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Bollettino SISSCO n.7, settembre 1992

INDICE:
1. Verbale dell’assemblea di Marciana Marina
1.1. Verbale
1.2. Relazione tesoriere e bilancio
1.3. Premio SISSCO
2. Verbale della prima riunione del nuovo direttivo
3. Aggiornamento concorsi
3.1.1. Vincitori e sedi del concorso di II fascia per Storia contemporanea
3.1.2. Vincitori e sedi del concorso di II fascia per Storia moderna
3.2. Aggiornamento dei concorsi da ricercatore di Storia contemporanea
3.3. Borse di dottorato
3.4. Sedi del concorso di I fascia per Storia contemporanea e Storia moderna
4. II problema dei nuovi raggruppamenti
4.1. Facoltà di Scienze Politiche, Università di Torino
4.2. Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Firenze
5. Abbiamo ricevuto
5.1. L’A.I.C.I.
5.2. Lettere dagli Stati Uniti

1.VERBALE DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI CONVOCATA A MARCIANA MARINA (ELBA) IL 14 APRILE 1992
1.1. Verbale
L’assemblea si riunisce alle ore 15. Presiede il presidente uscente della Sissco, Luciano Cafagna. Sono presenti tutti i membri del Consiglio Direttivo uscente e circa 50 soci. Come da convocazione, l’odg prevede: 1. Relazione del presidente uscente. 2. Discussione sulla relazione e presentazione delle candidature alla Presidenza e al CD con relative illustrazioni programmatiche. 3. Discussione della lettera del 24 febbraio a firma Arru e altri in merito all’operato del CD uscente. 4. Relazione del tesoriere. S. Approvazione del bilancio consuntivo 1991. 6. Approvazione del bilancio preventivo 1992. 7. Elezione del presidente. 8. Elezione del CD 9. Discussione e definizione del tema del prossimo seminario annuale. 9. Varie ed eventuali.
1. Cafagna: richiamandosi al manifesto inziale della Sissco (quello diffuso nel 1990 attraverso le riviste storiche) ricorda gli impegni presi al momento della sua fondazione: la Sissco non si propone vantaggi accademici né obbedisce a logiche di appartenenza politica, ma intende soprattutto promuovere lo studio della storia contemporanea, con particolare riguardo a un’ottica comparata e di raccordo con le scienze sociali. Chiedendosi se questi impegni siano stati rispettati, ritiene che valutando i risultati raggiunti si possa dare una risposta affermativa. Gli obiettivi iniziali vanno tuttavia ribaditi, sia per quanto riguarda l’indicazione che non ci si intende costituire in gruppo accademico (a maggior ragione in tempi di concorsi), sia per riaffermare che nella Sissco devono trovare spazio tutti coloro che sono interessati a valorizzare la disciplina e non solo i soci che si riconoscono appartenenti a ideali comuni. La Sissco è nata come luogo di collaborazione, di rispetto per opinioni diverse: è dunque opportuno evitare occasioni che possano dar luogo a rotture certe. Quanto al terzo obiettivo ricordato (quello scientifico), il seminario incorsogli sembra corrispondere pienamente, ancor meglio di quello passato, a quei propositi.
Sulle attività della Sissco: osserva che forse nei promotori c’era qualche illusione circa la propria disponibilità di tempo e energie e che occorrerà essere più realistici, evitando di programmare frenetiche attività immediate. All’attivo di questi due anni vi è il Bollettino, con 6 numeri distribuiti, uno strumento che si è rivelato molto utile ma che va alimentato con informazioni di natura pratica utili ai soci (che devono pertanto farsi attivi collaboratori della redazione), in quanto membri dell’università e in quanto studiosi. E’ mancato, invece, un rapporto con le autorità amministrative, campo nel quale la Sissco dovrebbe impegnarsi, per le materie di sua competenza, come i raggruppamenti o le proposte di modifica dei meccanismi concorsuali, ecc.. Occorre proseguire con le commissioni di lavoro già istituite ma ancora poco funzionanti. Sul terreno dell’impegno scientifico, all’attivo si collocano i due seminari annuali; si è tentato di fare anche cose di più piccolo calibro, come presentazioni di libri, ma questo tipo di manifestazione non sembrava discostarsi molto da quelle già esistenti.
Infine cita l’istituzione del premio Sissco: anche questo un modo di far conoscere la Sissco al di fuori della Sissco.
Accenna anche all’altro modo di intendere la Società che gli è sembrato rispecchiarsi in tutta la vicenda che si è sviluppata attorno al caso Andreucci: ritiene che in quell’occasione, il meglio da farsi, per la Sissco, fosse tacere, per questo, sentito il parere del vice-presidente, ha inviato quella lettera di rettifica a “Repubblica” che ha suscitato le critiche di un gruppo di soci. A suo avviso, invece, è da confermare l’idea che in circostanze come queste la Sissco si debba “tenere fuori”. E’ vero peraltro che simili circostanze inducono a porsi problemi più generali sul rapporto tra storia-media-scoop-pubblicisti, una serie di questioni che possono formare oggetto di una nostra riflessione che dovrebbe svolgersi, però, su un piano avulso da qualsiasi relazione con episodi recenti scottanti che possano toccare questa o quella sensibilità.
2 e 3. De Clementi: ritiene che le argomentazioni prodotte da Cafagna non siano sufficienti a convincere della correttezza della posizione tenuta dalla Sissco in occasione dell’affare Andreucci. Ricorda la sollevazione generale degli storici in risposta alla decisione del Presidente di nominare una commissione. Questa era un’ingerenza del potere politico nella ricerca scientifica, un fatto che ledeva l’autonomia della ricerca scientifica. Questo è il fatto che ha provocato la reazione. Non si capisce perche la Sissco debba considerare corretto il fatto di essersene tenuta fuori. La Sissco è nata in riunioni in cui gli scopi non erano chiari: c’era una diffusa esigenza di associazione e di dibattito e attorno a questo si è costituita la Sissco, come un’associazione di storici che si sarebbe occupata di problemi attinenti alla ricerca storiografica. Non vede contraddizione tra questa opzione originaria e la sollecitazione che un gruppo di soci ha raccolto dall’attualità politica e che riguardava esclusivamente la nostra identità di storici: non era la riproposizione sotto nuove forme di una vecchia voglia di militanza. Non si capisce perché il direttivo abbia ritenuto non solo di non intervenire, ma di smentire decisamente una posizione espressa da alcuni soci. Questo ha creato una frattura all’interno della Sissco visto che i firmatari di quella lettera critica dell’inerzia del CD erano un numero non irrilevante. A suo avviso, questo rientra in una visione alquanto riduttiva, minimalista dell’associazione, come si è visto non solo nel caso Andreucci, ma anche nella questione dei concorsi (il riferimento è al documento presentato all’assemblea di novembre e riportato nel verbale pubblicato sul Bollettino n.6). Il dissenso quindi riguarda non gli impegni generali, ma le iniziative specifiche; occorre precisare l’identità della Sissco, che potrebbe avere un peso all’interno del panorama culturale italiano, peso che non ha, forse proprio a causa di un atteggiamento troppo timoroso, di una visione troppo minimale.
Pezzino: in quanto socio fondatore trova giusto riprendere il tema : da dove siamo partiti e dove ci troviamo. Le intenzioni iniziali sono già state espresse dal presidente. Questo progetto era molto generoso ma anche un po’ utopistico, perché si oscillava tra due polarità: da un lato, l’identificazione di un luogo “escluso dalle appartenenze” era individuato in un progetto disciplinare (il seminario annuale, con proposte di temi di cui si riteneva che la storiografia italiana si disinteressasse) dall’altro, nella proposta di un corporatismo alto (dalle biblioteche ai raggruppamenti, al reclutamento). Per far questo la Sissco doveva non solo organizzare seminari, ma mirare a imporsi all’esterno come associazione di opinione forte e quindi assumere un alto grado di rappresentatività della categoria. Quanto al bilancio, vede luci e ombre: il lato della discussione è positivo, mentre il progetto di una tendenziale rappresentanza di categoria ha avuto un esito meno felice e forse è legato al fatto che la storiografia italiana procede nella sua strada secondo vecchi schemi. La Sissco ha mancato nei confronti di una base di storici molto ampia che ancora non si riconosce nella società, non si iscrive o rimane passiva. Non si può tornare al “club”: la scommessa della Sissco è quella di tenere insieme i due livelli e dunque occorre trovare il modo di rendere maggiormente visibile la Sissco alla sua base potenziale.
Romanelli: il progetto Sissco comporta non solo di stare fuori dalla logica delle appartenenze, ma di combatterle, per costruire un nuovo statuto disciplinare. Combattere comporta anche scommettere e eventualmente perdere. Ricorda proposte di iniziative non approvate dal CD per evitare spaccature: forse è stato meglio così, ma qualche problema la vicenda legata alla commissione presidenziale, cioè un atto di diminuzione della figura dello storico sui media, lo pone. Se ne parlerà in modo più quieto in un seminario, ma rischiando di scontentare qualcuno. Lo stesso si può dire per il problema dei concorsi, visto che davvero in generale si pensa che non vincano i bravi, ma solo logiche di padrinaggio. Certo, il direttivo ha nominato una commissione, ma dovrebbe crederci di più. Chiede che siano date informazioni a tappeto: contano i fatti, è necessario creare un’opinione pubblica tra di noi; propone, per esempio, di pubblicare il ricorso che si dice essere stato presentato contro i risultati del recente concorso da associati. Altra vicenda da seguire: il parallelismo dei circuiti politico-culturale-editoriale che tra di loro non comunicano e che si traduce in milizia concorsuale. Forse sarebbe anche il caso di mettere in rilievo – visto che la Sissco si definisce italiana – le nuove spaccature che si stanno ricreando, non più ideologiche ma di area geografica, già evidenti nei primi bandi di borse post-dottorato. Le proposte ci sono, ma occorre crederci, mobilitare i soci.
