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Autonomia, riforma dei cicli, integrazione europea. L’università che cambia

di Paolo Pezzino

L’università italiana sta vivendo un periodo di intenso cambiamento. A partire dall’anno accademico 2001-2002, ma in alcune sedi già dal prossimo, i cicli universitari verranno modificati secondo uno schema noto come il 3+2+2: in altre parole, alle lauree attuali, conseguibili a seconda delle facoltà e dei corsi di laurea in quattro, cinque o sei anni, si sostituisce un sistema articolato in laurea (L), laurea specialistica (LS) e dottorato di ricerca (DR), oltre ai diplomi di specializzazione (DS). La durata normale dei corsi di laurea è fissata in tre anni, quella della laurea specialistica e del dottorato di ricerca in due per ciascun ciclo. Il corso ha l’obiettivo di assicurare allo studente un’adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, nonché l’acquisizione di specifiche conoscenze professionali; il corso di laurea specialistica quello di fornire una formazione di livello avanzato per l’esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici; il dottorato assicura una qualificata formazione all’attività di ricerca. Il corso di specializzazione infine fornisce conoscenze e abilità per funzioni richieste nell’esercizio di particolari attività professionali, e può essere istituito esclusivamente in applicazione di specifiche norme di legge o di direttive dell’Unione Europea.
Il sistema dell’istruzione superiore si baserà sul credito formativo universitario: ad un credito formativo universitario corrispondono 25 ore di lavoro per studente, comprensive sia delle lezioni frontali che dello studio individuale (questo ultimo per il 60% del tempo complessivo). La quantità media di lavoro di apprendimento in un anno per uno studente impegnato a tempo pieno è fissata in 60 crediti: e quindi 180 sono i crediti necessari per la laurea, altri 120 per la laurea specialistica, ulteriori 120 per il dottorato. Nell’ambito dell’autonomia, ogni università è libera di riempire di contenuti gli schemi generali predisposti dai decreti ministeriali, così come gli studenti di utilizzare liberamente un certo numero di crediti.
Le finalità della riforma sono molteplici: armonizzare il nostro sistema di istruzione superiore a quello degli altri Stati dell’Unione Europea, tramite il sistema dei crediti trasferibile da un paese all’altro, dare spazio e corpo all’autonomia didattica delle singole università (anche se il Ministero non rinuncia a fissare alcune linee generali dei singoli ordinamenti didattici), adeguare il numero dei laureati italiani a quello di altri paesi europei, riducendo il carico di lavoro e riducendo quindi l’altissimo tasso di abbandoni (pari a circa il 60% degli immatricolati).
Sulla riforma sono stati avanzati giudizi contrastanti; secondo alcuni prende atto (con ritardo) di un fallimento generale dell’università italiana nell’assicurare alla maggior parte degli studenti iscritti lo sbocco della laurea in tempi ragionevoli, secondo altri provocherà la “liceizzazione” dell’università, con la diminuzione dei livelli di qualificazione professionale. Quello che è certo è che non si tratta di una riforma calata dall’alto. Il cammino della riforma (i documenti citati da qui innanzi sono tutti consultabili per intero nel sito del Ministero dell’università e della ricerca scientifica http://www.murst.it/universita/universita.html parte con l’approvazione parlamentare della legge 15 maggio 1997, n. 127 (cosiddetta Bassanini 2, recante all’art. 17, commi 95 e ss., disposizioni in merito all’autonomia universitaria); ma già nel febbraio 1997 era stata costituita una commissione ministeriale di studio incaricata di formulare proposte per l’attuazione dell’autonomia didattica. Al Gruppo di lavoro, coordinato da Guido Martinotti, sociologo dell’Università di Milano, hanno partecipato Gabriele Anzellotti, Università di Trento; Laura Balbo, Università di Ferrara; Luciano Benadusi, Università di Roma “La Sapienza”; Stefano Boffo, Università di Trieste; Biancamaria Bosco Tedeschini Lalli, Università