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I Programmi di storia della Commissione Brocca

(1991 e 1992)

BIENNIO

FINALITA’ DELL’INSEGNAMENTO

L’insegnamento di Storia è finalizzato a promuovere e sviluppare:

  • la capacità di recuperare la memoria del passato in quanto tale;

  • la capacità di orientarsi nella complessità del presente;

  • l’apertura verso le problematiche della pacifica convivenza tra i popoli, della solidarietà e del rispetto reciproco;

  • l’ampliamento del proprio orizzonte culturale, attraverso la capacità di riflettere, alla luce della esperienza acquisita con lo studio di società del passato, sulla trama di relazioni sociali, politiche ecc. nella quale si è inseriti;

  • la capacità di razionalizzare il senso del tempo e dello spazio;

  • la consapevolezza della necessità di selezionare e valutare criticamente le testimonianze.

OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO

Alla fine del biennio lo studente deve dimostrare di sapere:

  • esporre in forma chiara e coerente fatti e problemi relativi agli eventi storici studiati;

  • usare con proprietà alcuni fondamentali termini e concetti propri del linguaggio storiografico (ad esempio: cambiamento, cesura, ciclo. congiuntura, continuità, decadenza, progresso, restaurazione, rivoluzione, sottosviluppo, sviluppo);

  • distinguere i molteplici aspetti di un evento e l’incidenza in esso dei diversi soggetti storici (individui, gruppi sociali ecc.);

  • interpretare e valutare, in casi semplici, le testimonianze utilizzate; distinguere in esse fatti, ragioni; opinioni e pregiudizi; individuare inconsistenze e incoerenze, ecc.;

  • confrontare, in casi semplici, le differenti interpretazioni che gli storici danno di un medesimo fatto o fenomeno, in riferimento anche alle fonti usate;

  • ricostruire le connessioni sincroniche e gli sviluppi diacronici riferiti ad un determinato problema storico studiato.

ARTICOLAZIONE DEI CONTENUTI

Classe prima
Storia antica e altomedievale

1. Culture della preistoria e civiltà protostoriche:
a) Dal paleolitico all’uso dei metalli: forme insediative e produttive; forme di culto.
b) Le grandi civiltà del vicino Oriente; il delinearsi del fenomeno urbano e l’invenzione della scrittura.

2. Oriente e Occidente. migrazioni indoeuropee e contatti mediterranei
a) Migrazioni indoeuropee.
b) Le civiltà dell’Egeo. Frequentazioni precoloniali e colonizzazioni nel Mediterraneo.
c) Popoli dell’Italia antica e loro culture.

3. Città e popoli della Grecia e dell‘Italia
a) Legislazioni, tirannidi, la società delle “città stato” (poleis), “popoli” (etnie) e ‘leghe” (koinè) nel mondo greco.
b) Miti, culti, santuari nella vita greca.
c) Origini di Roma e periodo della monarchia. Rapporti col mondo etrusco e con gli altri popoli d’Italia.
d) Colonie della Magna Grecia.

4. La Grecia classica dall‘affermazione alla crisi della polis
a) Asia e Impero persiano nel confronto col mondo greco: le guerre persiane.
b) Guerra del Peloponneso.
c) Ricerche di equilibri e “paci comuni”.
d) Conquista macedone.

5. La “Res Publica” romana dal VI al IV sec. a.C.
a) Passaggio dalla monarchia alla repubblica. Conflitto tra patrizi e plebei. Le XII Tavole.
b) Organizzazione sociale e politica di Roma dall’età regia, all’età repubblicana (ordinamento centuriato, magistrature, ordini, ceti, clientele).
c) La religione romana arcaica.

6. Roma verso l’egemonia in Italia
a) Affermazione di Roma fra le diverse culture e realtà politiche d’Italia. Evoluzione del concetto di Italia.
b) Progressiva conquista dell’egemonia nella penisola fino al conflitto con Cartagine.
c) Dinamiche socio-politiche collegate.

7. Età ellenistica
a) Il “dopo Alessandro”, dall’Oriente mediterraneo all’Asia centrale. I grandi stati ellenistici.
b) Cultura unificante e cosmopolitica dell’ellenismo.

