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Del Negro 2000

LO SPIRITO MILITARE DEGLI ITALIANI IN ETA' MODERNA E CONTEMPORANEA

Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche

Coordinatore

   

PIETRO DEL NEGRO

     

Titolo della Ricerca

   

LO SPIRITO MILITARE DEGLI ITALIANI IN ETA’ MODERNA E CONTEMPORANEA

     

Finanziamento assegnato

   

100 , Euro 51645

     

Rd+Ra

   

56 , Euro 28921 (dichiarata all’atto della domanda)   

     

Durata

   

24 mesi

     

 Obiettivo della Ricerca

Obiettivo principale del Programma di Ricerca è quello di affrontare, riunendo una parte delle competenze maturate o temperate nel corso della quasi ventennale attività ed esperienza di ricerca del Centro interuniversitario di studi e ricerche storico militari (Università di Milano Cattolica, Padova, Pavia, Pisa e Torino : riunisce le cinque Università, in cui sono presenti cattedre di prima o di seconda fascia di Storia militare o di Storia delle istituzioni militari), e in particolare nei convegni e seminari che hanno visto collaborare strettamente storici e sociologi (cfr., tra l’altro, ‘Ufficiali e società. Interpretazioni e modelli’, a cura di Giuseppe Caforio e di Piero Del Negro, Milano, 1988 e il recente seminario, il XIII organizzato dal Centro, che si è tenuto a Padova il 16-18 novembre 2000 in collaborazione con la Commissione italiana di storia militare proprio su ‘Lo spirito militare degli italiani’), un tema di grande rilevanza nazionale come quello dello spirito militare degli Italiani in età moderna e contemporanea.
Naturalmente il Programma di Ricerca non pretende affatto di esaurire un argomento così complesso e sfaccettato, ma il suo meno ambizioso e più realistico obiettivo è quello di approdare – integrando efficacemente competenze e interessi di ricerca assai diversi, un arco di metodologie e di strategie disciplinari di lavoro che comprendono tanto la sociologia e la politologia quanto la storia e, nell’ambito di quest’ultima, sia la storia militare "classica" (lo studio delle guerre e quindi, nel nostro caso, delle forme e dei modi, nei quali si manifesta lo spirito militare nel corso di un conflitto, dall’efficienza alla coesione, dalla combattività al morale) che la storia politica, istituzionale, economico-sociale e culturale – ad un modello esplicativo, che consenta di stabilire delle relazioni, nel tempo e nello spazio, tra i fenomeni e gli aspetti appartenenti a quella che si potrebbe definire la galassia dello spirito militare. Convivono infatti in essa tanto dei fenomeni culturali quali la rappresentazione – e l’autorappresentazione – dello spirito militare stesso quanto i fenomeni e i condizionamenti, che sono all’origine della formazione di un’opinione diffusa circa le qualità belliche di un popolo, dalla politica alla società, dai costumi all’economia, dalle istituzioni (militari, va da sé, in primo luogo) alla stessa religione.
Appare comunque discutibile la tesi, che imputa l’eclisse o quanto meno i limiti dello "spirito marziale" degli Italiani unicamente a fattori politici, in particolare alla divisione della penisola tra parecchi Stati e staterelli in buona parte retti da dinastie straniere e al fatto che, sia in vista della tardiva unificazione che dopo il 1861, il Piemonte-Italia abbia più o meno obbligatoriamente puntato, prendendo atto delle ridotte possibilità concesse ad una potenza di secondo o di terzo rango, più sulla diplomazia che sulla guerra. In effetti, che un’unificazione statale tardiva non comprometta necessariamente la formazione di uno spiccato spirito militare, lo attesta il caso della Germania, il paese che più di ogni altro è stato unanimemente accreditato di virtù bellicose.
L’esempio tedesco segnala l’esigenza che il modello esplicativo, che si pone quale obiettivo principale del Programma di Ricerca, non sia costruito unicamente per linee interne, vale a dire tenendo conto soltanto delle dinamiche specifiche del contesto italiano, ma sia il frutto di un’analisi comparata della situazione europea e/o occidentale tanto dal punto di vista storico quanto, e forse soprattutto, da quello socio-politologico.

Innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo

La ricerca si basa su alcuni punti qualificanti : 1) il tema non ha trovato uno sviluppo soddisfacente nella storiografia italiana, anche se alcune ricerche relative a questioni ad esso connesse offrono punti di riferimento spesso importanti e talvolta indispensabili; 2) uno dei limiti delle ricerche finora condotte è quello di aver considerato lo spirito militare degli Italiani non un problema, ma un dato di fatto da accettare (una dimensione del carattere nazionale, un dato antropologico immodificabile, con il quale è necessario convivere nel bene e nel male) oppure da rimuovere (cfr. l’interpretazione nazionalistica e poi fascista della storia militare italiana in quanto storia di un popolo di eroi, oltre che di santi e di navigatori); 3) ciò è dipeso anche dal fatto che le ricerche, che hanno in qualche modo chiamato in causa lo spirito militare, hanno avuto di regola quale bersaglio, nel pieno rispetto di una tradizione di studi storico militari imperniata sull’analisi di singole guerre, se non di singole battaglie, episodi ed eventi epocali o considerati tali (da Custoza a Lissa, da Adua a Caporetto e all’8 settembre 1943), mettendo l’accento sulle cesure piuttosto che sulle continuità e trascurando comunque una prospettiva di lungo periodo; 4) nella consapevolezza di questi limiti è stato promosso un Programma di Ricerca, che prende in esame un arco cronologico che va dal Seicento ai giorni nostri; 5) di qui la necessità di una collaborazione tra storici modernisti e contemporaneisti e sociologi in possesso delle conoscenze e delle metodologie rispettivamente utili e funzionali ad un’indagine, che si propone di tenere ben presenti nello stesso tempo le specificità delle singole ricerche e le esigenze di un confronto e di un dibattito all’interno del progetto comune; 6) di qui, ancora, la scelta, suggerita anche dai molteplici piani di riferimento evocati dal tema, di una varietà di impostazioni programmatiche, che fa da contrappunto alla varietà delle epoche prese in esame : dalla storia militare di taglio prevalentemente socio-istituzionale dell’unità di Padova alla storia militare in primo luogo culturale dell’unità di Siena, dalla storia militare di tipo socio-economico dell’unità di Bologna alla storia militare dei corpi combattenti dell’unità di Torino e, infine, alla sociologia militare dell’unità di Roma "La Sapienza".

Criteri di verificabilità

1) Il criterio principale di verificabilità della ricerca consiste nell’accertamente della validità del modello esplicativo, che sarà proposto al termine della ricerca alla luce delle ricerche bibliografiche e archivistiche e delle indagini demoscopiche condotte dalle unità di ricerca locali nell’ambito del progetto nazionale, un modello che dovrebbe consentire di stabilire delle relazioni, nel tempo e nello spazio, tra fenomeni culturali quali la rappresentazione – e l’autorappresentazione – dello spirito militare e i fenomeni e i condizionamenti, che sono all’origine della formazione di un’opinione diffusa circa le qualità belliche degli Italiani, dalla politica alla società, dai costumi all’economia, dalle istituzioni alla religione.

2) 

3) 

4) 

Unità di Ricerca

1]  Unità di       Università degli Studi di PADOVA

     Responsabile Pietro DEL NEGRO

     Rd+Ra      M£ 8 , Euro 4131 (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   M£ 25 , Euro 12911

 

     Compito

     

