corriere.it, 10/02/2023; Leda Balzarotti, Barbara Miccolupi, Cosa sono le foibe e cosa accadde il Giorno del ricordo: il genocidio e il significato del 10/02/1947, Corriere.it, 10/02/2023. 
  34. Ignazio Riccio, La Russa a Basovizza, omaggio in ginocchia alle vittime delle foibe, il Giornale.it, 09/02/2023. 
  35. Concetto Vecchio, Foibe, il monito di Mattarella: “Non siano mezzo di lotta politica”, Repubblica.it, 11/02/2023. 
  36. Salvatore Giuffrida, Simpatizzante di Casapound prende a pugni esponente di Sinistra civica: rissa al dibattito dell’Anpi in Municipio a Ostia, Repubblica.it, 09/02/2023. 
  37. Marinella Salvi, Foibe, la memoria non deve essere di parte. Le celebrazioni al Colle, il manifesto, 10/02/2023; Andrea Carugati, Foibe, Mattarella: le colpe dei totalitarismi, il manifesto, 11/02/2023. 
  38. Enzo Collotti, Il “giorno del ricordo” e la memoria corta degli italiani, il manifesto, 10/02/2023. 
  39. Davide Conti, Foibe la storia al tempo dell’estrema destra guida del governo, il manifesto, 11/02/2023. 
  40. Lorenzo De Cicco, Sanremo, il monologo antifascista e quell’insofferenza a destra per l’Ariston “salotto del Pd, la Repubblica.it, 08/02/2023; Giovanna Vitale, “Sanremo ricordi le foibe”. Sangiuliano fa la scaletta e la Rai si adegua in corsa, Repubblica.it, 10/02/2023; Mario Di Vito, L’ingerenza “personale” di Sangiuliano sulla scaletta di Sanremo, il manifesto, 10/02/2023. 
  41. Lorenzo De Cicco, La Russa: “Non butto il busto di Mussolini. Il Festival di Sanremo mi annoia, ma attacchi sbagliati”, Repubblica.it, 09/02/2023 
  42. Chiara Ugolini, “Quei due – Edda e Galeazzo Ciano”. Wilma Labate: “Personaggi pop, influencer del fascismo”, Repubblica.it, 03/02/2023. 
  43. Francesco Mattana, Luisa Ferida, donna fragile diva sfortunata attrice unica, il Giornale.it, 06/02/2023. 
  44. Redazione Politica, “Revisionista”. Pd, sinistra e familiari delle vittime contro la commissione sugli anni di piombo di Rampelli, la replica: “Non ritiro nulla”, Repubblica.it, 02/02/2023. 
  45. Davide Conti, Fratelli d’Italia: la storia su commissione, il manifesto, 02/02/2023. 
  46. Marianna Rizzini, La storia di un rapporto controverso ripercorsa dal radicale Maurizio Turco, Il Foglio, 03/02/2023; Gian Carlo Caselli, Carcere duro solo per i boss mafiosi, Corriere.it, 03/02/2023; Piercamillo Davigo, Cospito e le regole di un Paese civile, il Fatto quotidiano, 11/02/2023; 
  47. Gabriele Bartoloni, Mollicone (FdI) contro l’Archivio degli anarchici: “Inneggia a Cospito, di storico non ha nulla”. Interrogazione del Pd, Repubblica.it, 10/02/2023. 
  48. Massimo Novelli, “Cari Fratelli d’Italia, l’archivio anarchico ha valore storico”, il Fatto Quotidiano, 03/02/2023. 
  49. Paolo Berizzi, Bobby Sands, il martire del digiuno che piaceva alla destra, Repubblica.it, 05/02/2023. 
  50. Paolo Borgna, Incendiaria disumanità, Avvenire.it, 11/02/2023. 
  51. Franco Stefanoni, Caso Cospito, dagli attentati allo scontro politico: tutto quello che sappiamo in 10 punti, Corriere.it, 04/02/2023. 
  52. Andrea Indini, Questi manifesti fanno orrore: è il macabro ritorno agli Anni di Piombo, il Giornale.it, 03/02/2023. 
  53. William Zanellato, “C’è lo stesso clima di allora”. L’allarme del figlio di Biagi sul caso Cospito, il Giornale.it, 06/02/2023; Giuseppe De Lorenzo, Cospito, l’audio segreto choc: alla Sapienza inni alle Brigate Rosse, il Giornale.it, 07/02/2023. 
  54. Francesco Giubilei, Patto scellerato tra anarchici e ambientalisti, il Giornale.it, 06/02/2023. 
  55. Marco Belpoliti, Cospito e il corpo del condannato, Repubblica.it, 01/02/2023 
  56. Michele Magno, Prigioni & Galere, Il Foglio, 04/02/2023. 
  57. Gianfranco Ragona, Esiste davvero un “pericolo anarchico”?, il manifesto, 09/02/2023 
  58. Elisa Veronica Zucchi, Parola di Ernst Bloch, Il Foglio, 11/02/2023. 
  59. Luca Kocci, Una prospettiva storiografica su crimini sessuali e clero in Italia. Dal XVII secolo ad oggi, il manifesto, 01/02/2023. 
  60. Paolo Luca Bernardini, L’oscuro prisma dell’eresia. Adriano Prosperi e la genesi della prima età moderna, Corriere.it, 05/02/2023. 
  61. Gabriele D’Annunzio, Siamo in cielo, soli con la nostra sorte, il Giornale.it, 02/02/2023. 
  62. Alessandro Gnocchi, Così D’Annunzio distrusse il porto “inespugnabile”, il Giornale.it, 02/02/2023. 
  63. Alberto Fraccacreta, Fango, freddo, granate e gas mostarda per Graves, Hardy, Owen e gli altri poeti di trincea, il manifesto, 05/02/2023. 
  64. Franco Gàbici, I diari di Gadda dalla trincea e dalla prigionia, Avvenire.it, 08/02/2023. 
  65. Frédéric De Monicault, 14-18: petits faits et grands bouleversements, Le Figaro, 09/02/2023 
  66. Elena G. Sevillano, Hans Modrow, último líder de la RDA, El Paìs, 13/02/2023; Sebastiano Canetta, Modrow, l’ultimo capo del governo Sed della Ddr, il manifesto, 12/02/2023. 
  67. È morto Enzo Carra, il giornalista ed ex parlamentare. La sua immagine con le manette scatenò la polemica, Corriere.it, 02/02/2023; Piero Colaprico, Morto Enzo Carra: quella foto simbolo con le manette ai polsi che cambiò il racconto dei processi, Repubblica.it, 02/02/2023; Morto Enzo Carra. Foto in manette fece storia, il Fatto Quotidiano, 03/02/2023. 
  68. Tommaso Giacomelli, Gianni de Michelis, la politica e il ballo di un “avanzo di balera”, il Giornale.it, 06/02/2023; Roberto Chiarini, Da Craxi a Willi Brandt: Intini racconta il ‘900, il Giornale.it, 04/02/2023. 
  69. Marco Belpoliti, Carla Cerati, la ragazza con la macchina fotografica, Repubblica.it, 02/02/2023; Manuela De Leonardis, Inge Morath, intuire l’immagine, il manifesto, 04/02/2023. 
  70. Annamaria Guadagni, La madre dei giornali, Il Foglio, 11/02/2023. 
  71. Francesca Rossi, 71 anni fa nasceva il Regno di Elisabetta II: le foto dal primo all’ultimo Giubileo di Platino, il Giornale.it, 06/02/2023; Massimo Balsamo, “Uccise per amore di madre”, la serial killer che trasformava le donne in saponette, il Giornale.it, 09/02/2023.