Cafagna dà lettura della lettera inviata da Alberto Caracciolo che non ha potuto essere presente.
Ecco il testo della lettera giunta alla presidenza:
“Roma, 8 aprile 1992
Caro Luciano, due righe, prima di tutto per chiedere di essere scusato se diserto l’incontro all’Elba della SISSCO, che tu presiedi: Non mi è proprio possibile spostarmi in quei giorni.
Mi avrebbe interessato partecipare alle previste discussioni su “Autorità e potere” (e spero di leggerne almeno, a suo tempo, i resoconti). Ma aggiungo che mi sarebbe piaciuto poter dire la mia anche sulla Società (il suo momento, il suo ruolo, le sue prospettive), su cui mi pare stia aprendosi una non facile riflessione. Che va – e soprattutto dovrebbe – andare decisamente al di là di faccende di statuto, di dimissioni o non-dimissioni, cariche direttive. Non vorrei che la SISSCO finisse per perdersi in un profilo un po’ opaco, attento alle vicende del nostro ambiente di lavoro e di insegnamento alle istituzioni e agli organigrammi, ma alla fine poco presente su questioni grosse e delicate come quella sollevata nella lettera di Angiolina Arru e di altri fra di noi. I silenzi in quella occasione, non foss’altro per confrontarci (ed ora anche il fatto che non si accluda quella breve lettera alla tua circolare, sicchè non molti la conoscono), inquietano. Sbaglierò, ma ne ricavo il senso di una tendenza a ricadere in qualche forma di grigiore corporativo e burocratico che è certo lontana da ogni intenzione.
Non posso soffermarmi su queste cose, non foss’altro perchè non conosco le diverse posizioni o istanze, a cominciare dalle tue, che emergeranno durante l’assemblea. Mi permetto però un suggerimento “in positivo”. Che la SISSCO prenda posizione ed eventualmente sostenga una campagna contro l’istituzione in Italia di un macroministero “della cultura” (come sai, esso ha già un pretendente con nome e cognome). Altrove sarà anche un organismo utile, ma in Italia la debolezza della nostra “società civile” e la pericolante capacità di autonomie dei nostri istituti e aggregati culturali fa temere un asservimento e una accentuazione di sottogoverno, lottizzazione, di “colombiadi” al quadrato. Una presa di posizione in materia sarebbe gradita a molti, a quanto già sento, e potrebbe forse trovare appoggio nella neonata ANIC, che ha il suo peso (con cui potrei cercare contatti in proposito). Auguri di buon lavoro e di sagge e felici conclusioni.
Affettuosamente
Alberto Caracciolo”
Pombeni: in qualità di vice-presidente, ringrazia il presidente uscente per la disponibilità dimostrata nel 1991 a rimanere un altro anno nonostante i suoi nuovi impegni di lavoro. Richiama quindi la weberiana distinzione tra etica della convinzione e etica della responsabilità per osservare come questa si rifletta nella cultura italiana tra coloro che sono convinti che l’uomo di cultura debba proclamare la verità e coloro, invece, che mirano agli obiettivi: categoria, quest’ultima, non remunerativa, perché gli obiettivi arrivano di solito dopo. Il primo atto di indipendenza che come associazione di storici (cioè scienziati) possiamo fare è quello di scegliere i temi dei nostri seminari, senza preoccuparci di “contare” nella cultura italiana, se per cultura intendiamo quella dei media. E poi, come parlare di politica e cultura in un paese in cui fior di istituti sono finanziati dai poteri pubblici? Ciò che conta invece è prendere in mano il governo della disciplina. L’associazione offre un canale di ingresso, di socializzazione professionale: è dunque importante che noi allarghiamo l’associazione ai giovani e che su questa responsabilità nei loro confronti poniamo un’enfasi maggiore. Non serve un atteggiamento “giacobino”: i soci se vogliono fare, fanno. Il lavoro che noi possiamo portare a termine è limitato, è un programma minimo: ma in questo programma minimo c’è una verità che non ha bisogno di essere gridata.
Anania: ricorda l’importanza nella nostra società di una cultura dell’immagine, la necessità di diffusione attraverso i media: è un approccio complessivo che dovrebbe essere fatto oggetto di riflessione apposita da parte della nostra associazione, a maggior ragione dopo il caso Andreucci.
Soldani: si dichiara preoccupata del disinteresse dei soci, della debolezza dell’associazione, un dato che le pare troppo fragile anche nel programma Pombeni. Constata che le commissioni finora non hanno funzionato, mentre il Bollettino è stato soprattutto opera di Romanelli, ora dimissionario. Ritiene invece che il CD debba creare un’immagine più forte di ciò che vogliamo essere, individuare le caratteristiche della Sissco in positivo. Nel CD è emersa una tendenza a considerare l’associazione come un’organizzazione professionale di alto profilo, ma occorre chiarirsi su questo tema e soprattutto mobilitare i soci.
Pavone: si chiede se la società debba farsi carico di problemi di etica professionale. Nella vicenda recente il problema vero era quello della commissione nominata da Cossiga e su questo si poteva reagire in nome dell’etica professionale. La proposta più positiva gli sembra quella già avanzata da Anania, cioè un seminario su storia contemporanea e committenti, sullo statuto professionale della disciplina. Quanto alla dicotomia iniziale della Sissco (club o associazione professionale) prima ricordata da Pezzino, essa non è mai stata risolta e forse non è risolvibile: in fondo anche l’associazione professionale, se intesa nella sua interezza, può entrare in conflitto con le finalità stesse della Sissco.
Passa poi a riferire in quanto responsabile della commissione sul sistema dei concorsi (composta anche da De Clementi, Meriggi, Rugge), sui primi colloqui avuti nel e dal gruppo. I punti individuati sono: la revisione dei collegi elettorali, un collegio globalmente coinvolto nella lettura dei titoli e nella scelta degli idonei, il problema della compresenza nelle commissioni di associati e ordinari.
Il presidente suggerisce che questo avvio di lavoro sia trasferito al nuovo direttivo per poterne discutere meglio in un prossimo incontro o attraverso il Bollettino.
Rugge: valuta interessante la discussione che si è tenuta in mattinata e ritiene che su questo punto, il seminario scientifico, le cose siano andate meglio dell’anno scorso. Altro motivo di soddisfazione è il fatto che sul progetto Sissco non si sono manifestati motivi di disaccordo, ma enfasi diverse. Si sta andando tranquillamente verso un’idea della Sissco come ordine professionale. Condivide il discorso di Pombeni, ma non la sua definizione del progetto illustrato come minimalista. In realtà non lo è affatto. Se noi accettiamo che l’associazione si preoccupa di far condividere alcune regole generali dal maggior numero di persone, che si preoccupa di problemi come la ricerca, le commissioni, i concorsi, che si preoccupa dei giovani, cioè dei successori: bene, questo è un progetto di vero alto corporatismo. Certo, va tenuto al riparo da aspettative eccessive (la fatica fatta dal CD per organizzare questo seminario dimostra che si tratta di una scommessa alta). L’altra insidia è quella di accettare punti di divisione, la cui soluzione non ci ripaghi del prezzo del conflitto. Se abbiamo questa convinzione, ci sono anche motivi certi di ottimismo e il successo non potrà mancare.
Traniello: la sua adesione è nata dalla convinzione di un ruolo della Sissco nell’associazionismo italiano, perché tende a coprire un vuoto, nel senso che come associazione si propone di mettere a fuoco alcuni elementi fondanti e condivisi di una disciplina che soffre di una carenza in questo senso. E’ un’associazione scientifica che deve continuare a qualificarsi come tale, ma con la consapevolezza che la sua funzione inevitabilmente si estende perché inevitabilmente determina criteri di valutazione, incide in alcuni momenti decisionali che riguardano la carriera, ma anche altro. Si è combattuti sempre tra l’idea che la verità ha una sua forza di affermazione e 1′ impulso organizzativo. La storia contemporanea come area accademica è stata sostanzialmente colonizzata: occorre un primo atto, di tipo garantistico, rispetto a una tradizione di associazionismo non sempre positiva nel campo della ricerca storica, anzi francamente fallimentare. Poi c’è una storia da “sovranità limitata” della disciplina anche sul piano concorsuale (1′ inserimento nel raggruppamento di storia economica, relazioni internazionali, storia del cristianesimo, ecc., con un atto non reciproco : una configurazione che proietta sulla storia contemporanea un’immagine da terra di nessuno, o di tutti). La Sissco è necessaria e deve camminare con l’obiettivo della estensione delle adesioni. 1 risultati si devono misurare soprattutto sul piano scientifico (i seminari), ma anche politico-culturale: per es., si dovrebbe far sentire la nostra voce sulla ridefinizione dei programmi culturali per le scuole superiori, un dibattito che è rimasto esterno agli storici contemporanei. E’ su questi argomenti che occorre intervenire, come sulle materie concorsuali, non per interesse, ma per ragioni di principio.
Terminata la discussione, il presidente insedia il seggio elettorale composto da G.Isola (pres.), P.Di Cori e S.Laudani. Dopo una breve discussione e qualche parere contrario, si decide di votare congiuntamente per il presidente e per il CD. Nel mentre si svolgono le operazioni di voto, si passa ai punti successivi all’odg.
