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Italia anni Cinquanta: «gioventù perduta», metafora del cambiamento

Enrica Capussotti

L’intervento analizza l’emergere delle culture giovanili durante gli anni Cinquanta in Italia; ritengo che fin dal secondo dopoguerra l’età emerse come collocazione nuova nel processo di costruzione identitaria mentre il cinema si rivela una fonte privilegiata per analizzare la rappresentazione della gioventù e le nuove immagini di sé “in quanto giovani” di uomini e donne. A partire dal dopoguerra la definizione di «gioventù perduta» fu utilizzata come significante per indicare un ambiente giovanile abitato da giovani uomini nati nella prima metà degli anni Trenta, appartenenti alla borghesia e percepiti come devianti rispetto alle norme sociali. Attraverso la messa in scena dei “giovani perduti”, diversi attori sociali discussero del processo di modernizzazione in atto e dello sviluppo di una società di massa di cui un “nuovo” tipo di giovane incarnava i valori, le paure e le aspettative.