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Le ricerche di storia contemporanea finanziate dal Murst (1997-1999)

di Giovanni Montroni

La nuova normativa

Nel giugno del 1997, una lettera firmata da Luciano Guerzoni, Sottosegretario al Ministero dell’università e della ricerca scientifica, inviata ai rettori degli atenei e degli istituti universitari, richiamava l’attenzione sull’obiettivo primario della disciplina relativa al finanziamento della ricerca universitaria appena introdotta con il decreto n. 320 (1): «Appare importante – scriveva – sottolineare che questo nuovo procedimento di finanziamento, attuato anche su suggerimento della Conferenza dei Rettori, mira a ridurre la dispersione delle risorse pubbliche alla ricerca e a consolidare linee di ricerca universitaria con modalità coerenti con quelle utilizzate anche in sede comunitaria»(2). Dunque, in perfetta sintonia con gli obiettivi della compagine di governo, le parole d’ordine erano lotta alla dispersione finanziaria e allineamento ai paesi europei. Non si trattava, insomma di ridurre i fondi disponibili per la ricerca, come qualcuno aveva temuto, ma di evitare la erogazione “a pioggia” che aveva caratterizzato il periodo precedente e che unanimemente veniva indicata come la causa principale della debolezza della ricerca in Italia.
La nuova normativa ha certamente dato una risposta concreta, come si vedrà più avanti, al problema della dispersione. Il numero dei progetti finanziati dal Murst nei primi tre anni di applicazione delle nuove norme, già assai limitato, è in realtà ancora più ristretto di quanto appaia a prima vista per l’esistenza di un gruppo più o meno ampio di docenti che riescono ad assicurarsi sistematicamente quote consistenti dei fondi stanziati. Un esempio. Nel 1999, per l’area delle Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche il Murst ha finanziato 58 progetti; dei 58 coordinatori nazionali ben 14 erano già stati sovvenzionati nel 1997; e il quadro risulterebbe ancora più accentuato se prendessimo in considerazione anche i responsabili delle unità locali. Ma l’elemento più interessante è che le quote che vengono assegnate ai 14 studiosi nel 1999 sono in tutti i 14 casi assai maggiori di quelle del 1997; per dare un’idea della dimensione del fenomeno basta dire che i quattordici programmi hanno ricevuto complessivamente, nel 1997, 2.005 milioni di lire – poco più di 143 milioni e mezzo a progetto – mentre nel 1999 la cifra totale è stata di 4.182 milioni – quasi 299 milioni ciascuno. è ovvio che si tratta di considerazioni generali che prescindono da qualunque valutazione sul merito dei progetti scientifici finanziati e sulle ragioni per cui un certo numero di studiosi ritorni a distanza di due anni tra i beneficiari di un cofinanziamento del Murst.
La maggiore concentrazione dei fondi concessi ha forse reso possibile lavori che richiedevano un più largo impiego di risorse umane ed economiche; ma a quale prezzo? Non è forse inutile ricordare che, per quello che riguarda la ricerca storica e le discipline umanistiche in generale, già qualche anno fa, Tommaso Detti notava come le forme di finanziamento che si esprimevano nel 40%, ma più ancora nel 60%, fossero state utilizzate in grande misura, più che per promuovere nuove ricerche, a surrogare la spesa ordinaria per il funzionamento delle strutture accademiche e il normale aggiornamento del personale.(3) Più esplicitamente, nel quadro del livello infimo delle dotazioni ordinarie, la logica del 60% – distribuzione “a pioggia” e cifre assai modeste – e quella del 40% – ripartizione dei fondi strettamente legata al numero degli studiosi impegnati nei singoli progetti e cifre spesso solo poco superiori a quelle del 60% – ha costretto docenti e ricercatori a utilizzare il finanziamento per acquistare computer, carta, fotocopiatrici, non di rado libri e riviste. Dal 1997 questo finanziamento indiretto, che comunque non sembra essere scomparso, delle attività ordinarie con i fondi destinati alla ricerca, si è ristretto ad un più piccolo gruppo di accademici e, se ci si prendesse la briga di un più accurato esame, di un ristretto nucleo di grandi università.
