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CFP: Alla ricerca dell’identità italiana tra piccola e grande patria: cento volte il Giro d’Italia

Soci promotori: Saverio Battente (Università di Siena) (responsabile); Maria Canella (Università di Milano); Francesco Bonini ( Lumsa Roma); Roberto Balzani ( Università di Bologna).

Sede: Università di Siena, Dipartimento di scienze sociali politiche e cognitive. Altre sedi Università di Bologna, Università di Milano.

Titolo del seminario: Alla ricerca dell’identità italiana tra piccola e grande patria: cento volte il Giro d’Italia.

Sport, società, politica ed economia nell’Italia unita: la forza del pedale.

Tema e obiettivi del seminario:

Poche cose, forse, hanno contribuito come il Giro a provare a “fare gli italiani”, aiutandoli a superare divisioni sociali, culturali e geografiche. Nato ispirandosi al Tour de France, infatti, la “Corsa in rosa” ha provato a ricreare quello stesso binomio con la nazione dell’omologo transalpino, sebbene con sensibili differenze. Nell’anno che vedrà correre il centesimo Giro d’Italia, si pone, quindi, un’occasione per fare il punto storiografico dei rapporti tra storia sociale e storia dello sport in Italia, attraverso la lente di ingrandimento di un evento che, nella sua longevità, ha finito per intrecciare praticamente tutti i grandi processi storico-politico-sociali che hanno segnato l’Italia in oltre un secolo. Il ciclismo, infatti, rappresenta uno sport strettamente connesso con l’idea di modernità: in primo luogo l’impiego di uno strumento frutto della tecnologia, la bicicletta, ed in secondo luogo l’idea di velocità. Per certi versi, uno sport collegato con il “positivismo”, come si potrebbe evincere dalla ricerca del record e con la progressione delle prestazioni. L’unico sport, forse, in senso moderno, non nato in Inghilterra, ma “latino”. Il Giro d’Italia, infatti, ha segnato e scandito le principali tappe della storia dell’Italia unita per tutto lo scorrere del “secolo breve”: nato in un’Italia che si affacciava con fatica sul palcoscenico delle nazioni industrializzate, rimane a tutt’oggi una delle grandi “istituzioni” patrimonio comune degli italiani. La corsa in rosa, infatti, ha contribuito in modo significativo alla costruzione dell’identità nazionale degli italiani, da un punto di vista sociale, culturale, politico ed economico. Nella sua genesi di corsa contro la natura e contro l’imprevisto, il ciclismo permise anche una simbiosi tra spettatori ed atleti per il tramite della strada, capace di separare ma anche di integrare. Nacque così anche il Giro dei “Mille campanili”, con il tentativo di dare un contributo al processo di nazionalizzazione. Al pari di altre discipline, quindi, il ciclismo del Giro ebbe anche una valenza più o meno diretta di carattere politico: valga ricordare il Giro del 1919 con arrivo a Trieste, o la vittoria in maglia tricolore nello stesso anno nella tappa di Gorizia di Girardengo; o il Giro “garibaldino” del 1949, fino al Giro del 1961 in occasione del Centenario dell’Unificazione. Da subito, ma in modo più marcato durante il ventennio fascista, inoltre, il ciclismo, come più in generale lo sport, furono anche occasione per dimostrare la presunta superiorità della razza italica in tutte le sue espressioni. Il ciclismo, inoltre, ben testimonia della trasformazione dello sport in una complessa macchina in cui il professionismo risulta, alla fine la cifra, non solo dell’atleta, ma di ogni singolo dettaglio che gli ruota e gravita intorno. Parimenti, sempre il ciclismo del Giro, ha messo in evidenza il nesso essenziale del ruolo del “mediatore”, colui che contribuisce a creare l’evento, unendo il corridore allo spettatore, narrandone le gesta. Nata non casualmente da una intuizione giornalistica, quindi, attraverso il ciclismo del Giro si può ripercorrerne l’epopea dell’ ”età dell’oro”, in cui a cantare le gesta erano personaggi del calibro di Buzzati, Gatto, Pratolini solo per citarne alcuni, fino ad arrivare all’impatto della tv con il “Processo alla tappa” di Zavoli. Ma il Giro è anche lo specchio dei mutamenti sociali del paese: dall’Italia rurale degli albori, in cui si parla il dialetto più dell’italiano, in cui la corsa è metafora virile della sfida per la vita, di un’Italia povera, passando per il ventennio fascista, fino all’Italia del “miracolo economico” in cui il ciclista si umanizza nel suo eroismo, divenendo testimonia di beni di consumo, come ad esempio Binda. Il Giro, inoltre, fu anche esempio di una capacità imprenditoriale legata al pedale, come la genesi e l’evoluzione del settore meccanico della produzione di biciclette stava a testimoniare, restituendo un’originale angolatura sulla cultura del capitalismo familistico italiano. Infine emergono attraverso il Giro elementi per comprendere il rapporto tra modernità e società, in equilibrio tra razionalità ed irrazionalità, secondo l’intuizione di M.Weber del 1922, in cui la sacralità quasi liturgica innalza lo sport ad una sorta di religiosità, in cui l’atleta-ciclista stesso è proiettato, interessanti per contribuire alla comprensione, in generale dello sport “dei moderni”.