Il programma di ricerca si articolerà intorno ad alcuni nodi di interesse socio-istituzionale, utilizzando analisi aggiornate e mirate sull’organizzazione militare e i suoi rapporti con lo Stato e la società. L’emergere di una crescente professionalizzazione, la definizione o ridefinizione di uno spirito di corpo militare rispetto a quello borghese, il ruolo dei mercenari stranieri e il processo di – relativa – "nazionalizzazione" delle forze armate, la funzione delle accademie militari, l’atteggiamento delle nobiltà e dei patriziati nei confronti della carriera delle armi, si presentano come le principali piste da seguire per verificare le specificità sabaude e veneziane in relazione al quadro complessivo italiano ed europeo.
Nel primo anno la ricerca prenderà le mosse dalla metà del Seicento – periodo in cui lo Stato sabaudo ritrovò una nuova compattezza dopo gli anni della guerra civile (1638-1642) e Venezia entrò nel suo "secolo di ferro" (quattro guerre e un’onerosa neutralità armata tra il 1642 e il 1718) – e si arresterà alla vigilia della caduta dell’antico regime : prenderà quindi in esame la fase contrassegnata, sotto il profilo militare, dall’affermazione degli eserciti permanenti. L’individuazione dei mutamenti nelle pratiche e nelle forme di rappresentazione e di autorappresentazione dello spirito militare costituirà l’obiettivo principale della ricerca, la quale comporterà innanzittutto una verifica e un superamento delle letture in chiave nazionale o dinastica appiattite sugli stereotipi dell’indole guerriera nel caso della classe dirigente (e non solo) piemontese e della codardia in quello della "ridicola oligarchia" (come la definiva Bonaparte), che reggeva la repubblica di Venezia. Fondamentale sarà, in tal senso, esaminare in chiave comparata le varie componenti, geografiche, sociali, istituzionali, culturali, riunite sotto due Stati, che avevano entrambi una collocazione di frontiera (il regno di Sardegna tra l’Italia nord-occidentale e la Francia, la Serenissima tra l’Italia nord-orientale e l’area balcanica slavo-greca), cercando di ricostruirne la partecipazione o meno ai piani di difesa.
La ricerca si propone di utilizzare : a) la bibliografia relativa allo spirito militare nelle due aree prese in considerazione; b) le fonti d’archivio, privilegiando i fondi militari presenti negli archivi di Torino e di Venezia allo scopo di ricavarne, oltre a provvedimenti e piani di riforme di carattere globale, anche il profilo prosopografico delle classi militari nei due Stati. La ricerca prenderà in esame anche documenti a stampa o manoscritti, quali memorie, carteggi e testamenti, provenienti dai due corpi ufficiali e utili all’analisi della loro autorappresentazione. La dimensione "italiana" della ricerca si intersecherà inevitabilmente con quella europea, viste le posizioni di frontiera dei due Stati e la natura dei loro apparati difensivi, coinvolti in eventi che si possono comprendere solo allargando la prospettiva a un contesto più ampio

2]  Unità di       Università degli Studi di BOLOGNA

     Responsabile Luigi TOMASSINI

     Rd+Ra      M£ 12 , Euro 6197 (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   M£ 17 , Euro 8779

 

     Compito

     

