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Dopo il colonialismo

Coordinatori: Marco Buttino (Università di Torino) – Marcello Carmagnani (Università di Torino)
Sabato 24 settembre
III Sessione: 9.00-13.00
Aula Magna

Illustrare e discutere le nuove ricerche italiane e internazionali riguardanti il crollo dei regimi coloniali nelle aree extra-europee e le continuità e le discontinuità presenti nelle trasformazioni avvenute nel XIX e XX secolo. Il panel analizzerà le trasformazioni avvenute in Africa, America Latina, Asia Centrale e Asia meridionale allo scopo di illustrare le differenti forme di colonizzazione e di decolonizzazione e stabilire una comparazione tra le diverse aree extra-europee. La comparazione deve essere intesa in senso ampio e condotta in modo non necessariamente sistematico e modellistico. L’analisi di situazioni lontane più di un secolo permette una lettura dei processi di lungo periodo, svincolata dagli avvenimenti della politica corrente, e fornisce stimoli utili per le ricerche riguardanti situazioni attuali. I temi che verranno discussi nel panel riguardano: la crisi di regime; il rapporto tra crisi istituzionale e nazionalismi; le modernizzazioni coloniali e sua interruzione (la trasformazione delle città, delle strutture produttive, del welfare dopo il colonialismo); la costruzione etnica e i conflitti sociali; il ruolo politico della storia e la memoria individuale dei conflitti.

Programma
  1. Antonio Annino (Università di Firenze) – Le indipendenze latino-americane e la crisi istituzionale

    La questione istituzionale ha avuto un ruolo crucciale nel disegnare gli itinerari dell’America Latina ottocentesca, soprattutto nell’area ispanica dove le indipendenze hanno avuto uno sbocco repubblicano, il che spiega lo spazio che i temi della governabilità hanno occupato da sempre nel dibattito politico e in quello storiografico. In particolare il paper si occuperà delle origini del problema: mentre la tradizione per così dire “classica” ha addebitato la difficile governabilità al passato coloniale, spesso teorizando una sostanziale continuità tra il prima e il dopo delle indipendenze, qui si cercherà di mostrare come i problemi di buona parte dell’ottocento ispanoamericano siano dipesi dalla crisi della colonia e dalla sua difficile ricomposizione nel quadro dei nuovi assetti politico-istituzionali. Una crisi la cui natura imperiale colloca quella parte del Nuovo Continente in un campo storiografico molto lontano dalle coeve rivoluzioni “atlantiche”, e molto più vicina a altre cadute di imperi nell’epoca moderna e contemporanea, cadute che non a caso presentano alcune analogie di fondo con quella della Monarchia Cattolica. Due sono quindi gli scopi del paper: proporre una diversa ubicazione del caso ispanoamericano sul terreno della storia comparata, e ricostruire alcune asimmetrie specifiche tra sovranità, rappresentanza, e giustizia, che nella loro originalità permettano di capire la radice imperiale della difficile governabilità e la sua lunga durata.

  2. Marco Buttino(Università di Torino) – Samarkand dopo il crollo dell’Urss: una situazione post-coloniale – (Relazione .pdf, 5,5MB)

    Le repubbliche dell’Asia centrale si trovano oggi in una situazione che si può definire post- coloniale. La relazione tratta della città Samarkand in Uzbekistan. Qui dopo l’euforia dell’indipendenza, delle nazionalizzazioni e delle privatizzazioni sono cominciate le difficoltà. L’economia è entrata in crisi, la popolazione europea è stata allontanata, la cultura russa è messa da parte, infine è iniziata l’emigrazione economica della popolazione locale. La relazione riferisce di un lavoro di archivio e di interviste sul campo che trattano di vari aspetti procedendo per esempi: il cambiamento di popolazione in alcuni quartieri della città, la crisi economica considerata nel caso di due fabbriche, il combiamento di cultura visto attraverso alcune scuole, il mutamento dei modi di vita e l’emigrazione attraverso le vicende di diverse famiglie.

  3. Michelguglielmo Torri (Università di Torino) – Democrazia indiana: radici storiche, nascita ed evoluzione

    Fin dall’indipendenza, il vero carattere distintivo dell’Unione indiana è stato la creazione ed il permanere di un sistema democratico effettivo e funzionante. Questa relazione ne analizza le radici storiche (in epoca tardo coloniale), la nascita (subito dopo l’indipendenza) e, infine, le particolari caratteristiche che l’hanno segnato dal 1951/52 (data delle prime elezioni generali a suffragio universale) fino alle ultime elezioni generali (nel 2004). La relazione, largamente basata su uno spoglio pluridecennale della stampa indiana, intende mettere in luce come, nonostante le peculiarità di un sistema che, fino al 1989, è stato caratterizzato dalla presenza di un «partito dominante», la democrazia in India abbia sempre offerto effettivi spazi di libertà, che, nel corso del tempo, si sono tanto ampliati da permettere ormai di paragonare il sistema democratico indiano a quello americano, a tutto vantaggio del primo.

  4. Alessandro Triulzi (Istituto Orientale di Napoli) –Colonialismo italiano e postcolonialismo

    La presenza italiana in Africa orientale ha lasciato poche, rimosse e ambigue tracce nella coscienza nazionale e molte, esibite e non meno contraddittorie tracce nei processi di costruzione statale delle sue ex-colonie. Il colonialismo europeo – fino a pochi anni fa visto come una semplice ‘parentesi’ nella storia di lunga durata del Continente africano – ha in realtà lasciato tracce molto evidenti sulle capacità di autosviluppo degli stati-nazione e sui processi interni di stabilità e di crescita necessari per stare al passo con i tumultuosi cambiamenti nel mondo contemporaneo specie dopo gli anni Novanta. Partendo dalle mie ricerche sull’Etiopia moderna, vorrei cercare di mostrare come l’attuale fase di transizione politica in paesi come Eritrea e Etiopia risenta di processi forzati di costruzione dello Stato e dell’identità nazionale basati sull’egemonia di gruppi arrivati al potere attraverso processi armati di liberazione. A più di dieci anni di distanza dalla presa del potere, i regimi di Asmara e Addis Abeba, visti come parte del ‘rinascimento africano’ ancora a metà degli anni Novanta, stanno mostrando capacità di arroccamento e di involuzione preoccupanti. Il recente conflitto tra i due Stati (1998-2000), e i suoi incompiuti strascichi lungo il vecchio confine coloniale italiano, ha spinto i governanti al ritorno di forme repressive e autocratiche nella gestione dello Stato che fanno temere lo svilupparsi di ulteriori fasi di conflittualità sia interna che interstatale. Il conflitto ‘di confine’ tra Etiopia e Eritrea ha portato inoltre alla luce il ruolo che il passato coloniale dell’Italia ha avuto nel plasmarsi del recente conflitto e nei rapporti tra le due comunità nazionali, sia attraverso la costruzione di percorsi separati di affermazione nazionale che nella creazione di processi identitari di appartenenza e di esclusione basati su questo passato. La perdurante ‘rimozione’, o le varie forme di ‘ritorno’ nostalgico, del passato coloniale nell’Italia contemporanea annullano non solo la crescita della coscienza civile nel nostro paese ma non permettono all’Italia postcoloniale di essere un attore significativo con reali capacità di mediazione nella regione.

Discussant: Marcello Carmagnani (Università di Torino)