8. Espansionismo romano nel Mediterraneo
a) Roma e il mondo ellenistico. Espansione romana in Occidente e in Oriente (differenze di intenti e di modi).
b) Il cammino verso l’unificazione politica mediterranea sotto il dominio di Roma. Il problema dell’imperialismo romano.
c) Evoluzione del sistema produttivo.

9. Crisi della Repubblica Romana
a) Crisi dell’Italia e delle istituzioni repubblicane (strutture militari, agrarie, sociali, istituzionali).
b) Età dei Gracchi, Mario e la riforma dell’esercito.
c) La guerra sociale.
d) Lotte civili tra capi-parte.
e) Ottaviano Augusto e il passaggio dalla repubblica al principato.

Classe seconda

1. Organizzazione dell‘Impero
a) Evoluzione istituzionale e amministrativa del principato.
b) Nuovi ceti emergenti nell’impero mediterraneo.
c) Il diritto romano.
d) Organizzazione delle province. Processi di integrazione e limiti della romanizzazione: le culture diversificate delle grandi aree provinciali.
e) Ruolo della vita cittadina.

2. Religioni dell‘Impero
a) Religioni dell’Impero e fattori di trasformazione; religioni pagane della salvezza.
b) Il giudaismo. Il cristianesimo, la sua prima diffusione, le persecuzioni.

3. Crisi del secolo III e culture dei popoli esterni
a) Problemi militari, demografici, economici; dinamiche sociali e colonato.
b) Culture dei popoli esterni nei loro rapporti col mondo romano.
c) Contatti con le grandi civiltà dell’Estremo Oriente (India, Cina degli Han) e con l’Africa non romanizzata.

4. Mondo tardoantico
a) Dal principato alla tetrarchia.
b) Svolta costantiniana e società tardoantica: Burocratizzazione, tendenze dirigistiche, forze centrifughe, nuovi gruppi dominanti e nuovi centri di potere (capitali decentrate).
c) La Chiesa e l’Impero Universale Cristiano; emarginazione del paganesimo e del giudaismo. Resistenze e persistenze pagane. Anacoresi e monachesimo.

5. Occidente e Oriente nei secoli Ve VI
a) Regni romano germanici.
b) Giustiniano e la formazione della civiltà bizantina.
c) Invasione longobarda in Italia. Ruralizzazione dell’economia e della società.
d) Il papato e gli altri patriarcati; i vescovadi, l’evangelizzazione delle campagne; monachesimi d’Oriente e d’Occidente. Il latino della Chiesa. Culto dei santi.

6. Espansione dell’Islam e mondo latino germanico
a) Arabi e Maometto. I primi quattro califfi e le divisioni dell’Islam. La grande espansione e la crisi del califfato. Civiltà arabo-musulmana.
b) Gli Slavi nei Balcani.
c) Longobardi, bizantini e papato.
d) I Franchi dai Merovingi ai Carolingi; sviluppo delle clientele armate.
e) Egemonia culturale del clero; monachesimo celtico e anglosassone; conversione dei Germani d’oltre Reno.

7. Europa carolingia
a) Carlo Magno: conquiste militari e restaurazione dell’impero.
b) Rapporti vassallatico-beneficiali.
c) Riforma monetaria; rinascita degli studi grammaticali; unificazione liturgica, riforma monastica.
d) Economia curtense e signoria fondiaria.
e) Regno carolingio d’Italia. L’Italia non carolingia.
f) Dissoluzione dell’impero carolingio..4

8. Particolarismo del secolo X
a) Nuove invasioni: Normanni, Ungari, Saraceni.
b) Crisi dell’ordinamento pubblico carolingio e nascita di nuovi poteri locali; l’incastellamento.
e) Impero sassone e radicarsi dei rapporti feudali.
d) Due nuovi stati cristiani: Polonia e Ungheria.
e) Spagna dei califfi Omayyadi e gli inizi della riconquista. Sintomi di ripresa demografica.
g) Crisi del papato e riforma cluniacense.
h) Leggenda dell’Anno Mille.