Roma III; Matilde Callari Galli, Università di Bologna; Sergio Lariccia, Università di Roma; “La Sapienza”, Ute Lindner, Consulente Istat; Giunio Luzzatto, Università di Genova; Andrea Messeri, Università di Siena; Roberto Moscati, Università di Trieste; Antonio Rodinò di Miglione, Consigliere del Senato della Repubblica; Romilda Rizzo, Università di Catania; Vito Svelto, Università di Pavia; Nicola Tranfaglia, Università di Torino; e Rodolfo Zich, Politecnico di Torino. Sul rapporto finale della Commissione (“Autonomia didattica e innovazione dei corsi di studio di livello universitario e post-universitario”), presentato pubblicamente il 9 dicembre 1997, è stato avviato un ampio lavoro di confronto e di consultazione (una sintesi dei documenti prodotti da varie istanze – facoltà, dipartimenti, senati accademici, singoli docenti – nel sito), che ha avuto il suo momento conclusivo nel convegno nazionale tenuto a Roma, nei giorni 1-2 aprile 1998, per iniziativa della Conferenza dei Rettori delle università italiane, sul tema “Il valore dell’autonomia. L’autonomia didattica per una nuova università” (i cui atti sono stati editi dalla CRUI, collana Documenti, n. 6, 1998). Nel frattempo il 25 maggio 1998 i quattro ministri per l’Università di Francia (Claude Allegre), Germania (Jürgen Rüttgers), Gran Bretagna (Tessa Blackstone) e Italia (Luigi Berlinguer) sottoscrivevano alla Sorbona di Parigi una dichiarazione congiunta su “L’armonizzazione dell’architettura dei sistemi di istruzione superiore in Europa”, nella quale, auspicando «un’Europa della conoscenza» e «uno spazio aperto dell’istruzione superiore», rilevavano come sembrasse «emergere un sistema in cui due cicli universitari principali, uno di primo ed uno di secondo livello saranno riconosciuti ai fini dell’equiparazione e l’equivalenza in ambito internazionale. Gran parte dell’originalità, e della flessibilità, usando questo sistema, sarà ottenuta attraverso l’utilizzazione dei crediti (così come propone Ects) e dei semestri. Ciò consentirà di convalidare i crediti acquisiti per coloro che scelgono di iniziare o continuare la propria formazione in università europee differenti o che desiderano acquisire titoli accademici in qualsiasi momento della loro vita. Gli studenti dovranno poter entrare nel circuito universitario in qualsiasi momento della loro vita professionale e provenendo dagli ambiti più diversi».
I princìpi, i criteri e gli obiettivi della riforma sono poi stati enunciati con due successivi atti di indirizzo dell’allora Ministro Berlinguer – denominati 1ª e 2ª nota sull’autonomia didattica – emanati rispettivamente il 16 giugno e il 23 ottobre 1998. La fase finale della riforma – assunta nel frattempo tra gli obiettivi del Patto sociale per lo sviluppo, sottoscritto da Governo e parti sociali nel gennaio 1999 – è stata avviata, all’indomani delle dimissioni del Governo Prodi e della nomina del Governo D’Alema, dal Ministro in carica, Ortensio Zecchino, con la nomina – nel dicembre 1998 – di appositi Gruppi di lavoro ministeriali, incaricati di formulare proposte per la redazione dei decreti applicativi delle leggi n. 127/1997 e della legge 14 gennaio 1999, n. 4, recante all’art. 1 disposizioni relative al settore universitario): così il d.m. 18 dicembre 1998 e successiva modifica (d.m. 6/5/99), costituiva «un gruppo di lavoro per il coordinamento generale dell’attività istruttoria finalizzata all’emanazione dei decreti ministeriali di cui alla citata legge 15 maggio 1997, n. 127, art. 17, comma 95, e per la redazione uniforme degli schemi dei decreti stessi, provvedendo in particolare alla preventiva definizione dell’afferenza dei corsi di diploma universitario, di laurea e di specializzazione alle cinque grandi aree omogenee previste dalla I Nota di indirizzo [scientifica e scientifico-tecnologica, umanistica, dell’ingegneria e dell’architettura, delle scienze giuridiche, economiche, politiche e sociali, sanitaria, ndr], nonché alla determinazione dei ‘criteri generali’ comuni a tutti i corsi di studio», oltre a «distinti gruppi di lavoro, rispettivamente uno per ciascuna