Vi sono comunque altri mutamenti significativi introdotti dal decreto n. 320. Intanto il Murst non finanzia per intero i progetti di rilevante interesse nazionale, ma partecipa, per i singoli programmi selezionati con il 40% del costo totale ammissibile, se si tratta di iniziative intrauniversitarie, e con il 60% per quelle interuniversitarie. Va comunque precisato che i progetti intrauniversitari sono largamente minoritari; considerando il triennio 1997-99, le ricerche intrauniversitarie per cui è stato chiesto il finanziamento del Murst sono state, sull’intero numero dei settori scientifici, 480 su 4.448 (il 10,79%); quasi identica la percentuale nel settore di Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche: 43 su 418 (il 10,28%). Purtroppo non è agevole individuare quanti siano i progetti intrauniversitari finanziati, ma è evidente, data la ratio legis che ispira la nuova normativa, che siano stati una percentuale assai bassa. Delle 43 ricerche, per esempio, di storia contemporanea finanziate dal Murst dal 1997 al 1999 due sole sono quelle intrauniversitarie: la ricerca su Consenso e legittimazione nella trasformazione dei regimi politici, coordinata da Paolo Pombeni con due unità locali dell’Università di Bologna e finanziata, nel 1998, con 50 milioni; quella su Riconoscimento ed esclusione: un’indagine storica sui fondamenti e i limiti del pluralismo e dell’universalismo, coordinata da Tiziano Bonazzi con due unità sempre dell’Università di Bologna e finanziata con 45 milioni. Il Murst ha dunque destinato a questi due progetti, il 4,65% delle ricerche di storia contemporanea, l’1,41% dei fondi assegnati a questa disciplina.
Ogni progetto deve anche indicare «le risorse finanziarie, oltre che umane e strumentali, con cui le Università prevedono di sostenere il programma; le ulteriori risorse esterne che possono essere collegate o acquisite al programma». è evidente dunque che maggiori sono le risorse di cui dispongono in partenza i singoli gruppi di ricerca, maggiori sono i fondi che possono essere legittimamente richiesti al Murst come cofinanziamento del progetto. Significativamente, nella relazione finale del 1997 la stessa Commissione notava come «in molti programmi il cofinanziamento richiesto appare determinato più dalle risorse disponibili o dichiarate come acquisibili che dal costo effettivo della ricerca».(4)
La selezione dei progetti è affidata a una commissione «composta da cinque componenti – il bisticcio tra composta e componenti è proprio del testo del decreto 320 – di alta qualificazione scientifica» selezionati in liste di nomi proposte dal Cnst, dalla Crui e dal Cun. Dopo una prima “valutazione di conformità” effettuata in collaborazione con il Dipartimento Affari Economici del Murst, la Commissione nomina, per ciascuna proposta, «due revisori anonimi che forniranno separatamente un loro circostanziato giudizio circa la qualità del programma in esame, le competenze specifiche dei proponenti e la congruità dei costi, eventualmente anche sulla base del contraddittorio anonimo, per il tramite della Commissione, con i proponenti, volto al miglioramento del programma». è difficile esprimere una valutazione sulla innovazione dei revisori anonimi senza sapere come questi vengano scelti o da chi parta l’indicazione per rivolgersi, per ciascun progetto, ad uno più tosto che ad un altro. Inoltre, non vi è il pericolo che si creino delle interferenze tra il ruolo di revisore, nel 2000 ad esempio, e quello di proponente un progetto l’anno successivo? Non si può fare a meno di pensare che forse sarebbe stato necessario un maggior coinvolgimento della intera comunità scientifica in tutte le sue componenti.
Già nella prima relazione finale della Commissione per la valutazione dei programmi di ricerca delle università, che si riferiva all’anno 1997, si sottolineavano con soddisfazione i principali elementi di novità introdotti dalla nuova normativa: «1) incremento, sia pure non certamente congruo, del fondo per la ricerca universitaria, rispetto alla dotazione del precedente (1996) 40%; 2) promozione della ricerca universitaria attraverso una libera e autonoma proposta di programmi di ricerca da parte della comunità nazionale; 3) introduzione di un nuovo meccanismo di cofinanziamento da parte delle Università, con lo scopo di disporre di una risorsa finanziaria complessiva di maggiore significatività e, contestualmente, di coinvolgere più responsabilmente gli Atenei attraverso un loro ruolo attivo di partecipazione al finanziamento e di incentivarli sia nel loro impegno a destinare risorse per la ricerca di base sia a indirizzare, con scelte autonome, eventuali settori di particolare interesse e valore scientifico; 4) stimolo alla creazione di reti nazionali di ricerca attraverso l’aggregazione di unità di ricerca per complementarietà intra e inter-universitrarie; 5) creazione di un nuovo sistema di valutazione (con procedure di peer review) con revisori anonimi, realizzando contestualmente un albo di revisori italiani e stranieri raggruppati per settori e sotto-settori; 6) una nuova innovativa impostazione dei meccanismi di finanziamento attraverso l’impegno a sostenere tutte le spese riconosciute necessarie alla realizzazione dei progetti di ricerca; 7) inizio di un processo di valutazione-certificazione sulla validità della ricerca universitaria nelle singole aree, premessa necessaria allo sviluppo di una politica di realistico e adeguato sostegno alla ricerca universitaria per i suoi ruoli fondamentali di sviluppo della conoscenza e addestramento dei ricercatori».