9. Rinascita della vita cittadina e riforma della Chiesa
a) Dalla signoria fondiaria alla signoria di banno.
b) Vita cittadina in Italia e oltralpe.
c) Città marinare e incipiente egemonia di Venezia.
d) Impero germanico e regni particolari
e) I Normanni creatori di stati: regni di Inghilterra e di Sicilia, la Russia di Kiev.
f) Verso la riforma della Chiesa: spinte riformatrici dall’alto e movimenti di religiosità popolare. Gregorio VII e i ‘Dictatus papae” Lotta per le investiture e sue conseguenze sulla natura dell’impero e della Chiesa.

Note

I) Il programma di storia antica e altomedievale del biennio costituisce la prima parte dell’intero programma della storia universale (dalla preistoria ai nostri giorni) che si prosegue ad impartire, completandolo, nel triennio.

2) Gli obiettivi di apprendimento sono stati individuati e calibrati avendo presente l’esigenza di assicurare una prima ed elementare, ma autosufficiente e completa, informazione circa la natura della conoscenza storica, le difficoltà che presenta, il linguaggio attraverso cui si esprime, l’utilità che riveste per l’uomo d’oggi. Una serie di obiettivi, questa, al cui perseguimento lo studio della storia antica e altomedievale risulta, alla prova dei fatti, perfettamente adeguato.

3) I contenuti sono ripartiti in punti numerati progressivamente, nei quali sono indicati, in successione cronologica, i momenti fondamentali dello sviluppo storico dalla preistoria fino alla conclusione della lotta per le investiture. All’interno di ciascuno di questi punti sono indicati con lettere dell’alfabeto alcuni dei possibili temi particolari in cui è stata articolata la trattazione di essi. La scelta del tema o dei temi più adatti a caratterizzare la fisionomia di un determinato momento rispetto a quello che precede e a quello che segue è affidata al docente. In una prima fase è opportuno privilegiare gli sviluppi politico sociali e in seguito, sulla rete della cronologia già tracciata, è possibile strutturare una trattazione per temi sulle realtà storiche di più lenta trasformazione (per esempio, le trasformazioni nell’economia, nella cultura, nella religione, nelle istituzioni).

INDICAZIONI DIDATTICHE

La presentazione dei tratti salienti delle culture e delle civiltà che nel tempo si sono susseguite o nel tempo sono coesistite e coesistono, consente allo studente di arrivare a riconoscerne e ad apprezzarne correttamente caratteri e valori, sapendo cogliere differenze e analogie che intercorrono tra di esse. Lo studente può essere portato a rendersi conto del fatto che lo studio della storia, non importa quanto remota, ben lungi dal comportare il rischio di una fuga dal presente, offre sussidi utili per una corretta lettura di esso, se non altro nel senso di predisporre ad accettare il “diverso”. E’ anche opportuno far capire che il privilegio accordato alla civiltà classica nella storia del mondo antico e alla civiltà europea nella storia contemporanea non hanno alcun sottinteso etnocentrico, ma mirano a consentire il riconoscimento della cultura di appartenenza come fatto prezioso di memoria collettiva, meglio evidenziato proprio dal confronto con culture diverse nel tempo e nello spazio.

Il confronto fra miti, leggende, diari, memorie ecc. da un lato e ricostruzioni storiche dall’altro, è importante per far capire che il carattere specifico della conoscenza storica risiede nel fatto di essere fondata sull’esame critico delle testimonianze. Bisogna distinguere il “racconto storico” dalle altre forme di narrazione, la cui attendibilità non è riscontrabile sulle fonti. È altresì necessario distinguere nella trattazione di un fatto storico ben circoscritto il momento dell’accertamento dell’accaduto, il punto di vista dello storico narratore e le argomentazioni di cui questo si vale per validare la propria ricostruzione.