4.,5.,6.: Salvati, in qualità di tesoriere illustra il bilancio consuntivo 1991 e quello preventivo 1992 dai quali emerge con chiarezza la necessità che tutti i soci si impegnino nel promuovere nuove adesioni (il meccanismo di iscrizione, si ricorda, è stato drasticamente semplificato dal nuovo statuto) e rinnovare quelle esistenti. L’equilibrio finanziario della Sissco è tale per cui il patrimonio delle quote associative, l’unico su cui si possa contare, deve essere rigidamente risparmiato e finalizzato agli adempimenti istituzionali (convegni e Bollettino). Di conseguenza, nella nostra associazione le cariche direttive comportano un impegno molto costoso, misurabile sia in termini di tempo che di spese (non rimborsate). L’assemblea approva all’unanimità il bilancio preventivo 1991 e quello consuntivo 1992. Il tesoriere informa anche l’assemblea, a nonna di statuto, dei nomi dei nuovi soci, la cui domanda di adesione è stata già approvata dal CD: Michele Battini, Giuliana Laschi, Emma Mana, Serge Noiret, Paolo Sorcinelli, Massimo Teodori, Eugenio Torrese.
7. e 8.: Isola comunica i risultati delle votazioni: per il CD risultano eletti: Soldani (32), Salvati (29), Barone (21), Meriggi (21), Traniello (20), Lyttelton (16). La votazione per il presidente risulta nulla, non avendo la candidatura di Pombeni raggiunto il quorum previsto dallo statuto. Pombeni ritira la candidatura. Cafagna nomina una commissione di “saggi” con l’incarico di trovare una soluzione da presentare all’assemblea, riconvocata per la mattina seguente.
L’assemblea prosegue il giorno 15, a partire dalle ore 9.30. Il presidente chiama F.Rugge a esporre i risultati della commissione.
Rugge: la commissione ha lavorato cercando di rendere possibile la presidenza Pombeni, non solo per la sua qualità scientifica (il seminario annuale è riuscito grazie alla sua relazione) ma anche nella convinzione che la situazione che si era determinata fosse causata molto più che dalle circostanze, da differenze di toni, da questioni localizzabili e quindi risolvibili. Pombeni, invece, valutando diversamente l’esito del voto, ha ritenuto di non potersi rendere disponibile. Il passo successivo è stato quello di investigare altre candidature, risolvendo alla fine, dopo aver vinto comprensibili resistenze, di proporre una candidatura Galli della Loggia, espressa nella convinzione che egli abbia un profilo scientifico indiscusso e un profilo pubblico importante che può aiutare la Sissco a crescere, ma anche nella convinzione che questa candidatura possa raccogliere un’ampiezza di consensi molto larga in tutta la Sissco.
Galli della Loggia: presenta la propria candidatura mettendo in luce come questa nasca non nel modo migliore e sotto un segno di ripiego che egli si impegna naturalmente a rovesciare. Continua a ritenere che l’esito sfortunato della votazione sulla candidatura Pombeni sia stato dovuto a una difficoltà di comunicazione, ancora più spiacevole visto che abbiamo discusso per due giorni una relazione da tutti apprezzata e tenendo conto di un impegno particolarmente generoso profuso in questi due anni. Anche se ritiene che l’esito sia stato dovuto a una difficoltà di comunicazione, questo non significa non vedere che ancora tra di noi esistono divisioni antiche che sopravvivono per automatismi che nessuno ha voglia di far cessare. Ma la Sissco è nata sulla scommessa che queste divisioni possano essere tenute entro limiti non distruttivi e per far questo è necessario una auto-limitazione; è necessario, cioè, per far vivere l’associazione, che ci sia la volontà di non portare le divisioni all’interno. Vede una necessità di rinvigorimento, di un’attiva collaborazione col CD, perché col meccanismo attuale il presidente rischia di essere più solo. Siamo a un punto delicato della vita dell’associazione, per un rilancio c’è bisogno di una svolta.
Il presidente propone di passare alla votazione.
Salvati: chiede una pausa di riflessione; pur apprezzando il valore della nuova candidatura -confermato, se ce n’era bisogno, anche dall’intervento appena ascoltato – ritiene che il modo in cui è emersa susciti un certo disagio nell’assemblea, se non altro perché ci si trova di fronte a una soluzione che, per esempio, comporta l’allontanamento di Pombeni da tutte le cariche, Direttivo compreso, in virtù della scelta – contro cui si era già personalmente espressa – di votare contemporaneamente per il presidente e il CD.
L’assemblea, prima di passare alle elezioni, chiede di potere discutere della proposta fatta dalla commissione dei “saggi”. Dopo una breve interruzione, Pavone interviene per ringraziare la commissione e in particolare Galli della Loggia: osserva però che, prima di scartare del tutto la candidatura di P.Pombeni, sarebbe opportuno invitarlo a riproporre il suo programma, alla cui esposizione ieri ha certamente nuociuto l’assenza di candidature alternative che ha fatto apparire la sua come catapultata dall’alto.
Pombeni: siamo passati in questi due anni attraverso la fase di fondazione, il momento più delicato per un’associazione perché rischia sempre di dar luogo a delusioni. Che cosa può essere questa associazione? Un’associazione professionale il cui primo obiettivo è quello di migliorare lo standard professionale, naturalmente senza pregiudiziali per altre convinzioni coesistenti nell’associazione, ma anche con un mandato preciso per gli organi direttivi. E’ per esempio convinto che il “pesare” nella cultura dei media sia un obiettivo di pertinenza, eventualmente, dei singoli, non della Sissco; quello che conta è che la Sissco sia una corporazione forte, di livello europeo: soprattutto su questo obiettivo, quello di favorire un confronto col contesto internazionale, si sente di candidarsi.
Galli della Loggia: ritira la candidatura nella speranza che questo aiuti a ricucire lo “strappo”.
Segue una nuova discussione in cui, da un lato alcuni riaffermano la presenza di una spaccatura (Donzelli) di fronte a conflitti interni al CD (Lupo), altri propongono un governo pro-tempore del Direttivo (Pezzino). Di fronte alla ribadita necessità, anche per ragioni legali, di eleggere comunque un presidente (Salvati), quest’ultima proposta viene ritirata, mentre Cafagna e Lyttelton difendono, l’uno la validità, senza cercare dietrologie, di una linea comune, per la Sissco, di non-intervento sulle questioni che dividono, l’altro la piena accettazione dei meccanismi democratici così come si sono espressi in questa assemblea, mentre Rugge sottolinea la generosità con cui due persone di riconosciuto valore e dai numerosi impegni hanno offerto il loro tempo per un compito decisamente oneroso.
Si passa quindi a una nuova votazione. A1 termine delle operazioni di scrutinio risulta eletto P. Pombeni con 29 voti e 11 astenuti.
9. Si discute ora, in coda di assemblea, delle proposte per il tema del prossimo seminario. Essendo già emerso quello relativo all ‘”uso pubblico della storia”, Anania lo illustra nella chiave “storia e mass media”. Soldani, favorevole alla proposta, aggiunge tuttavia che il tema dovrebbe comprendere anche la scuola quale strumento di legittimazione del potere politico. Anche Pavone si dichiara favorevole, intendendolo come rapporto tra storia e committenza. Galli della Loggia a proposito di committenza ricorda che un uso pubblico della storia è stato soprattutto quello politico, ma in materia di politica e storiografia è difficile non dire cose già dette. Propone invece il tema della cesura rappresentata in Italia dalla II guerra mondiale. Romanelli fa osservare che il tema storiografia e politica è legato alla creazione di miti, dunque scuola e università. Propone quindi una riformulazione del tipo: “presenza e costruzione del passato storico nella formazione dell’Italia moderna”. Lui, però, preferirebbe un tema già presentato da Galli della Loggia l’anno scorso, cioè “religione e modernità”: la spaccatura tra mondo protestante e mondo cattolico che non ha prodotto idealtipi forti dal lato cattolico. Questo tema permetterebbe non solo un impianto comparativo ma anche di venire incontro alle richieste di molti soci interessati e finora non coinvolti. Soldani, sebbene personalmente interessata, pensa che il tema della guerra nell’Italia contemporanea non sia adatto a un seminario che deve avere comunque dei fili che leghino almeno cento anni di storia. Anche il tema proposto da Anania dovrebbe essere piegato sul lungo periodo e su un piano di comparazione internazionale. Quanto al metodo, è d’accordo sulla relazione generale ma affiancata da interventi forti su casi non nazionali, portando in questa sede alcune presenze di specialisti di altri paesi, alcuni dei quali soci della Sissco. Di Cori ricorda che l’Istituto della resistenza romano sta preparando un convegno proprio sull’uso publico della storia con due nostri soci come relatori (Gallerano e Ranzato). Suggerisce che le proposte siano preparate e presentate al Direttivo che le potrebbe valutare con più calma. Meriggi osserva che l’Istituto storico del Risorgimento sta organizzando un convegno sui miti di fondazione; concorda, invece, sul metodo, con Soldani. Rossi-Doria è favorevole alla proposta di Romanelli: il seminario sull’uso pubblico della storia è già oggetto di inizative con cui dovremmo eventualmente coordinarci. Il tema religione e modernità consentirebbe di saldare storia delle idee e storia sociale, oltre che di superare la cesura tra storia moderna e storia contemporanea che in vari campi è sofferta come limitativa. Di fronte alle proposte di rinviare la scelta tra i temi emersi, Salvati ricorda che questa assemblea deve comunque a norma di statuto suggerire una traccia al Direttivo che poi la elaborerà, eventualmente presentandola a un seminario intermedio autunnale. Viene pertanto scelto il tema “religione e modernità”.
Avendo esaurito i punti all’odg, l’assemblea termina i suoi lavori alle ore 13.