delle sopra menzionate cinque aree omogenee, incaricati di definire, di concerto e con la supervisione del gruppo per il coordinamento generale, gli schemi dei singoli “decreti di area”; tali gruppi sono costituiti dai Presidenti delle conferenze dei presidi e da due componenti individuati d’intesa con i Presidenti del Consiglio Universitario Nazionale (Cun) e della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui)». Del gruppo di lavoro per il coordinamento generale entravano così a fare parte Luigi Labruna, presidente Cun, ordinario di diritto romano, dell’Università di Napoli “Federico II”; Giunio Luzzatto, presidente Commissione Murst-Mpi (ex art. 4, legge 168/1989) per i rapporti “Scuola-Università”, ordinario di analisi matematica, dell’Università di Genova; Guido Martinotti, già coordinatore del Gruppo di lavoro ministeriale sull’autonomia didattica, ordinario di sociologia, della Seconda Università statale di Milano; Luciano Modica, presidente Crui, ordinario di analisi matematica, dell’Università di Pisa; Francesca Zannotti, ordinario di Scienza politica, dell’Università di Bologna, capo di Gabinetto del Murst. Del gruppo di lavoro per l’area umanistica facevano parte Girolamo Arnaldi, ordinario di storia medievale, Facoltà di lettere e filosofia, Università di Roma “La Sapienza”; Francesca Bocchi, ordinario di storia medievale, Università di Bologna, presidente della Conferenza dei presidi delle facoltà di scienze della formazione; Giovanni Battista Bogliolo, ordinario di lingua e letteratura francese, Università di Urbino, presidente della conferenza dei presidi delle facoltà di lingue e letterature straniere; Umberto Eco, ordinario di filosofia del linguaggio, Università di Bologna, presidente della conferenza dei presidi delle facoltà di scienze della comunicazione e dello spettacolo; Giovanni Polara, ordinario di lingua e letteratura latina, università di Napoli, presidente della conferenza dei presidi delle facoltà di lettere e filosofia; Luigi Rizzo, ordinario di letteratura italiana, Università di Lecce, presidente della conferenza dei presidi delle facoltà di conservazione dei beni culturali; Alberto Varvaro, ordinario di filologia romanza, Facoltà di lettere e filosofia, Università di Napoli “Federico II”.
Il 19 giugno 1999 i ministri dell’istruzione superiore di 31 stati europei, intervenuti al convegno di Bologna, sottoscrivevano una dichiarazione congiunta su “Lo spazio europeo dell’istruzione superiore”, nella quale ribadivano la necessità di dare vita, entro il primo decennio del 2000, ad uno «spazio europeo dell’istruzione superiore» fondato sulle seguenti caratteristiche:
Adozione di un sistema di titoli di semplice leggibilità e comparabilità, anche tramite l’implementazione del Diploma Supplement, al fine di favorire l’employability dei cittadini europei e la competitività internazionale del sistema europeo dell’istruzione superiore.
Adozione di un sistema essenzialmente fondato su due cicli principali, rispettivamente di primo e di secondo livello. L’accesso al secondo ciclo richiederà il completamento del primo ciclo di studi, di durata almeno triennale. Il titolo rilasciato al termine del primo ciclo sarà anche spendibile quale idonea qualificazione nel mercato del lavoro europeo. Il secondo ciclo dovrebbe condurre ad un titolo di master e/o dottorato, come avviene in diversi Paesi Europei.
Consolidamento di un sistema di crediti didattici – sul modello dell’Ects – acquisibili anche in contesti diversi, compresi quelli di formazione continua e permanente, purché riconosciuti dalle università di accoglienza, quale strumento atto ad assicurare la più ampia e diffusa mobilità degli studenti.
Promozione della mobilità mediante la rimozione degli ostacoli al pieno esercizio della libera circolazione con particolare attenzione a: – per gli studenti, all’accesso alle opportunità di studio e formazione ed ai correlati servizi; – per docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo, al riconoscimento e alla valorizzazione dei periodi di ricerca, didattica e tirocinio svolti in contesto europeo, senza pregiudizio per i diritti acquisiti.