Attraverso il confronto tra le diverse ricostruzioni di uno stesso fatto si porta lo studente a comprendere che tale diversità è riconducibile non solo ai differenti orientamenti metodologici, culturali e ideali o, più semplicemente, alle propensioni soggettive, spesso storicamente datate, degli storici, ma che in più casi essa riflette anche un ampliamento ed un approfondimento oggettivi delle conoscenze in materia. Perciò la possibile conoscenza di diverse e spesso anche contraddittorie interpretazioni dello stesso fatto non è frutto di arbitrarietà, ma rispecchia la difficoltà insita nell’esercizio del “mestiere di storico” e non giustifica quindi l’insorgere di un atteggiamento di scetticismo nei confronti della possibilità di conoscere il passato anche più lontano e meno documentato e il passato anche più recente per il quale la documentazione diventa disponibile solo col trascorrere degli anni. Allo studente vanno presentate le ragioni che possono motivare la diversità delle opinioni fra gli storici. Esse sono da cercare sia nella varietà degli orientamenti metodologici, culturali e ideali, sia nel diverso peso che viene attribuito, a seconda dei casi, all’una o all’altra categoria di testimonianze (ad esempio, alle testimonianze archeologiche rispetto a quelle linguistiche, nella ricostruzione dei grandi movimenti migratori dell’antichità o, per la storia contemporanea, ai documenti riservati rispetto alla pubblicistica).

Nella presentazione degli snodi fondamentali della storia (ad esempio, per quanto riguarda la storia antica e altomedievale, l’espansione di Roma in Occidente e in Oriente, o l’espansione arabo-musulmana nel bacino del Mediterraneo; per la storia contemporanea la formazione degli imperi coloniali o l’avvento dell’era nucleare) è necessario distinguere i diversi aspetti (politici, sociali, culturali, economici, religiosi, ambientali ecc.) di un evento storico complesso e le relazioni che intercorrono fra essi. Va messa in evidenza la diversa incidenza e l’interazione di distinti soggetti storici (gruppi sociali, singoli individui, etnie, nazioni, stati) nello svolgersi di avvenimenti di grande importanza, anche utilizzando risultati e concetti derivati da altre scienze sociali, in particolare la Geografia, il Diritto e l’Economia.

Il linguaggio della storiografia attinge largamente e più di altre discipline al linguaggio comune, ma alcuni termini che esso usa (continuità, cesura, decadenza ecc.) hanno un significato tecnico specifico. Di questo linguaggio, che comprende concetti, espressioni, descrizioni di mutamenti storici attraverso modelli (ad esempio, continuità/cesura, rivoluzione/restaurazione, decadenza/progresso, ciclo/congiuntura) lo studente deve essere guidato a servirsi in modo corretto. Può risultare utile a tale scopo valorizzare l’interrogazione, il dialogo, il confronto, e la discussione in gruppo.

Un punto importante dello studio della storia va certamente individuato nei saper cogliere le relazioni che intercorrono fra i diversi fenomeni storici e i tempi più o meno lunghi (lunga, media, breve durata) in cui sono osservati. A questo proposito si può far notare che la cronologia utilizzata per la storia politica non si adatta di per sé a tutti gli altri aspetti della vicenda umana (ad esempio, per la storia antica, la cronologia che scandisce le trasformazioni culturali avvenute in età preistorica è a maglie molto più larghe di quella che registra la successione delle varie civiltà protostoriche del vicino Oriente, e la cronologia di queste ultime è molto più approssimativa di quella della guerra del Peloponneso) e che queste differenze non dipendono solo dallo stato delle fonti, ma anche dalla natura dei fatti studiati e dalla velocità maggiore o minore con cui avvengono i cambiamenti nei differenti campi (ad esempio, per la storia contemporanea, mentre la prima rivoluzione industriale si è estesa ai vari paesi europei in tempi diversi, i moti del ’48 hanno interessato vari paesi a distanza di giorni o di settimane). Analogamente, un altro punto importante va individuato nel saper cogliere le relazioni che intercorrono fra i diversi fenomeni storici e gli spazi più o meno estesi (ambito locale, regionale, continentale) in cui sono analizzati. Per rendere evidente questa connessione è vantaggioso servirsi di sussidi cartografici. ricorrendo caso per caso a scale rappresentative diverse.


TRIENNIO

FINALITÀ DELL’ INSEGNAMENTO

Lo studio della storia concorre nel triennio alla formazione di un atteggiamento aperto all’indagine sul passato per meglio comprendere ed accettare le rapide accelerazioni della società contemporanea e per favorire la partecipazione cosciente e responsabile alla vita collettiva.

