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Introduzione

Coordinatori: S. Troilo (Università di Padova) - E. Capussotti (Università di Siena)

Il Mediterraneo in quanto luogo geografico e culturale è costruito e immaginato dalle molteplici rotte che lo attraversano e individuano. L’area del Mediterraneo e le regioni che vi si affacciano possono essere guardate nella loro specificità, nelle loro relazioni reciproche, nelle loro collocazioni geografiche e storiche, materiali e immaginarie, che appartengono alla storia europea e a quella africana e mediorientale. Per quanto riguarda la storia dell’Europa, il Mediterraneo ha rappresentato il sud del Continente, spazio periferico ed esotico segnato dai canoni della modernità eurocentrica. Una periferia che è culla di una civiltà occidentale opportunamente depurata dalle contaminazioni “altre” e confine che segna vicinanza e distanza, inclusione ed esclusione di un’alterità catalogata, conquistata, adulata. Uno spazio, il Mare Nostrum spesso essenzializzato, che può essere incluso negli appetiti imperiali oppure fornire le argomentazioni per modelli di convivenza alternativi a quelli egemonici eurocentrici. Il seminario s’interroga su alcune rotte e su alcuni svolgimenti storici che con il Mediterraneo geografico e culturale si sono confrontati dal punto di vista dei processi materiali, simbolici e identitari. Quattro percorsi individuati all’interno di ricerche in corso e rappresentativi di alcuni processi conoscitivi in atto dall’età moderna ad oggi. Il primo intervento indaga i caratteri del discorso illuminista sulla disuguaglianza umana e la creazione di una nuova immagine della società occidentale e della sua storia attraverso la comparazione con l’“esotico”. Focalizzandosi sul viaggio interno ed esterno attraverso il sud europeo e mediterraneo, la relazione analizza la progressiva definizione delle categorie di “selvaggio” e “barbaro” che strutturarono l’immagine della nuova idea di progresso, e che al tempo stesso vennero utilizzate per descrivere tanto i popoli distanziati storicamente (le diverse “razze”) quanto gli abitanti delle zone arretrate dell’Europa, e le classi sociali più umili delle società commerciali. Il caso italiano indicherà la relazione ed eventuale sovrapposizione di immagini della popolazione meridionale con quelle di popoli altri. Il secondo intervento è invece incentrato sul lungo ottocento e sulle missioni archeologiche di alcuni paesi europei lungo le coste del Mediterraneo orientale e meridionale. Potente strumento di conoscenza e di traduzione di culture altre e distanti, lo scavo sistematico di ampi territori fu strumento utile a rendere conoscibile l’ignoto, e a “costruire” scientificamente un campo di sapere e uno spazio (il Mediterraneo) in vista di peculiari politiche imperialiste e coloniali. La relazione si concentrerà sull’attività archeologica di alcuni paesi (Francia, Gran Bretagna, Germania) analizzandone caratteri e risvolti politico-ideologici, soffermandosi poi sulle vicende italiane e sugli esercizi d’identità attivati dall’archeologia italica. Il terzo intervento analizza l’immagine novecentesca del Mediterraneo come un canale, un lago o un “continente liquido” in grado di unire metaforicamente o letteralmente l’Europa e l’Africa, e di ispirare progetti utopici e politici di segno diverso. Nel periodo tra le due guerre essa giocò un ruolo strategico nel progetto dell’Eurafrica, che combinava all’interno di una visione organicistica categorie antropologiche e geopolitiche, e venne rilanciato all’inizio degli anni Venti da Richard Coudenhove-Kalergi nel contesto del movimento paneuropeo. L’intervento ricostruisce alcuni dei passaggi del dibattito che accompagnò il progetto eurafricano, tracciandone le connessioni con l’idea di crisi e rigenerazione europea così come venne articolata in contesti diversi: il dibattito franco-tedesco, il movimento europeista, i piani egemonici italiani e tedeschi di un nuovo ordine mondiale. Il quarto intervento affronta i processi migratori contemporanei nell’ambito del Mediterraneo. Il cinema rappresenta uno dei luoghi in cui i movimenti di uomini e di donne sono messi in scena e raccontati. In questo contesto il Mediterraneo assume un ruolo importante e molteplice: come cronaca di attraversamenti e di tragedie spesso estive; come confine armato della Fortezza Europa; come luogo simbolico di incontro, scambio e trasformazioni; come luogo della memoria e delle speranze. La comunicazione, utilizzando prevalentemente fonti visuali (film, documentari, video artistici), analizza alcune rappresentazioni delle migrazioni contemporanee e i loro molteplici nessi con alcune memorie (personali, familiari, pubbliche) delle emigrazioni passate che hanno segnato i paesi mediterranei europei. Un legame tra presente e passato delle e/migrazioni che contribuisce a riformulare autorappresentazioni nazionali, identità e posizionamenti nel rapporto tra il Mediterraneo e lo spazio politico e culturale Europeo.