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Cicli di storia, il mistero della proposta scomparsa

di Giovanni Belardelli

SCUOLA MATERIE
Senza un’idea di continuitý Ë impossibile lo studio del passato

dal Corriere della sera, 3 marzo 2001

RIFORME De Mauro prima accoglie le critiche, poi ci ripensa. E si riparla di lobby all’ombra del ministero Cicli di storia, il mistero della proposta scomparsa. Mentre continua sulla stampa la discussione sui programmi di storia per la nuova scuola di base, non Ë stata perÚ richiamata l’attenzione su un particolare, sconcertante e grave, di tutta la vicenda. Si tratta di questo. Il ministro De Mauro, intervenendo alla Commissione cultura della Camera il 21 febbraio, si era mostrato assai sensibile alle critiche che da varie parti erano state mosse a quei programmi. E aveva annunciato che, di lÏ a una settimana, avrebbe presentato al Consiglio nazionale della pubblica istruzione, organo consultivo del ministero, due ipotesi: la vecchia, criticatissima proposta che prevede lo studio sistematico e cronologico della storia solo per una volta, dai 10 ai 15 anni; e una nuova proposta che, recependo la principale richiesta venuta dalla comunitý degli storici e dal mondo della scuola, prevede invece uno studio della storia ripetuto due volte, nella scuola di base e poi nell’ intero quinquennio delle superiori. A distanza di una settimana, perÚ, questa seconda proposta avanzata dal ministro Ë semplicemente scomparsa dal testo dei nuovi curricoli rimesso alla valutazione del suddetto Consiglio nazionale della pubblica istruzione. » impossibile non chiedersi come mai De Mauro non abbia dato corso all’intenzione manifestata pochi giorni prima. Essendo fuori discussione la buona fede del ministro (che, come tutti sanno, Ë anche uno studioso insigne), bisogna supporre che egli non abbia potuto operare diversamente. Bisogna supporre cioË che, al momento di licenziare i nuovi programmi, abbia pesato in modo determinante quella specie di casta di ´addetti ai lavoriª, composta da alcuni dirigenti ministeriali e da alcuni pedagogisti influenti, che ormai da anni esercita un controllo strettissimo sul nostro ordinamento scolastico. » a questi esperti che si deve la sostanziale estraneitý dei nuovi programmi di storia a ogni idea dell’insegnamento come trasmissione di conoscenze, mentre si pretenderebbe invece che giovani di 12 o 13 anni siano in grado di ´riconoscere, leggere e interrogare fonti storicheª, vale a dire ciÚ che viene fatto di norma in un dottorato di ricerca. Mario Pirani, sulla Repubblica di qualche giorno fa, si Ë riferito a questa casta di esperti parlando di una dittatura che essa esercita sul mondo della scuola. In effetti, consapevole che i ministri passano (in Italia anche assai pi˜ rapidamente che in altri Paesi), ma i burocrati e i consulenti loro amici restano, questa casta tende a esercitare un potere in proprio, indipendente dal titolare del dicastero. La propensione degli apparati burocratici a esercitare il potere autonomamente rispetto ai responsabili politici Ë un fatto ben noto. Resta, non di meno, un fatto grave, poichÈ ci troviamo di fronte a un potere che agisce in modo non trasparente, senza cioË dover rendere conto pubblicamente del proprio operato. » avvenuto cosÏ che, tenendo in nessuna considerazione le aperture manifestate da De Mauro, il documento consegnato al giudizio del Consiglio nazionale della pubblica istruzione confermi appieno l’assurda pretesa che la storia venga ristudiata in modo approfondito nel triennio delle superiori, come se si possa approfondire in tre anni ciÚ che fino a oggi si faceva in cinque, cioË nell’intero ciclo delle superiori. Per restringere l’intera storia in un triennio ci si dovrý, come gli esperti ministeriali del resto invitano a fare, limitare a scegliere temi o periodi particolari. Avremo cosÏ una generazione di specialisti dell’Atene dell’etý di Pericle o della Shoah, e inconsapevoli di quasi tutto il resto . Questo modo di procedere spezza evidentemente l’idea stessa di continuitý storica, senza la quale diventa pressochÈ impossibile ogni studio del passato. Di ciÚ, tuttavia, Ë assai probabile che alla suddetta casta ministerial-pedagogica non importi proprio nulla.