Promozione della cooperazione europea nella valutazione della qualità al fine di definire criteri e metodologie comparabili.
Promozione della necessaria dimensione europea dell’istruzione superiore, con particolare riguardo allo sviluppo dei curricula, alla cooperazione fra istituzioni, agli schemi di mobilità e ai programmi integrati di studio, formazione e ricerca.
In Italia un primo decreto, n. 509, “Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei”, dopo aver acquisito le osservazioni e i pareri favorevoli del Consiglio universitario nazionale (Cun), della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), del “tavolo quadrangolare” e del Consiglio di Stato, fu emanato il 3 novembre 1999: recepiva il sistema delle lauree triennali, della laurea specialistica, dei diplomi di specializzazione, del dottorato di ricerca, dei crediti. Si apriva una fase ulteriore per la definizione delle classi delle lauree universitarie, che non è ancora conclusa. Infatti è ancora in corso l’iter per la definizione delle classi delle lauree specialistiche: uno schema di decreto ministeriale, che prevede 104 classi, è stato trasmesso il 13 aprile 2000 al Cun e quindi, con le modifiche da questo apportate, al Senato e alla Camera dei deputati con nota 8 agosto 2000, per il prescritto parere.
è arrivata in porto viceversa la definizione delle classi delle lauree (triennali): il d. m. 4 agosto 2000, registrato dalla Corte dei Conti il 18 settembre 2000, ha determinato le classi di laurea universitarie, nel numero di 42:
1 – Classe delle lauree in biotecnologie
2 – Classe delle lauree in scienze dei servizi giuridici
3 – Classe delle lauree in scienze della mediazione linguistica
4 – Classe delle lauree in scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile
5 – Classe delle lauree in lettere
6 – Classe delle lauree in scienze del servizio sociale
7 – Classe delle lauree in urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale
8 – Classe delle lauree in ingegneria civile e ambientale
9 – Classe delle lauree in ingegneria dell’informazione
10 – Classe delle lauree in ingegneria industriale
11 – Classe delle lauree in lingue e culture moderne
12 – Classe delle lauree in scienze biologiche
13 – Classe delle lauree in scienze dei beni culturali
14 – Classe delle lauree in scienze della comunicazione
15 – Classe delle lauree in scienze politiche e delle relazioni internazionali
16 – Classe delle lauree in scienze della Terra
17 – Classe delle lauree in scienze dell’economia e della gestione aziendale
18 – Classe delle lauree in scienze dell’educazione e della formazione
19 – Classe delle lauree in scienze dell’amministrazione
20 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali
21 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie chimiche
22 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie della navigazione marittima e aerea
23 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda
24 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie farmaceutiche
25 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie fisiche
26 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie informatiche
27 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura
28 – Classe delle lauree in scienze economiche
29 – Classe delle lauree in filosofia
30 – Classe delle lauree in scienze geografiche
31 – Classe delle lauree in scienze giuridiche
32 – Classe delle lauree in scienze matematiche
33 – Classe delle lauree in scienze delle attività motorie e sportive
34 – Classe delle lauree in scienze e tecniche psicologiche
35 – Classe delle lauree in scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace
36 – Classe delle lauree in scienze sociologiche
37 – Classe delle lauree in scienze statistiche
38 – Classe delle lauree in scienze storiche
39 – Classe delle lauree in scienze del turismo
40 – Classe delle lauree in scienze e tecnologie zootecniche e delle produzioni animali
41 – Classe delle lauree in tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali
42 – Classe delle lauree in disegno industriale