(5) Per quanto in larga misura le considerazioni siano fondate, un esame più attento della documentazione disponibile nel sito web del Murst mostra, però, come la nuova normativa non abbia rimosso completamente le ambiguità e le non poche distorsioni delle procedure precedenti; sembra inoltre che alcuni vecchi problemi non solo non abbiano trovato soluzione, ma si siano ulteriormente acuiti.
La disponibilità e l’accessibilità, nel sito web del Murst, di una serie di informazioni sui progetti finanziati è certo una grande novità. Purtroppo la documentazione disponibile è, per quello che riguarda i singoli progetti finanziati, assai poco consistente, per certi versi quasi reticente. Oltre all’elenco dei coordinatori finanziati ripartiti per aree disciplinari, quello che è possibile sapere è il titolo del progetto di ricerca, il nome del coordinatore nazionale e quelli dei responsabili dei singoli gruppi locali; le risorse di cui ciascun gruppo disponeva e quelle accordate loro dal Murst. Per quello che riguarda gli aspetti più strettamente scientifici, il sito offre una serie di informazioni sugli obiettivi della ricerca dell’intero gruppo e di quelli delle singole unità locali, sull’ “innovazione rispetto allo stato dell’arte nel campo” e sui “criteri di verificabilità”. Con l’esclusione di alcuni gruppi che hanno fornito sufficienti notizie sugli obiettivi generali, la norma è quella di indicazioni assai schematiche, spesso contenute in non più di due o tre righe. Non è dunque facile farsi un’idea che non sia assai vaga della natura dei progetti. Non è possibile ovviamente sapere quale sia la destinazione dei fondi richiesti, quale la loro ripartizione tra le varie voci di spesa. Anche in questo caso la comunità scientifica non ha nessuno strumento di informazione. Anche dai pochi elementi offerti dal sito Murst, però, si capisce come gran parte delle ricerche, specie quelle più pinguemente finanziate, siano, contro gli auspici della Commissione, semplici aggregazioni di attività di diversi gruppi “sotto un titolo generico”. Il progetto sembra essere insomma, in molti casi, un mero contenitore in cui, su un tema sufficientemente ampio, si aggregano dei gruppi che lavorano su obiettivi del tutto indipendenti; e questo quando non si dia che anche le singole unità operative locali siano a loro volta composte di ricercatori che si muovono del tutto autonomamente su più ristretti temi di indagine. Nei casi in cui le informazioni sugli obiettivi delle unità locali sono sufficientemente analitici si capisce con chiarezza come il grosso dei fondi richiesti sia destinato prevalentemente alla organizzazione di convegni o alla pubblicazione di monografie; in alcuni casi però sono stati chiesti, e ottenuti, finanziamenti per la “organizzazione di un corso di alta formazione su…”, senza che a nessun membro della Commissione o dei revisori sia venuto da pensare che forse un simile obiettivo fosse almeno un po’ improprio per dei fondi stanziati per sostenere la ricerca.
Ricerche di storia contemporanea
Vediamo adesso più specificamente i caratteri del finanziamento alle ricerche di storia contemporanea. Bisogna intanto premettere che i progetti di storia contemporanea si distribuiscono in tre diverse aree scientifico-disciplinari: quella di Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche – dove vi è il più alto numero di progetti –, quelle di Scienze politiche e sociali e di Scienze economiche e statistiche. Nel selezionare i progetti non ho fatto esclusivamente riferimento ai raggruppamenti disciplinari in cui sono inseriti i coordinatori nazionali e/o i responsabili locali. La cernita, naturalmente empirica e forse discutibile, ha tenuto conto di tutti i progetti che, tanto per i temi che per gli obiettivi, sono sembrati coerenti con lo statuto disciplinare della storia contemporanea. Nella tabella 1 è riportato l’elenco completo così costruito dei gruppi finanziati tra il 1997 e il 1999.
Tabella 1. Progetti finanziati dal Murst (1997-1999).(6)

