Cerca

Apertura dei lavori

Giovanni Pieraccini
Quaderni I/2001
SEGRETI PERSONALI E SEGRETI DI STATO.
Privacy, archivi e ricerca storica

a cura di Carlo Spagnolo
Parte I
Privacy e codice deontologico

Come presidente dell’ISLE sono lieto di aprire i lavori di questo incontro tra giuristi, storici contemporaneisti e archivisti. La consultazione degli archivi è di enorme importanza, perché viviamo in una società caratterizzata dalla perdita della memoria. Un fenomeno allarmante che ci si para di fronte, in quest’epoca di crisi e trasformazione profonda dell’Italia e del mondo, è la scarsa conoscenza nelle giovani generazioni non dico della storia antica o medievale, ma della nostra storia più recente, quella che abbiamo vissuto. D’altra parte rileggendo nell’antologia de “La Nazione del popolo”1, alcuni nostri scritti di allora mi sono accorto che questa, che è una pagina importante della Liberazione, almeno in Toscana, è assolutamente ignorata anche dalle generazioni più mature, sebbene il giornale del Comitato toscano di Liberazione Nazionale fosse rilevante per i suoi contenuti, perché sono i contenuti di un’Italia moderna. Non si costruisce, è una cosa banale ma vera, una società nuova, un’Italia riformata, una democrazia stabile, se i cittadini non sono convinti di nascere, di essere e di vivere in una stessa famiglia, di avere le stesse radici, di conoscere queste radici e sapere donde vengono e quali sono le loro forze, la loro storia, le debolezze e le crisi. Non si riforma lo Stato dal nulla come se fosse una tabula rasa. Credo che sia necessario combattere quest’ignoranza del passato. La notizia, l’informazione, è ormai costituita dalla televisione, quella che qualcuno ha definito un “enorme pettegolaio”, cioè la riduzione al minimo di tutte le nozioni. La necessità di riportare nel circuito della società civile la conoscenza della storia, ed innanzi tutto della storia contemporanea, è talmente importante che, a mio parere, probabilmente richiederebbe un’altra giornata di lavoro.
La giornata odierna non è dedicata a questo tema ma vi è connessa, perché evidentemente per scrivere la storia contemporanea bisogna conoscerla e per conoscerla una delle fonti principali sono naturalmente gli archivi. Ringrazio il nostro amico prof. Rodotà di essere qui nonostante i suoi numerosissimi impegni, perché come Garante della privacy è forse l’uomo che ci può illuminare meglio sul gruppo di problemi che sono connessi alla consultazione degli archivi per la storia contemporanea. Tra i temi che affronteremo ci sono i fascicoli da distruggere e quelli da mantenere, la consultabilità delle carte riservate e il problema dell’accesso, questioni che toccano un nodo delicatissimo perché nella storia contemporanea molti dei documenti riguardano persone ancora in vita o la loro famiglia.
Mi permetto di narrarvi un’esperienza vissuta: quando scoppiò² lo scandalo delle intercettazioni irregolari, io ministro – si badi, non uomo dell’opposizione – entrando in casa con mia moglie trovai la porta semiaperta ma senza nessuna effrazione e senza che mancasse assolutamente nulla all’interno della casa, nemmeno lo spostamento di un lapis. Evidentemente era stata esaminata dai servizi segreti, era chiarissimo. perciò, pur non avendo visto naturalmente i fascicoli da distruggere, so che contengono una serie di notizie molto private sugli individui e la famiglia o, ancora peggio, pure e semplici invenzioni, perché l’esercito di informatori molte volte non faceva neppure lo sforzo di informarsi. Allora capite la delicatezza che pone la consultazione di fascicoli che possono toccare e ledere l’onore della persona magari su basi assolutamente infondate. Quindi questo è il primo problema: cosa si deve distruggere, chi decide e con quali criteri. Più in generale, qual è il limite della privacy, del rispetto della persona umana? E, dall’altra parte, l’altro piatto della bilancia, l’esigenza che allo storico non sia impedito l’accesso ad una fonte così importante come quella archivistica. Non so se una giornata come questa possa risolvere il problema, ma certamente può essere molto importante per chiarire le idee e cercare le vie della soluzione. La consultazione degli archivi mi pare necessaria anche per un altro motivo. Come lettore di storia contemporanea sento spesso una mancanza di imparzialità ; l’origine ideologica e di partito dello storico può pesare in modo eccessivo e le due matrici prevalenti della cultura di sinistra degli anni della Liberazione, quella comunista-marxista e quella azionista, non ne sono esenti e lo manifestano fino ai nostri giorni. Certamente la conoscenza degli archivi può correggere questo inevitabile stadio degli studi di storia contemporanea.
Per tutte queste ragioni, ripeto, sono lieto di collaborare a questa giornata come presidente dell’ISLE ed anzi voglio dire a tutti i presenti che mi auguro che questo non sia un incontro fugace di una mattina e di un pomeriggio di febbraio, ma possa essere l’inizio di una collaborazione anche con la nostra rivista, la quale è dedicata ai problemi del diritto e della legislazione ed, in modo più importante, alla riforma costituzionale. E’ nostro dovere fare ogni sforzo perché la riforma sia fatta e sia fatta bene, in modo da creare veramente una grande democrazia moderna. La riforma della Costituzione, delle leggi, ecc. non si può fare senza la conoscenza della storia ed in particolare della storia contemporanea.
Note
1- P. L. Ballini (a cura di), La Nazione del Popolo. Organo del Comitato toscano di Liberazione Nazionale, 11 agosto 1944 – 3 luglio 1946, Firenze, Consiglio regionale Regione Toscana, 1998.