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Il Regio Museo Industriale e la nascita di Torino industriale

Cristina Accornero

Cristina Accornero

Sulla formazione del Museo industriale esistono degli studi storiografici che analizzano le tappe più importanti della storia del museo, privilegiando il percorso cronologico della sua crescita e la funzione d’istituzione didattica che partecipa allo sviluppo industriale locale. Rispetto a queste linee interpretative, finora non si è posta molta attenzione su altri fattori che possono avere influito sulla formazione del Museo.Emergono tre direzioni d’indagine sulla cultura tecnica torinese all’alba dell’industrializzazione: il contesto torinese, i rapporti con le istituzioni accademiche e scientifiche e le connessionicon il mondo politico ed amministrativo.
In primo luogo, bisogna considerare il milieu scientifico torinese, in trasformazione alla metà del XIX secolo. E’ fatto noto che l’idea e la realizzazione del Museo nascono dalla partecipazione italiana all’Esposizione londinese del 1862 e i fenomeni espositivi nazionali e stranieri saranno strettamente connessi alla crescita dell’Istituto. Tuttavia mi è sembrato interessante allargare il campo d’indagine efare alcune considerazioni sul ruolo del positivismo e della politica post-risorgimentale, alla ricerca di consenso, per comprendere il significato di “museo” nella storia culturale di Torino. Il “museo” materializza i concetti del metodo positivo della classificazione attraverso il collezionismo ed è strumento di pedagogia nazionale e diformazione di una nuova classe dirigente. Non a caso, dopo il trasferimento della capitale, il mondo accademico e scientifico si riorganizza con la fondazione di musei e di laboratori annessi alle università. L’altra considerazione riguarda i rapporti “pluridisciplinari” con il Laboratorio di Economia Politica di Salvatore Cognetti De Martiis. Vi sono diversi elementi che permettono di ricostruire i nessi tra la cultura economica e quella industriale: i programmi dei corsi di Cognetti e di Luigi Einaudi, trattano i temi del riformismo contemporaneo, come le abitazioni operaie, le condizioni del lavoro, la municipalizzazione dei servizi pubblici. In terzo luogo è necessario considerare il ruolo dell’istruzione tecnico-scientifica negli uffici tecnici e amministrativi comunali. Da queste prime considerazioni nasce la convinzione dell’utilità di un’analisi della trama dei rapporti nel tessuto culturale cittadino, tra il Museo e le istituzioni accademiche, gli enti amministrativi e le imprese. In sostanza, il Museo industriale sembra destinato ad essere al centro di una pluralità di interessi: la formazione tecnico-scientifica degli ingegneri per l’industria; il legame con l’economia politica per costituire una nuova figura di sintesi dell’ingegnere e della classe dirigente, con la mediazione didattica del Laboratorio di Economia Politica.
Il contributo storiografico, che si vuole dare, tenta di delineare la pluralità di ruoli del Museo. Dallo studio dei modi dell’elaborazione e della diffusione della cultura tecnica il Museo Industriale sembramantenere una capacità di dialogo e di scambio con le istituzioni culturali cittadine, nazionali ed estere,con quelle politiche ed amministrative ed il mondo imprenditoriale.
Il carattere “pluridisciplinare” della formazione del tecnico accentua il progetto culturale di unificare l’economia e la tecnica per contribuire allo sviluppo industriale ed al progresso sociale italiano all’inizio del XX secolo. L’esperimento dell’interazione delle scienze sociali (l’insegnamento dell’economia politica) e la tecnica corrisponde ad un progetto scientifico unico nella storia culturale d’Italia. Infine, la partecipazione attiva del Museo nella costruzione di Torino, “città industriale”, è verificabile nelle vicende urbane e dell’organizzazione dello spazio. Il sapere tecnico-scientifico si configura come uno strumento dell’articolazione tra i momenti della “rappresentazione” tecnico-scientifica (la scrittura e le istituzioni) e quelli dell’impatto sulla realtà del territorio e le sue infrastrutture.