coordinatore

Titolo della ricerca

Anno

cofin.to

risorse (7)

n. unità locali

Agosti, A.

Una enciclopedia della sinistra europea nel ventesimo secolo.

1998

163,000

99,990

4

Augello, M. M.

Associazionismo economico ed editoria in Italia nell’Ottocento: dalle società economico-agrarie alle associazioni di economisti.

1997

196.000

156,069

7

Augello, M. M.

Gli economisti italiani in Parlamento (1861-1914): tra scienza, politica e opinione pubblica. Fonti, documentazione e analisi storica.

1999

212,000

120,000

6

Balletta, F.

Mercato finanziario e finanziamenti di imprese in Italia nei secoli XIX e XX.

1999

86,000

37,000

2

Barbagallo, F.

L’Italia repubblicana nel Novecento.

1997

37,000

25,950

2

Becchi, E.

Per una storia e storiografia dell’infanzia.

1997

144,000

100,521

6

Bigini, A. F.

Le eredità del XX° secolo ed i nuovi equilibri mondiali

1997

342,000

237,231

17

Bigazzi, D.

Capitale umano e sviluppo economico in Italia tra Otto e Novecento.

1997

47,000

32,500

4

Bonazzi, T.

Riconoscimento ed esclusione: un’indagine storica sui fondamenti e i limiti del pluralismo e dell’universalismo.

1999

45,000

45,000

2

Buttafuoco, A

Politiche, culture ed esperienze delle donne nell’Europa del Novecento.

1997

175,000

136,900

5

Cancila, O.

Stato, società e amministrazione nel Mezzogiorno d’Italia e in Sicilia tra XVI e XIX secolo.

1998

170,000

74,000

3

Carmagnani M.

Le norme e le pratiche: percorsi dello Stato e dell’amministrazione pubblica in America Latina. Secoli XVIII-XX.

1997

97,000

66,210

5

Cazzola, F.

Politiche ambientali e politiche del territorio.

1997

29,000

36,600

2

Corner, P. R.

Strutture sociali, politiche di controllo e Welfare in Italia e in Europa 1880-1980.

1997

80,000

69,100

5

Craveri, P.

I rapporti tra Stati Uniti ed Europa negli anni della guerra fredda (1945-1968).

1999

203,000

88,000

3

De Francesco, A.

Monarchia, repubbliche e costituzione: concetti e pratiche politiche in Italia dall’antico regime al XIX secolo.

1998

235,000

105,199

6

Detti, T.

Società, demografia, economia nella Toscana dell’Ottocento: una ricerca interdisciplinare.