Per quanto riguarda la classe delle scienze storiche, la n. 38, essa così viene definita:

CLASSE DELLE LAUREE IN SCIENZE STORICHE

OBIETTIVI FORMATIVI QUALIFICANTI

I laureati nei corsi di laurea della classe devono:

    • acquisire una formazione di base finalizzata all’indagine storica mediante l’apprendimento delle principali metodologie specifiche e delle nozioni fondamentali delle discipline e delle tecniche ausiliarie;

    • apprendere le linee generali della storia dell’umanità e acquisire familiarità con linguaggi e stili storiografici, con l’uso delle fonti documentarie e orali e della tradizione storiografica, con i profili diacronici delle relazioni di genere e con conoscenza diretta di alcune fonti in originale;

    • essere in grado di utilizzare efficacemente, in forma scritta e orale, almeno una lingua moderna dell’Unione Europea, oltre all’italiano.

I laureati della classe svolgeranno attività professionali in enti pubblici e privati nei settori dei servizi culturali, del recupero di attività, tradizioni e identità locali, e degli istituti di cultura di tipo specifico; inoltre saranno in grado di utilizzare i principali strumenti informatici e della comunicazione telematica negli ambiti specifici di competenza.

Gli atenei organizzeranno, in accordo con enti pubblici e privati, gli stages e i tirocini più opportuni per concorrere al conseguimento dei crediti richiesti per le “altre attività formative” e potranno definire ulteriormente, per ogni corso di studio, gli obiettivi formativi specifici, anche con riferimento ai corrispondenti profili professionali.

Ai fini indicati, i curricula dei corsi di laurea della classe comprenderanno in ogni caso attività finalizzate all’acquisizione di conoscenze di base nei vari campi della storia, dei processi di cambiamento dei sistemi socio-politici ed economici e delle tradizioni, connettendo i vari saperi specialistici all’interno di un sistema coerente di conoscenze teoriche.

Il tempo riservato allo studio personale o ad altre attività formative di tipo individuale è pari almeno al 60 per cento dell’impegno orario complessivo, con possibilità di percentuali minori per singole attività formative ad elevato contenuto sperimentale o pratico.

ATTIVITÀ FORMATIVE INDISPENSABILI

Attività formative:

Ambiti disciplinari

Settori scientifico-disciplinari

CFU

Tot. CFU

Di base

Metodologia e fonti della ricerca storica

L-ANT/02 – Storia greca
L-ANT/03 – Storia romana
L-ANT/04 – Numismatica
L-ANT/05 – Papirologia
L-ANT/10 – Metodologie della ricerca archeologica
M-STO/01 – Storia medievale
M-STO/02 – Storia moderna
M-STO/04 – Storia contemporanea
M-STO/08 – Archivistica, bibliografia e biblioteconomia
M-STO/09 – Paleografia

224

Geografia

M-GGR/01 – Geografia
M-GGR/02 – Geografia economico-politica

Antropologia, diritto, economia, sociologia

IUS/01 – Diritto privato
IUS/09 – Istituzioni di diritto pubblico
M-DEA/01 – Discipline demoetnoantropologiche
SECS-P/01 – Economia politica
SECS-P/02 – Politica economica
SECS-P/04 – Storia del pensiero economico

Caratterizzanti

Storia antica

IUS/18 – Diritto romano e diritti dell’antichità
L-ANT/01 – Preistoria e protostoria
L-ANT/02 – Storia greca
L-ANT/03 – Storia romana
L-ANT/06 – Etruscologia e antichità italiche
L-OR/01 – Storia del vicino oriente antico

443

Storia medievale

IUS/19 – Storia del diritto medievale e moderno
M-STO/01 – Storia medievale

Storia moderna e contemporanea

M-STO/02 – Storia moderna
M-STO/03 – Storia dell’Europa orientale
M-STO/04 – Storia contemporanea
M-STO/05 – Storia della scienza e delle tecniche

Storia e civiltà dell’Africa, dell’America, dell’Asia

L-OR/02 – Egittologia e civiltà copta
L-OR/03 – Assiriologia
L-OR/04 – Anatolistica
L-OR/10 – Storia dei paesi islamici
L-OR/13 – Armenistica, caucasologia, mongolistica e turcologia
L-OR/18 – Indologia e tibetologia
L-OR/23 – Storia dell’Asia orientale e sud-orientale
SPS/05 – Storia e istituzioni delle Americhe
SPS/13 – Storia e istituzioni dell’Africa
SPS/14 – Storia e istituzioni dell’Asia

