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D’Auria 2000

Cultura politica europea e specificità italiana nella formazione del ceto dirigente liberale

Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche

4]  Unità di       Università degli Studi di PERUGIA

     Responsabile Romano UGOLINI

     Rd+Ra      M£ 30 , Euro 15493 (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   M£ 70 , Euro 36151

 

     Compito

     

Appare indubbio che l’appartenenza diretta per più di un quinquennio (dal 1809) all’Impero napoleonico aprì l’Umbria all’influenza europea. Tale influsso – pur breve – fu tuttavia di ampia portata e non mancò di esercitare i suoi effetti sul lungo periodo, pur in presenza dell’azione frenante posta in essere dalla Restaurazione pontificia.
Durante il pontificato di Gregorio XVI si venne a creare, sotto la guida della "generazione" napoleonica (Mamiani, Armellini ecc.) un nuovo ceto dirigente riformatore che rispondeva ai nomi – ad esempio – di Minghetti, Farini e Saffi per le Legazioni, di Gualterio e Pianciani per l’Umbria.
Dopo il 1849, la generazione napoleonica e quella pontificia, respinte entrambe dalla nuova restaurazione pontificia, dovranno rendersi per lo più esuli; amplieranno la preparazione in una dimensione nazionale ed europea e costituiranno una realtà fondamentale nella formazione della classe dirigente liberale dello Stato unitario.
Le ricerche che si intendono sviluppare prendono spunto da questa presenza cospicua e rilevante di ex sudditi pontifici nella classe dirigente postunitaria e si ripromettono di seguire l’intero percorso, culturale, ideologico e di azione politica, delle due generazioni prima citate fino al loro definitivo inserimento nelle alte cariche dello Stato nazionale. Si approfondiranno particolarmente le personalità umbre (non solo Gualterio e Pianciani) per esaminare sia la dimensione del loro legame con la realtà europea, sia la loro opera in campo culturale ed economico-sociale per svecchiare una società umbra da lungo tempo arretrata nel suo isolamento e per preparare la nuova generazione liberale di fine secolo.
Particolare attenzione sarà rivolta ad evidenziare come il frutto delle esperienze maturate nell’esilio nei paesi dell’Europa liberale siano ben presenti nell’azione politica e amministrativa della classe dirigente nazionale di origine pontificia.

5]  Unità di       Università degli Studi di FERRARA

     Responsabile Salvatore SECHI

     Rd+Ra      M£ 8 , Euro 4131 (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   M£ 18 , Euro 9296

 

     Compito

     

L’unità locale intende ricostruire le fonti dell’analisi che indussero Sidney Sonnino a prospettare un programma di riformismo istituzionale, cioé
1.a sostenere, sin dal 1870, la necessità del suffragio universale nel tentativo di creare un rapporto tra rappresentanti e rappresentati che potesse rimediare alla cd degenerazione del parlamentarismo, di cui era stato un fustigatore ben prima del 1876,
2.a connettere questa riforma istituzionale, in un rapporto di derivazione, alla creazione di un vero e proprio partito liberale di massa, insediato nella società civile e organizzato in modo da poter fare a meno dell’appoggio del governo.
Contando sulla mobilitazione elettorale dei contadini (del segno conservatore del loro voto é sicurissimo), Sonnino puntò a fare del partito liberale lo strumento di un programma di rinnovamento autonomo sia dalla destra dei "neri" sia dalla sinistra dei "rossi".E’ l’incubazione di un partito di centro o conservatore di massa che dir si voglia.
Si tratta di chiarire,attraverso lo spoglio delle fonti inglesi, fino a che punto Sonnino fu consapevole che il suo ideale di partito era più simile a quello possibile in un paese come l’Inghilterra dove il feudalesimo si trasformerà in senso liberale e imprenditoriale piuttosto che l’Italia dove non é mai sorto un ceto di contadini imprenditori.
Il mito dell’ Inghilterra nasce in Sonnino dalle origini familiari e dalla sua formazione culturale che andrà ricostruita dall’unità locale in maniera ravvicinata.Ma tale aspirazione alla via inglese é comune ai migliori conservatori italiani (Jacini, Fortunato ecc.).
3.a contrapporre alla "dittatura" della Camera elettiva e allo accentramento un sistema di elettorato largo, di decentramento alla ricerca di un equilibrio dei poteri.Anche se l’esito storicamente sarà una sorta di weberiana eteregonesi dei fini, Sonnino concepì il carattere non malthusiano dell’allargamento dell’elettorato come elemento di garanzia di un Esecutivo forte.Di qui l’esaltazione della monarchia come baluardo contro i "due pericoli più gravi dell’epoca nostra", cioé la dittatura e il parlamentarismo, in cui erano rappresentati gli interessi particolari contro quelli generali (a cominciare da quelle delle classi più umili) di cui avrebbe dovuto farsi carico, nel suo ideale di monarchia costituzionale, la corona.
La ricognizione sulle fonti inglese sarà allargata fino al programma sonniniano messo a punto tra il fallimento del tentativo reazionario di fine secolo e la prima guerra mondiale
-potenziamento del governo e della pubblica amministrazione
-sforzo di modellare sulla forma-partito socialista l’organizzazione del partito liberale facendolo uscire definitivamente dalla sua condizione di partito elettorale e cercando di estendere a sinistra i consensi ad esso in funzione anti-giolittiana
Il territorio di Ferrara, attraverso l’esame delle studiato come il laboratorio, cioé il terreno di verifica del riformismo sonniniano, procedendo anche alla trascrizione di testi locali.

6]  Unità di       Università degli Studi di SALERNO

     Responsabile Luigino ROSSI

     Rd+Ra      M£ 5 , Euro 2582 (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   M£ 11 , Euro 5681

 

     Compito

     

Il lavoro di ricerca intende analizzare la formazione culturale e scientifica dei professori universitari che insegnavano nelle università meridionali e segnatamente dell’ Università di Napoli quale più importante Università del Mezzogiorno e fra le più qualificate del paese. In particolare si intende verificare l’apporto della cultura europea nella formazione di questa classe dirigente, le relazioni che essa ha avuto col mondo politico economico e culturale del Mezzogiorno e come essa abbia influenzato il contesto locale.