1.2. Bilancio e relazione del tesoriere Mariuccia Salvati
Bilancio consuntivo 1991
ENTRATE
1) SOCI
a Adesioni 1990/91 (50 x 50.000)2.500.000
b Quote 1990/91 (50x 100.000)5.000.000
c Rinnovi quote 1991-92 (109 x 100.000)10.900.000
d Anticipi quote 1992/93 (1 x 50.000)50.000
e Adesioni e quote 1991/92 (2 x 150.000)300.000
TOTALE SOCI18.750.000
2) FINANZIAMENTI
a CNR4.000.000
3) INTERESSI
a C/C postale anno 19902.590
b C/C postale anno 199128.200
c C/C Cassa di Risparmio (Pisa) anno 1990139.750
d C/C Cassa di Risparmio (Pisa) anno 1991153.790
e C/C Carimonte (Bologna) anno 1991364.534
f Interessi BOT anno 1991102.000
TOTALE INTERESSI790.864
TOTALE ENTRATE23.540.864
TOTALE SOCI AL 31/12/1991 n. 162
USCITE
1) SPESE LEGALI, NOTARILI E FISCALI0
2) SPESE GENERALI
a Spese gestione conti/c postale e bancari137.997
bTimbri0
c Telefono32.600
TOTALE SPESE GENERALI170.597
3) SPESE DI CANCELLERIA294.000
4) SPESE POSTALI1.844.000
5) SPESE DI TIPOGRAFIA E FOTOCOPIE
a Tipografia per stampa bollettino2.699.960
b Fotocopie153.300
TOTALE TIPOGRAFIA E FOTOCOPIE2.853.260
6) MISSIONI E TRASFERTE
a Spese di viaggio1.546.400
b Alberghi e pernottamenti2.452.400
TOTALE MISSIONI E TRASFERTE3.998.800
7) SPESE DI RAPPRESENTANZA
a Ristoranti e rinfreschi1.381.900
8) COMPENSI PRESTAZIONI PROFESSIONALI (con rit. acconto)
a Cassina2.000.000
b Lauricella620.000
c Pellicciari370.000
d Ortigari617.000
TOTALE PRESTAZIONI PROFESSIONALI3.607.000
TOTALE USCITE14.149.557
TOTALE ENTRATE23.540.864
TOTALE USCITE14.149.557
SALDO ATTIVO AL 31/12/19919.391.307
RESIDUO ATTIVO AL 31/ 12/ 19909.805.137
SALDO ATTIVO DALL’ 1/3/ 1990 AL 31/ 12/ 199119.196.444
Oltre a quanto già riassunto nel verbale, è opportuno aggiungere qui alcuni brevi osservazioni di commento alle tabelle. Si noterà come le entrate si siano attestate su una quota inferiore alle previsioni (cfr. Bilancio preventivo 1991, in Bollettino n.4) principalmente per mancati rinnovi di quote associative (circa 30, che infatti non figurano più nel preventivo 1992) e per mancata espansione delle nuove iscrizioni (9 anziché le 27 previste). Dal punto di vista contabile questi minori introiti sono stati in parte compensati dai quattro milioni concessi dal CNR per l’organizzzione del seminario. Quindi: 23 milioni di entrate in luogo dei 27 previsti. A questi, però, si deve aggiungere il residuo patrimoniale del 1990, circa 9 milioni, che porta il totale dell’attivo patrimoniale a 19 milioni (è questa la cifra riportata nel bilancio preventivo 1992).
Per quanto riguarda le uscite, si noterà come le cifre più consistenti siano legate a tre voci principali: Bollettino, seminario e prestazioni professionali, mentre sono state drasticamente ridotte, o meglio annullate, le spese per missioni e trasferte, essendosi il direttivo completamente autofinanziato. A questo indirizzo di spesa si ispira, del resto, anche la formulazione delbilancio di previsione per il 1992.


Bilancio preventivo 1992
ENTRATE
1) RESIDUO AL 31/12/199119.196.444
2) SOCI
a Adesioni 1991/92 (7 x 150.000)1.050.000
b Rinnovo quote 1992-93 (137 x 100.000)13.700.000
c Nuove adesioni 1992/93 (1 x 150.000)150.000
14.900.000
3) FINANZIAMENTI CNR4.000.000
4) INTERESSI C/C (pt – bancari e BOT)800.000
TOTALE ENTRATE38.896.444
USCITE
1) SPESE LEGALI E FISCALI
a tassa annuale IVA100.000
b spese notarili e fiscali500.000
Spese generali 600.000
2) SPESE GENERALI
a gestione c/c, timbri e telefono306.000
3) SPESE DI CANCELLERIA1.000.000
4) SPESE POSTALI4.000.000
5) SPESE DI TIPOGRAFIA E DI FOTOCOPIE
(Bollettino – fotocopie) 7.000.000
6) MISSIONI E TRASFERTE2.000.000
7) SPESE PER SEMINARIO ANNUALE
a organizzazione seminario Marciana2.500.000
b colazioni di lavoro e buffet2.500.000
c Premio SISSCO1.120.000
Seminario 6.120.000
8) SPESE PER ORGANIZZAZIONE ALTRI SEMINARI (n.2)8.930.444
9) PRESTAZIONI PROFESSIONALI (con ritenuta acconto)
a Ortigari4.940.000
b Altre prestazioni professionali4.000.000
8.940.000
TOTALE USCITE38.896.444
Anche qui brevemente, mi limito a rilevare come, dal lato delle entrate, essendosi ridotte le previsioni di incremento patrimoniale (che è rappresentato, come sapete, dalle quote associative), si sia calcolato il solo rinnovo delle quote dei soci attualmente in regola (135). Questo rappresenta non solo un risultato inferiore al bilancio precedente (anche se contabilmente è superiore per il risparmio del patrimonio accumulato e per la previsione di introito di un nuovo contributo CNR), ma una “sconfitta” per l’intera associazione. Il tesoriere, cioè, pur attenendosi alla politica della “lesina”, già prudentemente avviata dalla precedente gestione, non può fare a meno di sollecitare tutti i soci, ora che il nuovo statuto lo consente, a collaborare con convinzione alla campagna per le nuove associazioni. Quanto alle uscite, la previsione è quella di un impegno del nostro patrimonio prevalentemente nelle voci: seminari (almeno un altro in aggiunta a quello annuale), Bollettino e prestazioni professionali (per il pagamento di collaborazioni a seminari e al Bollettino, da parte soprattutto dei giovani).
Come già rilevato in precedenza, il bilancio della Sissco, vero specchio della vita dell’associazione, sembra riflettere, da un lato, le sue attuali difficoltà di espansione, dall’altro, i risultati positivi già raggiunti (riconoscimenti istituzionali, equilibrio finanziario).
1.3. Premio SISSCO 1992
Dallo spoglio dei voti sono risultati vincitori: Claudio Pavone per la sezione A e Salvatore Lupo per la sezione B.
Nella serata del 14 aprile, nella sede del ristorante “Lo schioppo” di Marciana, si è svolta la consegna del premio ai vincitori (consistente di una targa-ricordo e di una penna stilografica).
2. VERBALE DELLA RIUNIONE DEL DIRETTIVO SISSCO DEL 15.6.1992
Il direttivo della SISSCO si riunisce il 15.6.1992 alle ore 11.30 presso il Dipartimento di Politica, Istituzioni, Storia dell’Università di Bologna. Oltre al presidente Pombeni sono presenti Giuseppe Barone, Adrian Lyttelton, Marco Meriggi, Simonetta Soldani, Francesco Traniello. All’ordine del giorno sono i seguenti problemi:
1. Regolamento per l’attività del Direttivo 2. Bollettino SISSCO 3. Commissioni SISSCO e attività di promozione della Società 4. Convegno annuale e seminario intermedio della SISSCO.
1. Si decide di tenere ogni anno 4 riunioni ordinarie del direttivo, due delle quali coincidenti con iniziative scientifiche della Società (convegno annuale e seminario intermedio). Esistendo i fondi, le spese per le due riunioni non coincidenti con le iniziative scientifiche saranno a carico del bilancio della Società; le altre due saranno invece a carico dei membri del direttivo. Le prossime tre riunioni avranno luogo in data: 12 ottobre 1992, 21 o 28 gennaio 1993, 26 maggio 1993.1 soci sono invitati a tenerne conto per qualsiasi problema o proposta di cui desiderino che il direttivo si occupi.
2. Si decide di pubblicare almeno due numeri (auspicabilmente tre) del Bollettino ogni anno. A occuparsene sarà Marco Meriggi con l’aiuto di Patrizia Dogliani. Nel Bollettino saranno pubblicati i verbali del Convegno e delle riunioni del direttivo SISSCO, liste aggiornate dei soci, con indicazione delle loro ricerche incorso, i materiali scientifici prodotti in occasione del convegno e dei seminari (relazioni e principali interventi), cronache del conferimento dei premi SISSCO e di qualsiasi altra iniziativa patrocinata dalla SISSCO. Verranno inoltre tenute aggiornate le rubriche di informazione già attivate (Concorsi, borse di dottorato e di post-dottorato). Per una puntuale informazione su questi argomenti i soci sono caldamente invitati a fornire tutte le notizie di cui dispongono. Per esempio: composizione delle commissioni per i concorsi da ricercatore e di dottorato di ricerca attualmente in corso, elenco dei concorrenti, risultati delle prove. Si pensa inoltre di attivare una rubrica relativa alla situazione delle fonti archivistiche per la storia dell’Italia contemporanea. Particolarmente preziosa, in tal senso, risulterebbe la segnalazione, da parte dei soci, dell’esistenza di rilevanti materiali attualmente inconsultabili. Oltre a darne notizia, il direttivo si farà in tal caso carico dell’invio di una protesta presso le autorità competenti. Verrà attivato inoltre uno scambio di informazioni con analoghe associazioni estere, in modo da giungere a delineare una mappa delle principali istituzioni storico-contemporaneistiche europee e non. Il Bollettino è poi naturalmente aperto a qualsiasi contributo informativo o critico proveniente dai soci, dei quali si auspica una partecipazione attiva alla vita della società anche attraverso questo strumento.