Oltre a riprendere e sviluppare le finalità del biennio, l’insegnamento della Storia si propone di condurre lo studente a:

  • ricostruire la complessità del fatto storico attraverso l’individuazione di rapporti tra particolare e generale, tra soggetti e contesti;

  • acquisire la consapevolezza che lo studio del passato oltre a dare conoscenza di un patrimonio comune è fondamento per la comprensione del presente e della sua evoluzione;

  • acquisire la consapevolezza che le conoscenze storiche sono elaborate sulla base di fonti di natura diversa che lo storico vaglia, seleziona, ordina e interpreta secondo modelli e riferimenti ideologici;

  • consolidare l’attitudine a problematizzare e ad effettuare collegamenti inserendo in scala diacronica le conoscenze acquisite anche in altre aree disciplinari;

  • affinare la sensibilità alle differenze.

OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO

Gli obiettivi specifici del triennio devono tendere a rafforzare le abilità già acquisite nel biennio e a far acquisire abilità più complesse.

Lo studente deve acquisire la capacità di usare concetti e modelli del discorso storico, cosi da raggiungere consapevolezza della specificità della storia:

  • riconoscere, comprendere e valutare le più importanti relazioni tra dati, concetti e fenomeni;

  • individuare e descrivere analogie e differenze, continuità e rottura fra fenomeni;

  • esporre concetti e termini storici in rapporto agli specifici contesti storico-culturali;

  • classificare ed organizzare dati, leggere e strutturare tabelle, grafici, cronologie, tavole sinottiche, atlanti storici e geografici, manuali, bibliografie;

  • osservare le dinamiche storiche attraverso le fonti;

  • usare modelli appropriati per inquadrare, comparare e collocare in modo significativo i diversi fenomeni storici locali, regionali. continentali, planetari;

  • saper leggere testi specialistici ed acquisire concetti e lessico significativi.

ARTICOLAZIONE DEI CONTENUTI

Considerato il numero delle ore previste per ogni anno di corso, la varietà e la complessità dei problemi, la vastità dell’arco di tempo preso in esame nel triennio, si sono individuati, a puro titolo d’esempio, essenziali temi portanti intorno ai quali muoversi.

La scansione delle unità didattiche è stata pensata per permettere una trattazione più approfondita degli eventi del nostro secolo; inoltre in questo modo i programmi di storia e di italiano potranno essere utilmente svolti in parallelo.

  • Nella classe terza si giungerà fino alla metà del Seicento;

  • nella classe quarta fino alla seconda metà dell’Ottocento

  • nella classe quinta fino ai nostri giorni.

Le articolazioni interne delle unità didattiche, vanno intese come percorsi possibili e non pretendono d’essere esaustive; vogliono suggerire argomenti salienti, suscettibili di essere trattati con maggiori o minori approfondimenti, secondo angolature differenti (economiche, socio-culturali, politiche) che rispondono all’intento di fornire quella varietà di approcci sopra auspicata.

Resta comunque indispensabile corredare i momenti di lavoro. di analisi e di approfondimento a momenti d’indagine miranti a far acquisire una visione d’insieme del periodo storico di ogni anno.

Alcuni micro-percorsi sono pensati come strettamente interdisciplinari con le unità didattiche di letteratura e dispongono, quindi, anche di tempi di lavoro relativi all’italiano.

Per ogni anno di corso si suggerisce di sviluppare da dieci a dodici unità didattiche opportunamente scelte all’interno dei temi portanti. Ad ogni unità didattica devono essere dedicate da quattro a sei ore di lavoro della classe a scuola, comprensiva di verifica ed eventuale recupero, e altrettante di lavoro individuale dello studente.