1999

260,000

133,000

7

Di Nolfo, E.

Interdipendenza e subordinazione nel sistema internazionale: il caso italiano nel secondo dopoguerra.

1997

215,000

273,507

7

Di Nolfo, E.

Le materie prime come problema internazionale: un approccio storico.

1999

650,000

391,000

7

Flores D’Arcais, M.

Comunicazione politica, propaganda, partecipazione : un approccio comparativo. Italia, Francia, Germania, Polonia, Russia:1919-1970.

1999

170,000

78,000

3

Fontana, G. L.

Istituzioni formative e agenti di sviluppo nell’Italia settentrionale (secoli XIX-XX).

1998

140,000

78,000

5

Gentili, A.

Conflitti in Africa australe: Origine, riproduzione e meccanismi di gestione della risoluzione dei conflitti in ambito sub-regionale (SADC) dalle indipendenze ai processi di democratizzazione.

1999

52,000

23,000

2

Ghilardi, F.

Nascita e storia di un paese federalista. Il Canada tra le relazioni internazionali e le relazioni interprovinciali, 1791-1992.

1997

54,000

39,467

2

Giarrizzo, G.

Gerarchie e funzioni urbane, istituzioni politico-amministrative e reti di relazioni culturali: fonti e materiali per la cartografia storica del Mezzogiorno fra età moderna e contemporanea.

1997

282,000

252,000

5

Giarrizzo, G.

Sovranità e territorio (secc. XVI-XIX).

1999

310,000

136,000

3

Gubert, R.

Valori, identità regionali, appartenenza nazionale.

1997

211,000

177,000

7

Landuyt, A.

Cultura politica e identità europea nel processo di integrazione europea.

1998

93,000

58,000

4

Macry, P.

Il crollo dello Stato. Apparati pubblici e opinione pubblica nelle congiunture di crisi di regime (Italia XIX secolo).

1998

172,000

100,098

5

Miccoli, G.

Cattolicesimo e secolarizzazione in età contemporanea.

1998

123,000

52,770

3

Mo’ioli, A.

Corporazioni e gruppi professionali in Italia tra antico regime ed età contemporanea.

1997

183,000

141,839

9

Negri, V.

La dinamica delle grandi imprese italiane dal decollo al miracolo economico.

1999

87,000

44,000

3

Pazzaglia, L.

Educazione, scuola e società dall’inizio del Novecento al Fascismo.

1999

96,000

41,000

3

Pezzino, P.

Guerra ai civili. Per un atlante delle stragi naziste in Italia.

1999

300,000

151,000

4

Pombeni, P.

Consenso e legittimazione nella trasformazione dei regimi politici.

1998

50,000

56,000

2

Pozzi, R.

Il pensiero gerarchico nella cultura europea (XVIII-XIX secolo).

1998

190,000

98,500

5

Simili, R.

Le istituzioni scientifiche in Europa dall’Illuminismo al ‘900: metodi, sperimentazione, immagini.

1997

86,000

91.000

5

Soldani, S.

Ruoli e immagini delle donne in Italia nell’età moderna e contemporanea.

1997

71,000

48,500

3

Toniolo, G.

La formazione del mercato unico italiano dopo l’unificazione monetaria (1862-1914).

1998

95,000

47,460

3

Turi, G.

Geografia e storia degli insediamenti editoriali in Italia dal ’700 a oggi.

1997

45,000

43,421

3

Turi, G.

L’editoria in Italia:produzione e diffusione del libro dal ’700 ad oggi.

1999

195,000

85,000

3

Vaudagna, M.

Pubblico e privato negli Stati Uniti del Novecento: statualità, soggettività e famiglia in prospettiva comparativa.

1998

85,000

38,560

4

Woolf, S. J.

Identità, nazione, nazionalismo, stato-nazione, minoranze, migrazione in Europa (XIX-XX secoli).

1998

126,000

57,593

5

Zaninelli, S.

Identità locali e forme di integrazione nello sviluppo economico e nelle trasformazioni socio-culturali dell’ «area alpina» tra XVIII e XIX secolo.