La ricerca prenderà le mosse da una ricostruzione dei processi di mobilitazione della società civile che furono attuati in Italia con la diretta partecipazione dell’Esercito o su modelli comunque di tipo militare; e per contro dell’influsso di procedure, metodi, persone tratte dalla società civile entro l’apparato burocratico militare. Su questo terreno, la nostra ipotesi è che l’esperienza italiana fosse caratterizzata da almeno due elementi di un certo interesse. Il primo è la fortissima presenza dell’esercito su un terreno in cui intesse rapporti di grande spessore con alcune parti della società civile. In misura e con modalità notevolmente diverse rispetto ad altri paesi, la componente militare sembra trovarsi nel caso italiano ad essere la controparte diretta, in rappresentanza dello Stato, e senza la mediazione del potere politico o dei consueti apparati amministrativi e burocratici statali, di alcuni poteri "forti" della società, come ad esempio la grande industria privata; o ad avere un ruolo diretto ed importante, in certi periodi, in campi propriamente civili come quello degli approvvigionamenti o dell’assistenza. Il secondo e speculare è che nei processi di mobilitazione messi in atto durante la guerra, anche consistenti porzioni della società civile sembrano estendere funzioni e competenze molto al di là del consueto, in funzione sostitutiva o di appoggio al governo e all’apparato dello stato, il quale, specie in un primo periodo vuole mantenere un profilo "leggero": in questo senso la società civile non è solo una controparte dell’esercito, ma si trova anche a cooperare nel coprire i nuovi spazi di intervento richiesti dalla guerra, ed in alcuni casi penetra o viene incorporata entro organismi militari, modificandone talvolta procedure e modi di intervento.
Questa interazione fra società civile e militare, andrà ricostruita, in parte sulla base di una ricerca ad hoc, in buona parte sulla base di alcuni studi esistenti, che ne hanno finora trattato solo alcuni aspetti particolari e in modo separato, mirando a studiare gli specifici campi di applicazione di questo tipo di intervento. Appaiono come campi da studiare direttamente alcuni campi specifici, come ad esempio il ruolo dei militari nella organizzazione della ricerca scientifica, e quindi l’integrazione diretta fra mondo militare e il mondo della cultura "alta" nel settore scientifico e della ricerca, di cui è espressione la nascita in ambito militare durante la guerra di una struttura come il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

3]  Unità di       Università degli Studi di SIENA

     Responsabile Nicola LABANCA

     Rd+Ra      M£ 12 , Euro 6197 (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   M£ 17 , Euro 8779

 

     Compito

     

Si propone di esaminare – in un’ottica comparata e su fonti inedite – aspetti e momenti decisivi della costruzione di una retorica militare-militaresca-militarista per gli Italiani e della sua ricezione presso gli avversari militari dell’Italia del tempo. I processi di nation-building prima e di costruzione di un’identità nazionale poi erano mirati, infatti, anche a contrastare lo stereotipo dell’Italiano "che non si batte". In questa fase saranno esaminati in particolare due momenti: la retorica militarista di ambito democratico-repubblicano pre-unitario e quella dell’età crispina negli anni Ottanta. L’esame mira a identificare continuità e innovazioni nei diversi discorsi militari mazziniano e crispino-nazionale. Sul successo di tali processi sarà misurato anche il ruolo dell’unificazione nazionale, l’affermazione di una egemonia liberale e, in ultima analisi, la nazionalizzazione (e la militarizzazione) delle masse italiane.
Oltre allo studio della documentazione italiana, un aspetto innovativo della ricerca consiste nello studio della ricezione estera di tali retoriche e quindi delle conseguenti eventuali modificazioni dello stereotipo degli Italiani all’estero (nel nostro caso: nella pubblicistica politica francese). Nelle fonti francesi si cercherà di misurare le reazioni straniere al processo di invention of traditions in ambito militare per gli italiani. Una parte importante del progetto di ricerca sarà quindi basato sulla missione di studio a Parigi per acquisire documentazione e bibliografia, da riversare in una banca-dati bibliografica eventualmente da mettere on-line nella home-page del Dipartimento di storia dell’Università di Siena. Sarà esaminata in particolare l’età giolittiana (al momento della guerra di Libia). L’esame mira a identificare continuità e innovazioni nel discorso militare colonial-imperialista. Oltre allo studio della documentazione italiana, un aspetto innovativo della ricerca consiste nello studio della ricezione estera di tali retoriche e quindi delle conseguenti eventuali modificazioni dello stereotipo degli Italiani all’estero (nel nostro caso: nella pubblicistica politica libica). Una parte importante del progetto di ricerca sarà quindi basato sulle missioni di studio a Tripoli per acquisire documentazione e bibliografia, da riversare in una banca-dati bibliografica eventualmente da mettere on-line nella home-page del Dipartimento di storia dell’Università di Siena.