Classe terza

1. Dal basso Medioevo all’Età moderna

  1. Le istituzioni politiche italiane nel XII e XIV secolo

  2. Papato e Impero. Le monarchie nazionali

  3. Crisi economica e demografica

  4. Trasformazioni culturali e religione nell’Europa cristiana

2. L’Europa e i nuovi mondi fra XV e XVI secolo

  1. Evoluzione delle strutture statali e la formazione dello stato moderno

  2. Rinnovamento della cultura. La crisi religiosa e la Riforma. La scoperta del mondo.

  3. L’economia nel XVI secolo e la rivoluzione dei prezzi.

3. Il Seicento

  1. Assetto territoriale ed equilibri politici del ‘600

  2. La decadenza spagnola e l’Italia. L’assolutismo francese. La rivoluzione inglese

  3. Economia e società nell’Europa

  4. La cultura tra Riforma e Controriforma.

Classe quarta

1. Il secolo dei lumi

  1. Crisi dell’assolutismo: movimenti riformatori; parlamentarismo inglese; dispotismo illuminato

  2. Imperi coloniali: sviluppi economici e conflitti internazionali

  3. Illuminismo

2. L’età delle rivoluzioni

  1. La rivoluzione americana e la formazione degli Stati Uniti.

  2. La rivoluzione francese. L’età napoleonica.

  3. La Rivoluzione Industriale.

3. L’Europa delle questioni nazionali

  1. Il Congresso di Vienna e la Restaurazione. I movimenti liberali e i sistemi costituzionali. Il 1848 in Europa ed in Italia. Le questioni nazionali: caso italiano e tedesco.

  2. Lo sviluppo industriale e le nuove tecnologie.

  3. Pensiero borghese e pensiero socialista.

Classe quinta

1. L’età dell’imperialismo

  1. Le relazioni internazionali dal 1870 al 1914. Colonialismo e imperialismo.

  2. Gli stati europei: la Germania di Bismarck e l’Italia da Depretis a Giolitti.

  3. La crisi della società e del sistema politico liberale europeo.

2. L’Europa e il mondo tra i due conflitti mondiali

  1. La prima guerra mondiale.

  2. La nascita dell’URRS; totalitarismo e democrazia in Europa e nel mondo.

  3. Economia europea e grande crisi.

  4. Cultura di massa e ruolo degli intellettuali.

3. Il mondo contemporaneo

  1. La seconda guerra mondiale. La divisione in blocchi del mondo e la guerra fredda.

  2. Il Terzo Mondo: decolonizzazione, sottosviluppo e rivolte.

  3. La dimensione mondiale del mercato.

  4. La rivoluzione informatica.

INDICAZIONI METODOLOGICHE

La realizzazione degli obiettivi precedentemente esplicitati è legata ad una trasformazione sostanziale della didattica della storia che si fondi su procedimenti di elaborazione delle conoscenze storiche e sulla capacità di usare gli “elementi” fondamentali di tali conoscenze quali ad esempio: i fatti, il tempo, i modelli ecc..

La prima innovazione metodologica riguarda l’utilizzo delle fonti sia in funzione di specifiche conoscenze storiche sia in relazione alle esigenze di inquadramento e di supporti storici per altre discipline..testo appositamente strutturati, sia attraverso il ricorso ad archivi ai quali accedere con sistemi informatici.

È necessario che l’insegnante strutturi le unità didattiche attorno ad alcuni nodi problematici finalizzati a potenziare progressivamente nello studente capacità di accesso ai problemi storici con rigore di metodo e varietà di approcci: tali unità didattiche si avvarranno dello studio delle fonti. E’ tuttavia necessario tenere presente che a livello scolastico non è possibile far emergere dal lavoro analitico la visione d’insieme del periodo storico di cui l’unità didattica costituisce approfondimento; vanno pertanto correlati i momenti d’indagine diretta ad un profilo di storia generale.

E pertanto opportuno conciliare gli approfondimenti tematici con la necessità di garantire un contesto di riferimento puntuale e scientificamente valido nella convinzione che ci sia correlazione significativa tra i due livelli e che non esiste contrapposizione fra storia e “storie” (politica, economica, sociale, della cultura, della tecnica).

MODALITÀ DI VERIFICA E DI VALUTAZIONE

Le procedure di verifica e il processo di valutazione tendono ad accertare il raggiungimento degli obiettivi, privilegiando l’acquisizione di un corretto approccio ai problemi; viene inoltre verificata la capacità di percepire e sistematizzare storicamente i problemi facendo ricorso a un adeguato supporto di conoscenze del profilo storico.

Gli strumenti di verifica da utilizzare devono essere sia di tipo tradizionale sia di tipo oggettivo; adeguato spazio viene dato a momenti di osservazione che colgano, mediante apposite griglie, sia a livello individuale che in gruppo, le conoscenze e le abilità acquisite.

La valutazione globale è soprattutto correlata alla capacità di compiere inferenze, stabilire relazioni, operare collegamenti, fare uso corretto di fatti, fonti, documenti e materiali.