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Consumi e cittadinanza

la società del benessere e dei consumi nell’Italia del miracolo economico
Coordinatrici: Elisabetta Bini (New York University) Marzia Maccaferri (Università di Bologna)
Venerdì 26 settembre
II Sessione: 9.00-13.00
Aula 2

Recenti ricerche storiografiche hanno rilevato la centralità dei consumi come fattore di cittadinanza e legittimazione politica nella storia contemporanea. Il presente panel intende raccogliere gli spunti interpretativi provenienti dalla storiografia statunitense ed europea per analizzare un tema che solo di recente ha conquistato uno spazio autonomo nella storiografia: quello del rapporto esistente tra la diffusione dei consumi di massa e la ridefinizione della cittadinanza nell’Italia del miracolo economico. A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta il processo di ricostruzione e stabilizzazione economica in Italia poteva considerarsi compiuto. Se per tutto il XIX e la prima parte del XX secolo la quota maggiore dello sviluppo economico era dipesa dalle grandi infrastrutture e dalle cosiddette «industrie pesanti» (ferrovia e siderurgia), la particolarità del secondo dopoguerra, e soprattutto degli anni Sessanta, fu invece lo sviluppo dei consumi privati. In questo contesto si modificarono le dinamiche della creazione del consenso. Da adesso in poi sarebbe stato il complesso dei beni a disposizione per quasi tutti i cittadini a fare la differenza: una casa confortevole fornita di moderni elettrodomestici e di nuovi mezzi di comunicazione di massa (prima la radio poi la televisione), una scelta sufficiente nell’abbigliamento, tempo libero da trascorrere facendo sport o andando in vacanza. Spostando la prospettiva di analisi dagli aspetti puramente economici a quelli socio-culturali e politici del consumo, il panel intende offrire un quadro il più possibile vario dei dibattiti che accompagnarono la diffusione dei consumi e ne definirono il significato. Si intersecherà dunque l’analisi delle interpretazioni offerte dai principali partiti politici con quella fornita dagli intellettuali e dagli industriali italiani. In particolare, si evidenzieranno i modi in cui diversi gruppi concettualizzarono lo standard di vita e l’accesso ai consumi e al tempo libero come un elemento di legittimazione politica e di ridefinizione dei rapporti tra cittadini e governanti, e la misura in cui l’emergere di identità collettive legate ai consumi diede luogo a un’interpretazione dell’accesso al benessere come un diritto di cittadinanza fondamentale.

Programma
  1. Elisabetta Bini (New York University) – I consumi come veicolo di cittadinanza femminile nell’Italia del boom economico: il PCI e l’Unione Donne Italiane

    L’intervento si focalizzerà sull’interpretazione offerta dal PCI e dall’UDI del rapporto tra la diffusione dei consumi di massa e la ridefinizione della cittadinanza tra la seconda metà degli anni ’50 e gli anni ’60. Attraverso l’analisi delle riviste Vie Nuove e Noi Donne, nonchè delle carte del partito e dell’UDI, si evidenzierà il fatto che, nel contesto della guerra fredda e del miracolo economico, il PCI pose i consumi al centro del proprio progetto politico e delle proprie attività quotidiane. Sostenne dunque che la diffusione della prosperità attraverso l’avanzamento tecnologico avrebbe dovuto condurre a un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione ed essere concepito come un diritto sociale piuttosto che un atto individuale. L’UDI, in particolare, interpretò i consumi come un diritto delle donne, ponendo l’accento sul fatto che la diffusione degli elettrodomestici e dei beni di consumo di massa avrebbero permesso alle donne di ridurre il proprio lavoro domestico.

  2. Giulia Guazzaloca (Università di Bologna – sede di Forlì) – La televisione: strumento di cultura o «fagiolone d’oro»? Il rapporto tra TV e «società del benessere» nell’Italia degli anni Cinquanta-Sessanta

    L’intervento intende ricostruire come intellettuali e politici affrontarono il tema dell’impatto della televisione nei costumi, negli stili di vita e nella cultura della società italiana degli anni ’50-‘60. Analizzando le riflessioni sulla stampa, gli interventi parlamentari, saggi e pubblicazioni di vario tipo si cerca di evidenziare i temi-chiave del dibattito sui nessi TV-benessere-crescita culturale, anche alla luce delle peculiari modalità di gestione del servizio pubblico televisivo e dei suoi legami col potere politico. Attraverso questo dibattito si dovrebbe comprendere, quindi, se e a quali condizioni la televisione riuscì ad «accreditarsi» quale mezzo di accrescimento culturale, civile e politico; se e come superò lo status di bene voluttuario per diventare parte integrante dei diritti connessi alla cittadinanza democratica.

  3. Tristan Kirvin (New York University) – Gli spazi del progetto nazionalizzatore dell’ENI

    L’intervento si concentrerà sull’interpretazione fornita dall’ENI del benessere come strumento di nazionalizzazione degli italiani. Nel 1954 Enrico Mattei sostenne che sarebbe stato necessario sostenere una politica dei redditi e uno stimolo ai consumi secondari per evitare la situazione di “apparente prosperità” dei paesi le cui economie si basavano sul petrolio. Negli anni ’50, tuttavia, Mattei pose l’accento soprattutto sulla sfera della produzione—la fabbrica—come principio di rinascita del Paese, e scuola di solidarietà e democrazia. Nel corso degli anni sessanta l’ente si interessò maggiormente dei consumi, sia dei dipendenti e delle loro famiglie, fondando il Villaggio ENI di Corte di Cadore e varie colonie per bambini, sia degli italiani che si recavano nelle stazioni di servizio. Questi spazi venivano immaginati come luoghi di svago, e come una rete che univa e omogenizzava il Paese.

  4. Marzia Maccaferri (Università di Bologna) – Un gruppo di intellettuali italiani fra società opulenta e democrazia del benessere. «Il Mulino» 1958-1968

    L’intervento intende ricostruire come gli intellettuali afferenti alla rivista “Il Mulino” affrontarono la sfida posta dalla trasformazione negli stili di vita e nella cultura conseguenti l’affermarsi della cosiddetta “affluent society” negli anni compresi fra la pubblicazione del pamphlet di Galbraith, dal quale ebbe origine il neologismo, sino al 1968. Analizzando i saggi e gli interventi pubblicati sulla rivista, la produzione bibliografica dei membri del gruppo e materiale d’archivio si cercherà di evidenziare i temi-chiave del dibattito e i nessi creatisi fra questione del benessere, scaturita primariamente dalla “rivoluzione dei consumi”, e spazio politico. Attraverso questo dibattito si evidenzierà un processo di riflessione che intese “democratizzare il benessere” e che assunse i nuovi standard di vita come parametro di legittimazione del modello democratico.

Discussant: Paolo Capuzzo (Università di Bologna)