Discipline storico-religiose

L-FIL-LET/06 – Letteratura cristiana antica
L-OR/08 – Ebraico
L-OR/14 – Filologia, religioni e storia dell’Iran
L-OR/17 – Filosofie, religioni e storia dell’india e dell’Asia centrale
M-STO/06 – Storia delle religioni
M-STO/07 – Storia del cristianesimo e delle chiese

Discipline filosofiche, pedagogiche e psicologiche

M-FIL/01 – Filosofia teoretica
M-FIL/02 – Logica e filosofia della scienza
M-FIL/03 – Filosofia morale
M-FIL/04 – Estetica
M-FIL/05 – Filosofia e teoria dei linguaggi
M-FIL/06 – Storia della filosofia
M-FIL/07 – Storia della filosofia antica
M-FIL/08 – Storia della filosofia medievale
M-PED/01 – Pedagogia generale e sociale
M-PED/02 – Storia della pedagogia
M-PSI/01 – Psicologia generale
M-PSI/05 – Psicologia sociale
M-PSI/07 – Psicologia dinamica

Discipline politiche, economiche e sociali

INF/01 – Informatica
M-DEA/01 – Discipline demoetnoantropologiche
SECS-P/12 – Storia economica
SECS-S/04 – Demografia
SPS/02 – Storia delle dottrine politiche
SPS/03 – Storia delle istituzioni politiche
SPS/04 – Scienza politica
SPS/07 – Sociologia generale
SPS/08 – Sociologia dei processi culturali e comunicativi

Affini o integrative

Discipline letterarie

L-FIL-LET/02 – Lingua e letteratura greca
L-FIL-LET/04 – Lingua e letteratura latina
L-FIL-LET/09 – Filologia e linguistica romanza
L-FIL-LET/10 – Letteratura italiana
L-FIL-LET/11 – Letteratura italiana contemporanea
L-FIL-LET/12 – Linguistica italiana

118

Discipline storico-artistiche

GEO/01 – Paleontologia e paleoecologia
L-ANT/07 – Archeologia classica
L-ANT/08 – Archeologia cristiana e medievale
L-ANT/09 – Topografia antica
L-ART/01 – Storia dell’arte medievale
L-ART/02 – Storia dell’arte moderna
L-ART/03 – Storia dell’arte contemporanea
L-OR/05 – Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico
L-OR/06 – Archeologia fenicio-punica
L-OR/11 – Archeologia e storia dell’arte musulmana
L-OR/16 – Archeologia e storia dell’arte dell’india e dell’Asia centrale
L-OR/20 – Archeologia, storia dell’arte e filosofie dell’Asia orientale

Attività formative:

Tipologie

CFU

Tot.CFU

A scelta dello studente

99

Per la prova finale e per la conoscenza della lingua straniera

 

Prova finale

112

Lingua straniera

Altre (art. 10, comma 1, lettera f )

Ulteriori conoscenze linguistiche, abilità informatiche e relazionali, tirocini, etc.

112

TOTALE

118

 

Come si può notare, l’iter della riforma è stato costantemente accompagnato da discussioni e pareri forniti dagli organismi rappresentativi del mondo universitario. Eppure in qualche misura questo è stato colto impreparato: dopo decenni di immobilismo, una riforma così radicale viene applicata, anche con una certa dose di volontarismo e di approssimazione (partire con le lauree triennali senza avere definito quelle specialistiche non mi sembra saggio, così come preoccupa l’indeterminatezza relativa alle scuole di specializzazione per l’insegnamento superiore, la cui collocazione nella sequenza degli studi non è stata ancora definita), senza che fino ad ora i docenti abbiano preso piena consapevolezza che stanno completamente modificandosi le coordinate del loro lavoro (con ovvie ricadute anche sull’attività di ricerca).
Intendiamo perciò aprire un dibattito ampio e aperto a tutte le opinioni. Per questa ragione, la Sissco oltre a organizzare una giornata di discussione tra storici per la primavera del 2001, in preparazione della quale saranno presto disponibili materiali sul sito web, ha pensato di dare inizio alla discussione con un’intervista ad un membro del Cun e un intervento di Tommaso Detti, preside della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Siena.