1999

130,000

69,000

4

La tabella 2 riassume invece gran parte dei dati quantitativi ricavabili dall’analisi dei progetti raccolti nel sito Murst.
Tabella 2. Cofinanziamenti Murst (1997-1999).

Anni

progetti

cofinanz.to.Murst

finanz.to. totale.

c./p.

f..t./p.

unità operativa.

c./u.o.

f.t./u.o.

1997

17

2.294

4.321,805

134,94

254,22

95

24,14

45,49

1998

12

1.642

2.496,180

136,83

208,01

49

33,51

50,94

1999

14

2.796

3.849,000

199,71

274,92

52

53,76

74,01

Totale

43

6.732

10.666,985

156,55

248,06

196

34,34

54,42

Cosa si può dire dei progetti elencati? Si tratta, come detto, quasi esclusivamente di progetti interuniversitari, che si distribuiscono su un ventaglio tematico assai largo, anche se alcuni temi molto trendy, come nazioni, nazionalismi, identità, ritornano con una certa insistenza. Le unità operative locali per progetto non sono, come risulta chiaramente dall’ultima colonna della tabella 1, numerose; frequenti i casi con due o tre soli gruppi locali; fa eccezione il gruppo coordinato da Antonello Folco Biagini su Le eredità del XX secolo ed i nuovi equilibri mondiali, in cui le unità operative sono 17. Quello che è più significativo è che si tratta, in generale, di unità operative i cui responsabili appartengono allo stesso raggruppamento disciplinare. Questo elemento ha due evidenti conseguenze. La prima è che anche nei casi di progetti che hanno una assai ampia estensione cronologica, che va per intenderci dalla storia moderna alla contemporanea, vi è una partecipazione o di soli modernisti – è il caso, ad esempio della ricerca su Gerarchie e funzioni urbane, istituzioni politico-amministrative e reti di relazioni culturali: fonti e materiale per la cartografia storica del Mezzogiorno d’Italia fra età moderna e contemporanea, i cui responsabili sono Giuseppe Giarrizzo, Angelo Massafra, Aurelio Musi, Michelle Beneaiteau, Carlo Maria Simonetti – o di soli contemporaneisti – è il caso, ad esempio, della ricerca su Ruoli e immagini delle donne in Italia nell’età moderna e contemporanea, i cui responsabili sono Simonetta Soldani, Maura Palazzi e Mirella Scardozzi. L’altra conseguenza è la quasi totale assenza di lavori di tipo interdisciplinare in cui collaborino esperti di diversi settori, se si escludono ricerche in cui l’elemento di partenza è un territorio, sia esso una nazione, una regione o altro; è il caso ad esempio della ricerca su Società, demografia, economia nella Toscana dell’Ottocento: una ricerca interdisciplinare, coordinata da Tommaso Detti.
Le cifre del finanziamento suggeriscono altre considerazioni. I progetti di storia contemporanea finanziati dal Murst sono stati 17 nel 1997, 12 nell’anno successivo e 14 nel 1999. Quello che è più interessante, e che in qualche modo conferma la tendenza verso una sempre maggiore concentrazione dei finanziamenti in tutte le aree scientifico-disciplinari, è che i gruppi finanziati avevano in media 5,58 unità locali nel 1997, 4,08 nel 1998 e 3,71 nell’anno successivo. E questo quadro di progressiva concentrazione è ancora più evidente nelle quote assegnate ai singoli gruppi e alle singole unità locali. Nel 1997 a ciascun gruppo vanno in media 134,94 milioni e 24,14 ad ogni unità locale; l’anno successivo le cifre sono rispettivamente 136,83 e 33,51; nel 1999 per ogni gruppo la media è di 199,71 milioni e per ogni unità locale di 53,76. Anche considerando che le ricerche sono biennali e il finanziamento è ugualmente biennale, le cifre assegnate sono non solo di tutto rispetto, ma assai lontane dai fondi concessi con le vecchie procedure. Il valore medio per anno dei finanziamenti a singoli gruppi e alle singole unità operative sono stati rispettivamente, tra il 1988 e il 1996, di 22,2 e 6,5 milioni;(8) nel triennio successivo gli stessi valori sono rispettivamente di 78,27 e 17,17 milioni.