3. Attualmente risultano attivate 4 commissioni di lavoro della SISSCO: Concorsi (presieduta da Pavone), Raggruppamenti (presieduta da Romanelli), Biblioteche (Galli della Loggia), borse post-dottorato (Soldani). Si auspica che soprattutto le prime due producano rapidamente risultati, in forma di relazioni o anche di organizzazione di giornate di studio o di seminari. Il direttivo ritiene di dover affiancare e stimolare l’attività delle commissioni. In particolare, in relazione ai temi affrontati dalle commissioni I e Il, Traniello si impegna a studiare l’organizzazione di un seminario su concorsi e raggruppamenti, da tenersi a Torino. Barone sottolinea la necessità di articolare regionalmente o -quantomeno – territorialmente la SISSCO, in modo da favorirne la massima visibilità e, in relazione al problema delle fonti, propone l’organizzazione di un seminario, da tenersi a Roma o in qualche città del sud, su: “Fonti e istituzioni per lo studio della storia contemporanea in Italia”. A questo proposito si ritiene necessario coinvolgere anche funzionari degli Archivi di stato o di altre istituzioni dipendenti dal Ministero dei beni culturali, e di fare della questione delle fonti una delle attività istituzionali della SISSCO. Per quanto riguarda il conferimento del premio SISSCO, si decide di prendere in considerazione la produzione del 1991 e del 1992. Se ne occuperà, in particolare, Simonetta Soldani.
4. Alla fine del gennaio 1993 (il 22 o il 29) si terrà a Pisa, in collaborazione con il Dipartimento di storia dell’Università, un seminario su “L’uso della storia nei media”. Lyttelton riferisce sui passi sin qui intrapresi nella sede pisana. Il direttivo discute sulle modalità dell’incontro e suggerisce una articolazione siffatta: 4 relazioni, 2 delle quali tenute da storici e due da giornalisti, e alcuni interventi programmati, della durata di una decina di minuti, come contributi di apertura del dibattito. Per quanto riguarda i relatori si pensa per un verso a Ernesto Galli della Loggia e Claudio Pavone, per l’altro a Giorgio Bocca e a Sergio Zavoli. Quanto agli interventi, si decide di sollecitare in tal senso, in prima battuta, Gianni Isola, Mario Isnenghi, Nicola Tranfaglia, Alberto Caracciolo. Il convegno annuale SISSCO, dedicato a “Religione e modernità”, avrà luogo a Forlì nei giorni 27-29 maggio 1993. Pombeni riferisce sui primi sondaggi che ha effettuato, per il momento senza fortuna. Si decide di organizzare il convegno in base a uno schema che prevede da un lato una relazione introduttiva generale, dall’altro alcune relazioni dedicate in modo specifico al caso italiano. Vengono proposti i nomi di Gianni Sofri, Wolfgang Schluchter, Luciano Cafagna, Francesco Traniello, Filoramo, Giovanni Miccoli, Andrea Riccardi, Silvio Lanaro, Guido Verucci. Il presidente si incarica di contattare le persone indicate, in modo da giungere presto alla definizione di un programma di massima. Infine il presidente dà lettura di una lettera che sta per inviare ai soci, nella quale vengono fornite informazioni sullo stato attuale della Società e sui problemi che essa dovrà affrontare nei prossimi mesi. Alla ore 17.30 la seduta è tolta.
3. AGGIORNAMENTO CONCORSI
3.1.1. I vincitori del concorso di II fascia di STORIA CONTEMPORANEA
Filiberto Agostini, Maurizio Antonioli, Alberto Mario Banti, Duccio Bigazzi, Bruno Bongiovanni, Annarita Buttafuoco, Fulvio Cammarano, Giuseppe Civile, Lucio D’Angelo, Augusto De Benedetti, Pasquale Fornaro, Bartolomeo Gariglio, Giovanni Greco, Gabriella Gribaudi, Francesco Guida, Gianni Isola, Giancarlo Jocteau, Claudio Natoli, Simonetta Ortaggi, Marco Palla, Antonio Parisella, Claudia Petraccone, Ilaria Porciani, Anna Rossi Doria, Luigino Rossi, Antonio Scocozza, Umberto Sereni, Giorgio Vecchio.
Le sedi: Giurisprudenza, Palermo, Storia del risorgimento – Giurisprudenza, Salerno, Storia contemporanea – Lettere e filosofia, Bologna, Storia del risorgimento – Lettere e filosofia, università della Calabria, Storia del movimento contadino e operaio – Lettere e filosofia, Lecce, Storia contemporanea – Lettere e filosofia, Milano, Storia dei partiti e dei movimenti politici – Lettere e filosofia, Napoli, Storia della questione meridionale – Lettere e filosofia, Parma, Storia dei partiti politici, Storia del risorgimento – Lettere e filosofia, Perugia, Storia del risorgimento – Lettere e filosofia, Pisa, Storia del risorgimento – Lettere e filosofia, Torino, Storia contemporanea, Storia dei partiti e dei movimenti politici – Lettere e filosofia, Trento, Storia contemporanea – Lettere e filosofia, Trieste, Storia del movimento operaio e sindacale, Storia sociale (contemporanea) – Lettere e filosofia, Udine, Storia contemporanea – Lingue e letterature straniere, Venezia, Storia dell’Europa orientale Magistero, Bari, Storia della chiesa moderna e contemporanea – Magistero, Bologna, Metodologia della ricerca storica – Magistero, Cagliari, Storia contemporanea – Magistero,
Perugia, Storia del risorgimento – Magistero, Urbino, Storia dei partiti e dei movimenti politici – Scienze politiche, Bologna, Storia contemporanea – Scienze economiche e sociali, università della Calabria, Storia dei partiti e dei movimenti politici – Scienze politiche, Milano, Storia contemporanea – Scienze politiche, Padova, Storia contemporanea – Scienze politiche, Torino, Storia dei partiti e movimenti politici.
3.1.2. 1 vincitori del concorso di II fascia di STORIA MODERNA
Guido Abbatista, Renata Ago, Livio Antonielli, Francesco Benigno, Roberto Bizzocchi, Marina Caffiero, Michela d’Angelo Micalizzi, Angela De Benedictis, Giovanna Fiume, Gianpaolo Garavaglia, Gaetano Greco, Enrico Iachello, Girolamo Imbruglia, Marco Meriggi, Gian Giacomo Ortu, Gigliola Pagano, Renato Pasta, Angelantonio Spagnoletti, Edoardo Tortarolo, Marcello Verga, Danilo Zardin.
Le sedi: Giurisprudenza, Bari, Storia moderna – Giurisprudenza, Camerino, Storia modernaGiurisprudenza, Palermo, Storia moderna -Lettere e filosofia, Bari, Storia degli antichi stati italiani -Lettere e filosofia, Bologna, Demografia storica – Lettere e filosofia, Firenze, Storia degli antichi stati italiani – Lettere e filosofia, Milano, Storia moderna – Lettere e filosofia, Pisa, Storia degli antichi stati italiani – Lettere e filosofia, Siena, Storia degli antichi stati italiani – Lettere e filosofia, Torino, Storia dell’età dell’illuminismo – Lettere e filosofia, Trieste, Teoria e storia della storiografia nell’età moderna – Lettere e filosofia, Udine, Storia moderna – Magistero, Cagliari, Storia moderna – Magistero, Genova, Storia moderna Magistero, Lecce, Storia moderna – Magistero, Messina, Storia moderna -Magistero, Verona, Storia moderna – Scienze economiche e sociali, univ. della Calabria, Storia economica e sociale dell’età moderna e contemporanea – Scienze politiche, Cagliari, Storia moderna -Scienze politiche, Messina, Metodologia della ricerca storica -Univ. Stran., Perugia, Storia civile d’Italia.
3.2.Concorso di I fascia – Gazzetta ufficiale del 1 2.6.1992, n. 46-bis – ribandito su Gazzetta Ufficiale del 28.8.1992 – Scadenza domande: 27.10.1992
STORIA CONTEMPORANEA – raggruppamento M0411 Posti a concorso:
Giurisprudenza – Siena – Storia del movimento sindacale Lettere e filosofia – Bari – Storia contemporanea Lettere e filosofia -Bologna – Storia contemporanea Lettere e filosofia Messina -Storia contemporanea Lettere e filosofia – Trieste – Storia contemporanea Lettere filosofia – Torino – Storia contemporanea Magistero – Lecce – Storia contemporanea Magistero – Sassari -Storia della Sardegna Scienze politiche – Chieti – Storia dell’Italia contemporanea.
STORIA MODERNA – raggruppamento n.M0211
Posti a concorso:
Giurisprudenza – Salerno – Storia moderna Lettere e filosofia -Catania – Storia moderna Lettere e filosofia – Istituto orientale Napoli – Storia moderna Lettere e filosofia – Parma Storia moderna Lettere e filosofia -Univ. Basilicata (Pz) – Storia moderna Lettere e filosofia -Udine- Storia moderna Scienze politicheChieti – Storia dell’età dell’illuminismo Scienze politiche – Palermo – Storia moderna Scienze politiche -Pisa -Storia moderna Scienze politiche – Torino – Metodologia della ricerca storica Sociologia – Trento -Storia moderna.
STORIA ECONOMICA – raggruppamento n.P0300
Posti a concorso:
Economia e commercio- Salerno – Storia economica Economia e commercio – Trento – Storia economica Economia e commercio -Trieste – Storia economica Economia e commercio Bari – Storia economica Giurisprudenza – Bari – Storia economica Giurisprudenza – Reggio Calabria – Storia economica.