Il mondo della bicicletta, quindi, ripropone l’importanza dello sport come oggetto di analisi per una storia sociale dell’Italia del Novecento, con molteplici angoli di prospettiva e di analisi originali, in grado di contribuire a far luce sugli snodi principali della storia dell’Italia unita. Il centesimo Giro in programma il prossimo anno, pertanto, potrebbe essere allo stesso tempo un’interessante occasione per tracciare un bilancio storiografico sul rapporto tra sport e storia d’Italia e un’occasione per riflettere su nuove ipotesi di ricerca correlate al processo di costruzione dello stato nazionale. Nello specifico si prenderanno in considerazione alcune delle “tappe” fondamentali che hanno segnato la storia della corsa ciclistica: una storia che andrà a sua volta a intercettare la storia sociale ed economica del paese, ma anche quella politica e partitica, quella dei mezzi di comunicazione e quella del costume, la storia di genere e quella internazionale.

 

Collaborazioni nazionali e internazionali: Università di Limoges; Fondazione Corriere della Sera; Gazzetta dello sport, Siss (Società italiana di storia dello sport); Istituto storico lombardo.

Struttura del seminario:

Il seminario si articolerà come una serie di giornate di studio da tenersi in più date tra  gennaio e marzo 2017, ognuna dedicata all’approfondimento tematico dei singoli aspetti correlati al Giro d’Italia, improntate ad analizzare in modo capillare l’impatto della “Corsa in rosa” nella storia del paese: in primo luogo in termini ideologico-politici, socio-culturali e di costume ed infine economici, aperti in una prospettiva comparata diacronica e sincronica con altre esperienze nazionali. Tra i molteplici aspetti possibili, in sintesi, per l’ambito politico ideologico si cercherà di indagare i nessi esistenti tra lo sport ed i diversi regimi succedutesi nella storia italiana. Per l’ambito sociale si cercherà di evidenziare le principali trasformazioni avvenute nella società italiana, anche per il tramite dello sport, nel suo passaggio da rurale a consumistica. In termini economici, infine, si cercherà di sottolineare il legame tra sport ed imprenditoria di settore e poi verso un professionismo della gestione dell’intero evento sportivo stesso.

L’idea, inoltre, è che il seminario possa rappresentare una sorta di modello, eventualmente ripetibile, dove un determinato “tema” sportivo (sia esso una ricorrenza, come in questo caso, o un evento sportivo, o la storia di una particolare disciplina o di un eroe sportivo) diventi ogni volta il terreno su cui verificare lo stato dell’arte e le nuove frontiere storiografiche della storia sociale dello sport in Italia. Le giornate potrebbero, quindi, rappresentare l’inizio di un ciclo di appuntamenti da dedicare alle tematiche dello sport, in modo da farne un caleidoscopio sullo stato dell’arte della ricerca e allo stesso tempo un laboratorio per nuove ipotesi di studio, la cui matrice potrebbe genericamente essere “Per una storia sociale dello sport”, aperta a contributi internazionali ed interdisciplinari, in chiave comparata.

Sono previste tre date per i seminari rispettivamente ospitati dall’Università di Siena, dall’Università di Bologna e dall’Università di Milano. L’incontro di Siena avrà un taglio di storia sociale e politica legato alla costruzione dello stato nazionale; l’incontro di Bologna si soffermerà sulla storia dello sport come evento; l’incontro di Milano infine verterà su editoria comunicazione e costume. Saranno strutturati con una serie di relazioni definite, a cui poi si potranno aggiungere interventi identificati attraverso un call for paper che il comitato scientifico, per tanto, lancia per ciascuna data dei seminari, le cui scadenze sono rispettivamente fissate nel modo seguente:

20 dicembre per la data di Siena del  25 gennaio

20 gennaio per la data di Bologna del 23 febbraio

20 febbraio per la data di Milano del 29 marzo

Le proposte, della lunghezza massima di 4000 battute, corredate a un breve cv, dovranno pervenire  a battente@unisi.it

Gli incontri saranno aperti a studenti, dottorandi, studiosi , giornalisti ed appassionati.

Infine è previsto un convegno conclusivo nel mese di maggio direttamente collegato con l’arrivo del Giro a Milano, ospitato dalla Fondazione Corriere delle Sera e dalla Gazzetta dello Sport, i cui atti saranno pubblicati e presentati a Roma in autunno con il patrocinio del Coni.

 

 

Comitato scientifico:

Roberto Balzani, Francesco Bonini, Maria Canella, Sergio Giuntini, Saverio Battente.