Come si vede, è nelle cifre, più che nelle dichiarazioni d’intento del Murst, che si nota il cambiamento nella filosofia generale che governa la erogazione dei finanziamenti ministeriali. Ma con quale vantaggio per la ricerca di storia contemporanea? Non è facile dare una risposta. è necessario però fare una considerazione preliminare. La ricerca storica non ha tradizioni di attività di équipe. E quello che si diceva sul basso numero delle unità locali e sulla prevalente natura intradisciplinare dei progetti finanziati dimostra da un lato come anche le nuove norme di erogazione dei fondi ministeriali non siano riusciti a diffondere atteggiamenti diversi, e dall’atro come i “progetti contenitore”, già notati per il periodo precedente,(9) non scompaiano. La figura di storico ancora prevalente è quella di uno studioso che progetta, opera e realizza i propri lavori da solo; che non impiega grandi risorse finanziarie, se non nei casi in cui siano necessari spostamenti per studiare documenti in archivi stranieri o comunque lontani, o volumi introvabili nelle biblioteche locali. Anche, per lo storico più “tecnologizzato” è difficile andare oltre il computer, lo scanner o, più recentemente, la macchina fotografica digitale. Ma se questa è la condizione di lavoro dello storico è quanto meno una forzatura la scelta della concentrazione dei finanziamenti in un numero assai esiguo di progetti.
Malauguratamente, nonostante la parola “trasparenza” sia quella maggiormente ricorrente nel più recente lessico politico-amministrativo, la rendicontazione delle somme ottenute dal Murst rimane ancora un affare “privato” del coordinatore del progetto, coperta da una password, sottratta completamente allo sguardo indiscreto della comunità scientifica. Bizzarramente, ma poi non tanto, neanche i responsabili delle unità operative possono accedere ai dati di spesa inseriti in rete dal coordinatore nazionale. Nulla è dunque possibile dire sul modo in cui le risorse vengono impiegate; quanto si spenda per le missioni, per pagare dei giovani per la schedatura, per i microfilm, o quanto venga impiegato per voci che attengono alle spese ordinarie. Leggendo però accuratamente le spesso scarne informazioni che corredano i progetti elencati nel sito web del Murst, sembra di poter dire che anche nel caso della storia contemporanea assai spesso i fondi siano adoperati per la pubblicazione di volumi o l’organizzazione di convegni. Naturalmente, libri e convegni sono i mezzi canonici per diffondere i risultati della ricerca finanziata. Purtroppo si ha spesso l’impressione che pubblicazioni e convegni prodotti non abbiano alcuna coerenza con i finanziamenti dei programmi di ricerca che li hanno resi possibili. E che questo sia vero è confermato direttamente dal panorama editoriale in cui è assai visibile il flusso di denaro pubblico, ma non il lavoro dei gruppi di ricerca finanziati dal Murst; e indirettamente dalla evidenza di come la gran parte degli articoli di ricerca che compaiono nelle riviste specializzate si devono a studiosi che non hanno con l’università un rapporto “strutturato”. Tanto per rimanere al lessico Sissco.
In definitiva, la logica della concentrazione delle risorse di cui è figlia la nuova normativa sul finanziamento della ricerca sembra aver favorito un piccolo gruppo di dipartimenti e un piccolo gruppo di docenti. La ripartizione dei fondi concessi dal Murst per atenei mostra con estrema chiarezza come da un piccolo gruppo di università provenga la maggioranza dei coordinatori nazionali. La tabella 3 è assai eloquente: le università di Firenze, Pisa, Siena, Catania, Bologna, Roma, Napoli esprimono il 62,79% dei coordinatori nazionali e raccolgono il 66,60% dei fondi stanziati dal Murst per la storia contemporanea.
Tabella 3. Cofinanziamento ripartito per atenei sulla base della appartenenza del coordinatore/trice nazionale.