STORIA DELL’AMERICA – raggruppamento n.Q0300
Posti a concorso:
Giurisprudenza – Bari – Storia moderna e contemporanea dell’America Lettere e filosofia Genova – Storia americana Lettere e filosofia – Lecce – Storia americana Scienze politiche Chieti – Storia e istituzioni dell’America latina
STORIA DELL’AFRICA – raggruppamento Q0610
Posti a concorso:
Magistero – Palermo – Storia dell’Africa mediterranea
STORIA SLAVA – raggruppamento n. M0212
Posti a concorso:
Lingue e letterature straniere – Udine – Storia dei paesi slavi Scienze politiche – Palermo Storia e istituzioni dell’Europa orientale.
STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE Posti a concorso: Magistero- Firenze – Storia delle dottrine politiche Magistero -Messina – Storia della filosofia politica.
STORIA DELLE ISTITUZIONI Posti a concorso: Scienze politiche-Messina – Storia dell’amministrazione pubblica Scienze politiche-Torino – Storia delle istituzioni politiche.
3.3. BORSE DI DOTTORATO IN STORIA, VIII ciclo (Gazzetta ufficiale 28.4.1992,
n.34-bis) – scadenza domande 13.8.1992
STORIA CONTEMPORANEA: CLASSE DIRIGENTE ITALIANA, ORGANIZZAZIONE DELLO STATO E
RELAZIONI INTERNAZIONALI
Sede amministrativa: Università degli studi di PISA
posti 2, durata anni 3
STORIA DEL PENSIERO E DELLE ISTITUZIONI POLITICHE
Sede amministrativa: Università degli studi di TORINO. Consorziate: Bologna, Firenze, Genova, Pavia
posti 3, durata anni 3
STORIA DEL REPUBBLICANESIMO E DEL COSTITUZIONALISMO (SEC. XVI-XX) IDEE POLITICHE ISTITUZIONI SOCIETA’
Sede amministrativa: Università degli studi
di MESSINA. Consorziate: Firenze, Milano, Padova, Pisa
posti 2, durata anni 3
STORIA DELL’AFRICA
Sede amministrativa: Università degli studi di SIENA. Consorziate: Genova, Pavia, Roma La Sapienza.
posti 3, durata anni 3
STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE, DELLE ISTITUZIONI POLITICHE E FILOSOFIA DELLA POLITICA
Sede amministrativa: Università degli studi di ROMA La Sapienza
posti 3, durata anni 3
STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
Sede amministrativa: Università degli studi di FIRENZE. Consorziate: Perugia, Pisa, Trieste
posti 3, durata anni 3
STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
Sede amministrativa: Università degli studi di ROMA La Sapienza
posti 3, durata anni 3
STORIA ED ISTITUZIONI DELL’ASIA E DELL’AFRICA MODERNA E CONTEMPORANEA
Sede amministraiva: Università degli studi di CAGLIARI. Consorziate: Bologna, Napoli Federico II, Pisa, Trieste
posti 3, durata anni 3
STORIA MODERNA E CONTEMPORANEA (STORIA DELLA FAMIGLIA E DELLA IDENTITA’DI GENERE TRA XVIII E XX SECOLO NELLA SOCIETA’ EUROPEA)
Sede amministrativa: Istituto Orientale di NAPOLI. Consorziate: Bologna, Torino
posti 2, durata anni 3
STORIA ECONOMICA
Sede amm.: BARI. Consorziate : Ancona, Orientale Napoli, Roma La Sapienza
posti 7, durata anni 3
STORIA ECONOMICA
Sede amm.: NAVALE NAPOLI. Consorziate: Bari, Genova, Orientale Napoli, Roma La Sapienza
posti 7, durata anni 3
STORIA ECONOMICA E SOCIALE
Sede amm.: BOCCONI MILANO Consorziate: Bologna, Parma, Pavia, Venezia
posti 7, durata anni 3

STORIA (URBANA E RURALE)
Sede amm.: PERUGIA Consorziate: Ancona, Macerata, La Sapienza Roma, Siena
posti 3, durata anni 3
STORIA DELLA SOCIETA’ EUROPEA
Sede amministrativa: MILANO
posti 3, durata anni 3
STORIA DELLA SOCIETA’ EUROPEA
Sede amministrativa: NAPOLI
posti 3, durata anni 3
STORIA DELLA SOCIETA’ EUROPEA
Sede amministrativa: PAVIA. Consorziate: Milano, Cattolica Milano, Trento
posti 3, durata anni 3
STORIA DELLA SOCIETA’ EUROPEA
Sede amministravia: PISA. Consorziate: Firenze
posti 4, durata anni 3
STORIA DELLA SOCIETA’ EUROPEA
Sede amministrativa: TORINO
posti 3, durata anni 3
STORIA DEI PARTITI E MOVIMENTI POLITICI
Sede amministrativa: URBINO. Consorziate: Chieti, Siena
posti 3, durata anni 3
STORIA DEL FEDERALISMO E DELL’UNITA’ EUROPEA
Sede amm.: PAVIA. Consorziate: Firenze,
Genova, Siena, Torino
posti 2, durata anni 3
3.4. I Concorsi per ricercatore in STORIA CONTEMPORANEA
Aggiorniamole schede sui concorsi per ricercatore pubblicate sui bollettini 5 e 6 seguendo la numerazione e i criteri tipografici di allora:
27. Libera Università di Chieti, Teramo, fac. di Scienze Politiche. G.U. 24.2.89. Prove scritte 2-3.7.90 – poi cfr. Bollettino n. 6, p. 22.
Le prove orali non sono state ancora tenute.
33. Università di Bologna, sede di Forlì, fac. di Scienze Politiche. G.U. 3.7.91. Prove scritte 10-11.3.1992
commiss.: Aldo Agosti, Emilio Franzina (A), Paolo Pombeni (IP)
concorr.: Fulvio Cammarano, Aurelio Alaimo vincitore: Fulvio Cammarano

38. Università di Siena, fac. di Giurisprudenza, G.U. 29.11.1991 n. 94 bis
commiss.:
concorr.:
39. Università della Tuscia (Viterbo), fac. Conservazione dei beni culturali, G.U.
29.11.1991, n. 94 bis
commiss.: Elio D’Auria (IP), Silvio Lanaro, Eligio Vitale (A)
concorr.:
40. IULM, Milano, fac. di Lingue e letterature straniere, G.U. 20.3.1992, n. 23 bis
commiss.:
concorr.:
41. Università di Trieste, Scuola internazionale superiore di studi avanzati, G.U.
20.3.1992 n. 23 bis
commiss.:
concorr.:
42. Università di Bari, fac. di Lettere e filosofia, G.U. 8.5.1992 n. 36 bis
commiss.:
concorr.:
43. Università di Trieste, fac. di Magistero, G.U. 8.5.1992 n.36 bis
commiss.:
concorr.:
4. IL PROBLEMA DEI NUOVI RAGGRUPPAMENTI
4.1. Delibera del Consiglio di Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino del 14.7.1992
Settori scientifico-disciplinari. Osservazioni critiche della Facoltà.
La Facoltà prende in esame i Settori Scientifico-Disciplinari, ai sensi dell’art. 14 della L. 341/90 e con riferimento alla Nota Ministeriale, prot. 1926, del 30.4.1992, in allegato alla quale vengono trasmessi gli elenchi, elaborati dal C.U.N. dei Settori Scientifico-Disciplinari e della corrispondenza fra le discipline dei Settori Scientifico-Disciplinari e le discipline dei raggruppamenti concorsuali.
Dopo ampia e articolata discussione, e dopo aver apprezzato la volontà espressa dal C.U.N. e dal Ministero di razionalizzazione di una questione tanto complessa, mentre approva unanime la proposizione dei Settori Scientifico-Disciplinari così come viene espressa nella maggioranza dei casi, su alcuni punti specifici – qui di seguito elencati – la Facoltà, sempre unanime manifesta una serie di proprie osservazioni critiche.
Osservazioni critiche relative ai raggruppamenti M02A, M02B, M04X, P03A, QOIC.
1. Sotto la voce STORIA CONTEMPORANEA (M04X) sono comprese Storia dell’Industria e Storia dell’Agricoltura, che compaiono pure nella voce STORIA ECONOMICA (P03A). Fin qui bene. Accanto a Storia dell’Industria è indicata la sigla M04X, il che significa che una cattedra bandita per Storia dell’Industria verrebbe riservata a una Commissione di storici contemporanei (oppure a una di storici dell’economia, secondo le indicazioni della facoltà, quindi connetta separazione tra i concorsi di Storia Contemporanea/ Storia economica).
Senonché, la sigla M04X manca accanto a Storia dell’Agricoltura, il che lascia la possibilità di confusioni concorsuali tra docenti di Storia contemporanea e Storia Economica).
Si richiede di conseguenza che nel raggruppamento STORIA CONTEMPORANEA (M04X), alla sottovoce Storia dell’Agricoltura sia aggiunta la sigla M04X, in analogia con quanto già operato per Storia dell’Industria.
2. Mentre esiste un raggruppamento STORIA DELL’EUROPA ORIENTALE (M02B), la disciplina Storia dell’Europa Occidentale è ridotta a sottovoce di STORIA MODERNA (M02A) e STORIA CONTEMPORANEA (M04X). Non si capisce tale disparità, che sacrifica discipline di una certa tradizione (e differenza) come Storia della Francia, Storia della Germania, etc.
Si richiede che Storia dell’Europa Occidentale abbia la stessa dignità di STORIA DELL’EUROPA ORIENTALE (M02B) e la possibilità di articolarsi per storie nazionali.
