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I profeti della modernità: religione e politica nella scuola saint-simoniana

F. Sofia (Università di Bologna)

Pochi movimenti intellettuali sono capaci di suscitare, ancora oggi, letture tanto divergenti quanto la scuola saint-simoniana. Il saint-simonismo è stato interpretato, volta a volta, come precursore del socialismo (il termine, in effetti, non è stato coniato da Pierre Leroux?) e come ispiratore del capitalismo autoritario del Secondo Impero; lo si è visto annunciare il totalitarismo del XX secolo (H. Arendt, G.G. Iggers) e gli albori del femminismo (B. Groult), la genesi del potere tecnocratico (F.A. vov Hayek) e la teoria dello “sviluppo sostenibile” e degli “ecosistemi” (A. Picon). Queste antinomie interpretative si giustificano sicuramente con la polifonia presente nella scuola, così come con le sue evoluzioni successive: ma meritano anche – come si tenterà di fare in questo intervento – di essere recuperate tutte quante all’interno di quella dimensione religiosa propria alla stessa scuola, in cui convivono emancipazione ed autorità, culto della ragione e nuovo potere sacerdotale.