4]  Unità di       Università degli Studi di TORINO

     Responsabile Giorgio ROCHAT

     Rd+Ra      M£ 6 , Euro 3098 (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   M£ 15 , Euro 7746

 

     Compito

     

Ricerche sistematiche nell’Archivio dell’Ufficio storico dell’Esercito (e sondaggi negli Archivi paralleli della Marina e dell’Aeronautica) da una parte sui Diari storici delle unità italiane nella guerra 1940-1943 (che offrono una documentazione di prima mano sulla loro vita e le loro vicende), dall’altra nei fondi del Ministero Guerra e degli Alti comandi dell’esercito (nella speranza di trovare relazioni specifiche sul morale, l’efficienza, il rendimento delle truppe). Ricerche nelle carte della giustizia militare, di notevole difficoltà perché gli Archivi centrali sono ancora esclusi dalla consultazione e nei fondi dell’Archivio centrale dello Stato e in altri Archivi, senza pretese di sistematicità, ma seguendo le indicazioni di altri studiosi. Ricerche sul reclutamento dei soldati, utilizzando le statistiche ufficiali, ma anche con approfondimenti nella documentazione militare e negli Archivi dei Distretti militari, in corso di trasferimento agli Archivi di Stato; raccolta sistematica di memorie di combattenti, di lettere e diari pubblicati, di studi specifici; confronto sistematico con le ricerche in corso degli studiosi italiani e stranieri su questo tema.

5]  Unità di       Università degli Studi di ROMA "La Sapienza"

     Responsabile Fabrizio BATTISTELLI

     Rd+Ra      M£ 18 , Euro 9296 (dichiarata all’atto della domanda)

     Finanziamento   M£ 26 , Euro 13427

 

     Compito

     

L’Unità di Ricerca socio-politologica si propone innanzittutto di ricostruire gli antecedenti in vista di una verifica dello stato attuale di una specifica rappresentazione sociale. Si tratta dell’immagine che gli italiani hanno condiviso e condividono di quell’insieme complesso di temi che abbraccia la guerra, la sicurezza internazionale, le forze armate, il contributo individuale e collettivo sia al mantenimento della pace, sia all’approntamento della difesa nei confronti di minacce esterne. In questa ottica, verrà operata una ricognizione sulla memorialistica ispirata alle due guerre mondiali, con lo scopo di delineare, al di là delle vicende storiche e delle ricostruzioni ufficiali, il punto di vista "dal basso" dei combattenti e della popolazione civile. Contemporaneamente verrà avviato un censimento delle valutazioni fornite sullo spirito militare degli italiani dai leader d’opinione (politici, giornalisti, esponenti del mondo scientifico e culturale etc.) nazionali e stranieri, con particolare riguardo al XX secolo.Nella seconda fase l’obiettivo è quello di verificare le tendenze dell’opinione pubblica italiana e delle elites su quella specifica articolazione dell’identità nazionale che è rappresentata dallo spirito militare. Dopo un’accurata definizione di quest’ultimo concetto (anche per integrazione/contrasto con altri valori di tipo identitario applicati all’appartenenza nazionale), si procederà a una sua operazionalizzazione, allo scopo di validarlo empiricamente mediante gli usuali metodi quali-quantitativi delle scienze sociali (analisi documentale, interviste a testimoni privilegiati, focus groups, un’ampia indagine demoscopica).
In particolare, si procederà alla costruzione di un questionario a risposta pre-codificata incentrato sulle varie dimensioni nelle quali è possibile articolare il concetto di "spirito militare degli italiani"(quali ad esempio la memoria storica dei passati eventi bellici, l’attuale disponibilità a difendere il proprio paese in caso di aggressione, la percezione del ruolo internazionale dell’Italia e dei mezzi utili a promuoverlo, l’atteggiamento nei confronti della gestione dei conflitti, la fiducia nelle istituzioni nazionali e internazionali dedicate alla sicurezza etc.). Il questionario verrà somministrato mediante sondaggio telefonico (metodo CATI) a un campione per quote della popolazione italiana di almeno 1.000 rispondenti.