3. Nel raggruppamento STORIA MODERNA (M02A) esiste la sottovoce Storia e Tecnica Militare – va bene, anche se pare assurda la specificazione “tecnica”. Nel raggruppamento STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE (QO1C) esiste la sottovoce Storia delle Istituzioni militari. Va bene. Nel raggruppamento STORIA CONTEMPORANEA (M04X) manca Storia Militare: perché?
Si richiede di inserire nel raggruppamento STORIA CONTEMPORANEA (M04X) la Storia Militare (con sigla M04X) per impedire confusioni concorsuali). Si richiede inoltre di correggere, nel raggruppamento STORIA MODERNA (M02A), la sottovoce Storia e Tecnica Militare in Storia Militare (con sigla M02A).
4.2. Delibera del Consiglio di Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. Storia contemporanea: osservazioni
L’articolazione del settore STORIA CONTEMPORANEA (M04X) corrisponde solo in parte ai principi enunciati nei punti relativi ai Criteri per la costituzione dei settori e alla Corrispondenza tra discipline dei settori e discipline dei raggruppamenti di cui alla legge 341/ 90, confermata dalle pagine introduttive al documento del C.U.N. Di qui la necessità di una revisione non marginale della proposta.
A) Ridefinizione del settore:
Poiché elemento caratterizzante dell’età contemporanea è il suo carattere mondiale, in riferimento alla proposta di aprire un settore denominato STORIA E ISTITUZIONI DEI PAESI EXTRAEUROPEI (cfr. punto 3) p. 12 delle Note ai settori scientifico-disciplinari approntate dal C.U.N.) si osserva quanto segue:
Le discipline afferenti a tale settore rivestirebbero grande interesse per una più corretta articolazione del settore STORIA CONTEMPORANEA (M04X); si propone quindi che le “discipline storiche con un consolidato contenuto internazionalistico” ivi segnalato vengano inserite nel settore STORIA CONTEMPORANEA (M04X), per il quale appaiono di gran lunga più rilevanti e significative di quanto non lo siano alcune di quelle previste nella proposta C.U.N.
B) Articolazione interna del settore (M04X):
1) Storia contemporanea e Storia dell’età contemporanea paiono essere diverse dizioni di un’unica disciplina: si chiede dunque che esse vengano ricondotte all’unica dizione di Storia contemporanea;
2) Si chiede il ripristino di Storia dell’Europa contemporanea, che appare disciplina più ampia e scientificamente più idonea ad affrontare realtà e trasformazioni dell’epoca contemporanea di quanto non lo sia la dizione di Storia dell’Europa occidentale che viene qui proposta;
3) Si chiede l’inclusione di Storia dell’Italia contemporanea, disciplina che vanta solide tradizioni sia dal punto di vista scientifico che didattico, e che per la sua rilevanza deve essere mantenuta separata da Storia contemporanea: una inclusione che appare tanto più motivata ove si consideri che si è ritenuto opportuno mantenere una autonoma presenza a Storia di una regione italiana;
4) Fermo restando quanto indicato nelle note di accompagnamento del C.U.N. relativamente alle discipline presenti in più settori, si rende opportuna l’aggiunta del riferimento al settore (M04X) nel caso di Storia dell’agricoltura, al fine di evitare ogni possibile confusione nella definizione dell’elettorato concorsuale;
5) Si chiede l’inclusione di Storia economica e sociale dell’età contemporanea, in analogia con le discipline previste nei settori STORIA MEDIEVALE (M01X) e STORIA MODERNA (M02A), visto che i temi a cui tale disciplina si riferisce appaiono essere in epoca contemporanea almeno altrettanto rilevanti che nelle fasi storiche precedenti;
6) Si chiede l’inclusione nel settore STORIA CONTEMPORANEA (M04X) di Storia sociale, a nostro parere erroneamente ricompresa e annullata nella disciplina Storia moderna del settore (M02A), quasi che la storia sociale esista solo in relazione all’età moderna e non sia invece una disciplina dotata di statuto autonomo e passibile di diverse declinazioni cronologiche. Oltretutto, l’inclusione di tale disciplina potrebbe permettere la cancellazione di Storia dello sport e di Storia della sanità pubblica, che per il loro carattere non sembrano tali da rispondere alle prescrizioni dell’art. 14 della legge 341/90;
7) Storia della questione meridionale si configura come parte della più generale disciplina indicata come Storia del Mezzogiorno e da essa non separabile. Si chiede dunque che venga compresa sotto tale dizione;
8) Sia dal punto di vista didattico che scientifico sembra preferibile unificare sotto un’unica dizione Storia del movimento contadino e Storia del movimento operaio (Storia del movimento operaio e contadino), la cui divisione non giova alla comprensione della complessità dei processi propri dell’età contemporanea.
5. ABBIAMO RICEVUTO
5.1. L’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiana
Nel luglio del 1992 è stata costituita in Roma l’Associazione delle istituzioni di cultura italiana (AICI). Vi hanno aderito 36 tra i più prestigiosi Istituti e Fondazioni culturali operanti quasi tutti nel campo delle scienze storiche e sociali, ma sono già preannunciate altre significative adesioni.
Prima di accennare alle finalità che l’AICI si propone di raggiungere, vale la pena di ripercorrere sinteticamente l’iter che ha portato alla sua costituzione. Due appuntamenti importanti, la revisione del Trattato di Roma con la possibilità di arrivare a definire una politica culturale europea, e la Terza Conferenza Nazionale degli Istituti culturali organizzata dal Ministero per i beni culturali per l’autunno del ’91, avevano spinto, a partire dalla primavera del ’91, i rappresentanti di un consistente gruppo di Istituti culturali a riunirsi intorno a un tavolo per esaminare insieme una serie di punti nodali e proporre soluzioni organiche. Si trattava di affermare la presenza insostituibile degli Istituti culturali nel tessuto socio-culturale del paese, con tutti i problemi connessi al funzionamento e alla gestione delle loro strutture; di adoperarsi per valorizzare l’importante patrimonio librario, archivistico e museografico messo a disposizione della collettività e per coordinare le modalità di descrizione di tale patrimonio non solo tra gli Istituti italiani, ma anche a livello europeo; di trovare un più efficace raccordo tra Istituzioni private e Università nel campo della ricerca; di definire corrette modalità di rapporto tra finanziamento pubblico e privato, nel momento in cui la cultura sembrava avviarsi a diventare terreno privilegiato di investimenti di energie e di mezzi.
Un positivo momento di verifica di tale iniziativa si ebbe in occasione della Terza Conferenza Nazionale: su ciascuno dei temi in discussione un rappresentante di un Istituto culturale presentò una relazione il cui contenuto era stato concordato con il gruppo di Istituti che faceva parte del coordinamento.
Uno dei punti su cui l’intervento degli Istituti è risultato più efficace è stata la definizione di un regolamento attuativo della legge 123/80. In base a questa legge molti Istituti culturali italiani ricevono dal Ministero per i beni culturali un contributo annuo, la cui entità è fissata in una tabella elaborata ogni tre anni dallo stesso Ministero.
Visti i risultati positivi che è possibile ottenere coordinandosi, è sembrato opportuno trasformare un coordinamento informale in un’associazione aperta a tutte le Istituzioni culturali italiane (e quindi non solo a quelle che rientrato nell’ambito del Ministero per i beni culturali) in grado di documentare un’attività scientifica consolidata nel tempo e dotate di patrimoni documentari aperti in maniera stabile alla consultazione.
I compiti di questa Associazione sono così sintetizzati nello statuto: ” … rendersi interprete nelle linee generali degli interessi delle Istituzioni di cultura sia in sede nazionale che in sede comunitaria e presso organismi internazionali; promuovere, in forma coordinata, iniziative idonee a razionalizzare e migliorare la gestione dei servizi delle Istituzioni aderenti, valorizzandone le strutture e i patrimoni; organizzare un servizio di informazione con lo scopo di documentare l’attività delle Istituzioni di cultura; organizzare un servizio di consulenza legale e tributaria; promuovere iniziative di qualificazione e di aggiornamento del personale”.
La struttura dell’Associazione prevede un presidente, un comitato esecutivo, un collegio dei revisori dei conti, un segretario e un tesoriere, che durano in carica per due anni. Organo sovrano resta l’assemblea dei soci.
Ciò che in definitiva l’AICI si propone è di sostenere l’opera che i grandi Istituti culturali svolgono in campo nazionale. Come è noto, l’agilità delle loro strutture interne e i rapporti con gli ambienti scientifici internazionali hanno consentito a tali Istituzioni di prendere iniziative seminariali e di ricerca che hanno segnato delle tappe importanti nello sviluppo degli studi in Italia. Senza dire che, data la ricchezza dei patrimoni documentari posseduti in ambiti precisi di specializzazione, le loro biblioteche hanno spesso assolto funzioni di supplenza nei confronti di strutture pubbliche più impacciate nel funzionamento per la loro stessa natura.
Certo, da alcuni anni a questa parte, il peso delle difficoltà economiche ha agito da freno, tanto più che i contributi erogati dallo Stato o dagli Enti locali si sono rivelati sempre più insufficienti. Anche da questa pesante situazione economica è nata la spinta a creare un’associazione che, su questo piano, mira a individuare e proporre forme di aiuti indiretti da parte dello Stato (per es. una più chiara normativa riguardante le assegnazioni del personale docente) a trovare raccordi operativi con l’Università sia per iniziative seminariali e di ricerca sia per l’organizzazione dei dottorati di ricerca. Fino a poco tempo fa ci si era messi in ordine sparso, incentivando la politica dei finanziamenti a pioggia che non risulta pagante per nessuno. Anche sotto questo profilo è di grande rilievo il fatto che molte Istituzioni note a livello nazionale abbiano trovato un terreno comune di intesa e abbiano deciso di dar vita a un’associazione che tenti di trovare soluzioni organiche a problemi comuni, pur nel rispetto della specificità di ciascuna Istituzione associata.
