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La storiografia statunitense e il ruolo degli Stati Uniti nel sistema internazionale durante il secolo americano

Coordinatore: Mario Del Pero (Università di Bologna)
Sabato 24 settembre
III Sessione: 9.00-13.00
Aula A – Sezione Stecca

Il Novecento è stato, sotto molteplici punti di vista, il secolo degli Stati Uniti. Il “secolo americano”, nel celebre slogan che Henry Luce utilizzò nel 1941. Esso ha visto l’affermazione, progressiva ma inarrestabile, degli Stati Uniti a potenza superiore del sistema internazionale, a modello sociale ed economico capace di una proiezione e di un fascino universali, e a cultura egemone per pervasività, diffusione e forza del messaggio. La storiografia statunitense si è interrogata su questo processo, ma ne è stata anche significativamente condizionata. La riflessione storica sulle ragioni dell’ascesa statunitense si è intrecciata con quella, spesso preoccupata, sugli effetti che l’ingresso pieno e dominante degli Stati Uniti sulla scena internazionale avrebbe avuto sulla natura stessa dell’esperimento repubblicano statunitense. L’orgoglio per il primato americano si è spesso scontrato con le tante fobie generate dal contatto crescente degli Usa con il resto del mondo. Topoi classici del nazionalismo eccezionalista nordamericano hanno caratterizzato sia le posizioni internazionaliste sia quelle isolazioniste. Questi topoi hanno però qualificato, sia pure in modo più articolato e sofisticato, anche larga parte della riflessione storiografica. I diversi contributi di questo panel intendono soffermarsi sul modo con cui la storiografia statunitense ha esaminato e descritto – in diversi momenti del Novecento – il ruolo degli Usa nella politica internazionale, ma anche comprendere l’influenza su tali analisi delle diverse declinazioni di una autorappresentazione nazionalista ed eccezionalista rintracciabili in molti degli studiosi e delle opere discusse nelle quattro relazioni.

Programma
  1. Tiziano Bonazzi (Università di Bologna) – I volti di un Dio laico. L’America di Frederick J. Turner e Charles Beard

    F.J.Turner e Charles Beard sono i “fratelli nemici” della storiografia progressista statunitense. Nonostante l’approccio metodologico assai diverso e il maggior radicalismo del secondo, la loro opera è un esempio tipico della virata scientista e laicizzante iniziata negli Stati Uniti di fine Ottocento e che ha nutrito la cultura politica sia del New Deal, sia della Guerra fredda. Dall’analisi della loro opera si possono trarre indicazioni preziose per analizzare il nazionalismo americano del Novecento e le basi della sua “religione civile”, in particolare la costruzione dei confini sociali e culturali entro cui si doveva ritenere legittimo il pluralismo democratico.

  2. Marco Mariano (Università del Piemonte Orientale) – “Freedom is a Fighting faith”. Arthur Schlesinger Jr. come storico della guerra fredda – (Relazione pdf)

    La produzione storiografica di Arthur Schlesinger jr denota una caratteristica visione del “secolo americano”. In essa si cerca di ridefinire i lineamenti di un riformismo americano capace di affrontare i nodi posti dallo sviluppo capitalistico in modo autonomo rispetto alle ricette europee. Così facendo, Schlesinger contribuì più di qualsiasi altro storico americano ad aggiornare la tradizione progressista, diventando così il portabandiera di una ortodossia liberal che egli riteneva adattabile all’Europa e ai paesi extraeuropei nel quadro della competizione bipolare. Nella sua ottica il “secolo americano” venne a coincidere con la proiezione internazionale del liberalismo post-newdealista. Schlesinger definì tale proiezione come l’obiettivo primario che gli Stati Uniti avrebbero dovuto perseguire.

  3. Mario Del Pero (Università di Bologna) – Tra guerre fredde e lunghe paci. La storiografia di John Lewis Gaddis – (Relazione pdf)

    John Lewis Gaddis è a tutti gli effetti il più noto storico della guerra fredda. Molte delle svolte storiografiche recenti – dal postrevisionismo degli anni ’80 alla neo-ortodossia dell’ultimo decennio – sono state condizionate (e per tanti aspetti determinate) dai suoi studi. Il paper si pone l’obiettivo di esaminare le opere principali della storiografia gaddisiana. Nel farlo verranno evidenziati i meriti degli studi di Gaddis, ma anche i loro numerosi e significativi limiti analitici. Soprattutto, ci si soffermerà sulle svolte interpretative che hanno scandito il percorso intellettuale e storiografico di Gaddis, cercando di collegarle alle più generali trasformazioni politiche e culturali degli Stati Uniti dell’ultimo trentennio.

Discussant: Federico Romero (Università di Firenze)