Lucia Zannino
La prima assemblea dell’AICI, la cui sede provvisoria si trova presso la Fondazione Basso (Roma), si è svolta subito dopo la costituzione dell’Associazione e ha eletto come presidente il prof. Gabriele De Rosa (Istituto L. Sturzo, Roma), il quale ha nominato come segretario la dott.ssa Lucia Zannino (Fondazione Basso, Roma) e come tesoriere la dott.ssa Fernanda Roscetti (Istituto nazionale di studi romani, Roma). Il comitato esecutivo sarò eletto nell’Assemblea che si terrà nella seconda metà di Settembre.
Le Istituzioni che hanno fondato l’Associazione sono:
Istituto A. Cervi (Roma), Fondazione Istituto Granisci (Roma), Istituto internazionale J. Maritain (Roma), Istituto L. Sturzo (Roma), Istituto nazionale di studi romani (Roma), Istituto Paolo VI (Roma), Società geografica italiana (Roma), Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza (Roma), Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (Roma), Associazione don Giuseppe De Luca (Roma), Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno in Italia (Roma), Fondazione Basso-Issoco Roma), Fondazione G. Brodolini (Milano-Roma), Fondazione G. Pastore (Roma), Fondazione P. Nenni (Roma), Istituto della Enciclopedia italiana (Roma), Istituto per la storia del Risorgimento italiano (Roma), Istituto storico italiano per il Medioevo (Roma), Istituto per ;li studi del Medio ed Estremo Oriente (Roma), Fondazione L. Einaudi (Roma), Centro studi P. Gobetti (Torino), Museonazionale del Risorgimento italiano (Torino), Archivio nazionale -inematografico della Resistenza (Torino), Fondazione di studi storici F. Turati (Firenze), istituto veneto di scienze, lettere ed arti (Venezia), Società europea di cultura (Venezia), Fondazione G. Feltrinelli (Milano), Centro di documentazione ebraica contemporanea (Milano), Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà (Trento), Istituto per lo sviluppo delle scienze religiose (Bologna), Istituto di ricerche di storia sociale e religiosa (Vicenza), Ente Casa Oriani (Ravenna), Centro internazionale di etnostoria (Palermo), Istituto italiano per gli studi storici (Napoli), Domus Galileana (Pisa), Istituto italiano per gli studi filosofici (Napoli).
Altri istituti stanno perfezionando le formalità per l’adesione, tra gli altri: Fondazione L. Einaudi (Torino), Fondazione U. Spirito (Roma), Istituto lombardo di lettere, scienze ed arti, Milano), Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (Milano).
5.2. Lettere dagli Stati Uniti
I. L’Association of Research Libraries americana compila alla fine di ogni anno accademico una classifica delle principali biblioteche universitarie statunitensi e canadesi e un breve repertorio delle biblioteche pubbliche utilizzabili per ricerche in campo umanistico e scientifico. La classifica è realizzata sulla base di cinque indici: volumi posseduti dalla biblioteca, volumi acquisiti durante l’anno esaminato, periodici correnti, unità di personale impiegato. Sono normalmente esaminate solo le principali biblioteche universitarie (per intenderci quelle frequentate essenzialmente da ricercatori, docenti e studenti in dottorato): ad esempio, la Wiedner Library per la Harvard University, la prima in classica; a meno che non sia segnalato un diverso criterio di valutazione (per sedi universitarie articolate in più insediamenti, e quindi in diverse biblioteche, come ad esempio nel caso della Rutgers University nel New Jersey).
Riportiamo qui la classifica realizzata per l’anno universitario 1990/91, (130 kb) utile sia per chi volesse recarsi negli Stati Uniti per ricerca, sia per la nostra discussione sulle biblioteche. Ovviamente non si tratta qui di paragonare il patrimonio bibliotecario e soprattutto gli acquisti correnti (anche se fortemente ridotti in questi anni, specialmente nei periodici, a causa della recessione economica) delle università americane, ma piuttosto di commentare e di prendere ad esempio informazioni e valutazioni messe a disposizione dai servizi bibliotecari americani per il nostro lavoro sul caso italiano.

II.Mi capita spesso di rispondere a domande fattemi da colleghi e da amici circa la prassi accademica delle assunzioni e promozioni e l’andamento del mercato del lavoro universitario negli Stati Uniti. Per chi è abituato, o meglio rassegnato, in Italia alla mancanza di informazioni, alla ricerca della Gazzetta ufficiale, a mantenersi in contatto personale con professori, studenti e colleghi per avere qualche notizia circa nuovi concorsi e borse di studio, magari banditi nel mese di agosto, rimane meravigliato per la circolazione rapida e pubblica di informazioni nel mondo universitario statunitense. Bisogna premettere che si tratta di un mercato del lavoro molto diverso dal nostro: vasto, assai mobile e flessibile, molto più articolato e gerarchizzato nei compiti, negli stipendi, nelle mansioni assunte, nel prestigio di alcune sedi universitarie rispetto ad altre. Un prestigio valutato in base alla tradizione dell’università, alla sua collocazione geografica, alle sue infrastrutture, al corpo accademico e alla provenienza sociale ed etnica degli studenti; e non sempre dipendente dai compensi e dalle tenures -posti di ruolo – distribuiti: famosa è infatti l’università di Harvard per conferire ai docenti più giovani, che da essa ricevono prestigio per la carriera, stipendi assai bassi, corsi pesanti d’insegnamento e rare tenured positions.
Sono essenzialmente riassumibili in tre categorie, nel mondo accademico americano, le carriere professionali percorribili e pertanto rintracciabili negli annunci concorsuali: la carriera direttiva ed amministrativa (quella che porta ad essere presidente, rettore o Dean di una università odi un collegio universitario), a tempo pieno e ad alto livello e pertanto diversa da quella di docente e di direttore di un dipartimento (anche se ripensamenti e ritorni all’insegnamento sono possibili); la carriera docente; il lavoro di bibliotecario e di conservatore in biblioteche universitarie. I bibliotecari hanno spesso anche mansioni docenti in corsi afferenti alla loro formazione culturale: ad esempio, in insegnamenti di storia se il loro B.A. o Master sono relativi a studi storici; in alcuni casi, sono docenti a tempo pieno in scuole universitarie per la formazione professionale di bibliotecari, archivisti e conservatori.
Il settimanale nazionale, assai diffuso nelle università americane, The Chronicle of Higher Education e i principali giornali con sezioni relative alla Higher Education informano sui posti vacanti nel campo amministrativo e direttivo. Gli stessi giornali pubblicano avvisi riguardanti essenzialmente posti di prestigio nel campo dell’insegnamento (ad esempio la sezione “Careers in Education” sul New YorkTimes della domenica, per l’area newyorkese e, più in generale, per il mondo di lingua anglosassone, i supplementi settimanali del londinese Times: Times Higher Education Supplement e il Times Literary Supplement. I bibliotecari hanno una loro America Libraries’ Association che distribuisce una rivista mensile ed un bollettino periodico, recanti informazioni sui posti vacanti, banditi con indicazioni di specializzazione, incarichi da assumere, anzianità richiesta, stipendio base offerto.
Quali sono le fonti dalle quali uno storico può trarre informazioni per cercare lavoro, negli Stati Uniti e dagli Stati Uniti in un mondo accademico di lingua inglese, sia che sia un neo-addottorato o studente in Ph.D con alcuni capitoli della tesi di dottorato già scritti, e con l’intenzione di discuterla entro un anno, alla ricerca di una prima assunzione, sia che sia un professore con anni di carriera alle spalle, desideroso di assumere un migliore incarico o costretto a spostarsi per non essere entrato in ruolo alla scadenza del contratto? Oltre ai giornali già ricordati, la prima fonte da consultare è il bollettino mensile, Perspectives, che l’American Historical Association, con sede a Washington, invia a tutti i suoi membri. Esso annuncia, in appendice, divisi per aree continentali, posti, materie, termini di presentazione per l’insegnamento della storia negli Stati Uniti. Mensilmente vengono anche annnunciate borse, contratti brevi, impieghi all’estero, principalmente in Gran Bretagna, in Canada, in Australia e in sedi universitarie di ex-colonie britanniche.
E’ interessante notare che la AHA si riserva il diritto di rifiutare la pubblicazione di posti sospettabili di discriminazione nei confronti di minoranze, in base all’articolo 7 del Civil Rights Act del 1964. Alcune indicazioni circa tali discriminazioni provengono dall’American Association of University Professors e può pertanto accadere di veder pubblicato su Perspectives domande di lavoro accompagnate da un asterico che indica la parzialità mostrata in passato dal collegio universitario offerente. Non in tutti i casi i bandi sono corredati, a differenza di quanto accade per il bollettino dei bibliotecari, da indicazioni di salario (che ricordiamo, nelle università private americane, sono stabiliti sempre individualmente in base ad una contrattazione che il candidato conduce con il dipartimento e con il Dean). Però, il livello messo a concorso (instructor, ossia addottorando, assistant professor, associate professor, full professor), oltre alle conoscenze delle possibilità finanziarie e al costo della vita della sede universitaria prescelta, sono già di per sè indicazioni valide per la contrattazione. In pochi casi, a nostra lettura, viene richiesto ai candidati d’essere cittadini americani o residenti permanenti negli Stati Uniti (possessione della Green card), fatto che solleciterebbe anche un tentativo d’assunzione da parte di qualche nostro giovane storico italiano in possesso di un dottorato italiano o straniero, non necessariamente statunitense, se attualmente il mercato del lavoro, specialmente in campo umanistico e storico, non fosse così difficile a causa della crisi che colpisce da qualche anno anche questo paese.
New York, maggio 1992
PATRIZIA DOGLIANI