Atenei

Cofin.to

%

n. progettitti

Firenze

1176

17,47

5

Pisa

952

14,14

5

Siena

778

11,16

5

Catania

592

8,79

2

Bologna

349

5,18

6

Roma “La Sapienza”

342

5,08

1

Napoli Federico II

295

4,38

3

Torino

260

3,86

2

Basilicata

235

3,49

1

Milano

230

3,42

2

Milano Cattolica

226

3,36

2

Trento

211

3,13

1

Napoli Suor Orsola

203

3,02

1

Palermo

170

2,53

1

Pavia

144

2,14

1

Padova

 

2,08

1

Venezia

126

1,87

1

Trieste

123

1,83

1

Roma II

95

1,41

1

Piemonte Orientale

85

1,26

1

Totale

6732

100,00

43

Ed è significativo che Giarrizzo, coordinatore di due progetti, sia da solo in grado di collocare l’Università di Catania al quarto posto della speciale classifica espressa dalla tabella precedente. Se si guarda la tabella 4 si può anche notare come calcolando i fondi giunti agli atenei attraverso le singole unità locali il gruppo delle università più finanziate è un poco più ampio, rispetto al quadro offerto dalla tabella 3, ma è sempre guidato dalle stesse università segnalate in precedenza con Firenze sempre in testa.
Tabella 4. Finanziamento destinato alle unità locale ripartito per atenei.

Atenei

Cofin.to

%

Firenze

978,95

14,54

Pisa

746,80

11,09

Bologna

506,00

7,52

Catania

502,08

7,46

Bari

359,01

5,33

Napoli Federico II

349,40

5,19

Roma “La Sapienza”

340,40

5,06

Siena

277,50

4,12

Torino

200,88

2,98

Trieste

192,68

2,86

Milano Cattolica

188,00

2,79

Milano

180,32

2,68

Venezia

151,00

2,24

Padova

133,20

1,98

Urbino

131,00

1,95

Napoli Suor Orsola

121,00

1,80

Roma III

114,27

1,70

Basilicata

94,72

1,41

Pavia

93,80

1,39

Lecce

92,95

1,38

Napoli Istituto Universitario Orientale

74,00

1,10

Perugia

73,00

1,08

Salerno

69,29

1,03

Trento

68,00

1,01

Teramo

66,60

0,99

Roma II

62,38

0,93

Genova

59,90

0,89

Palermo

55,10

0,82

Udine

49,50

0,74

Sassari

42,75

0,64

Bergamo

42,00

0,62

Tuscia

37,11

0,55

Cagliari

34,91

0,52

Piemonte Orientale

33,00

0,49

Sannio

30,00

0,45

L’Aquila

30,00

0,45

Chieti

29,35

0,44

Parma

29,00

0,43

Brescia

25,00

0,37

Milano Bocconi

22,00

0,33

Messina

17,16

0,25

Macerata

12,00

0,18

Modena

10,00

0,15

Calabria

6,00

0,09

Totale

6732,00

100,00

Un piccolo gruppo di atenei capaci di intercettare le quote maggiori del finanziamento ministeriale, dunque; tutti gli altri, nella povertà delle risorse del finanziamento ordinario delle università, sono doppiamente più poveri di quanto non lo fossero con i tanto vituperati finanziamenti “a pioggia”.

NOTE:
1 – Del 23 aprile 1997.
2 – http://cofin.cineca.it/murst-dae/note97/ricnew.html
3 – Tommaso Detti, Le ricerche di storia contemporanea finanziate dal MURST, in SISSCO, Società italiana per lo studio della storia contemporanea, «Bollettino», 1996, n. 16, pp. 38-46. Per altre considerazioni sulle ricerche 40% e 60% si veda: F. Della Peruta e T. Detti, I finanziamenti «40%» alle ricerche di Storia contemporanea: un primo bilancio (1988-1989), in SISSCO, Società italiana per lo studio della storia contemporanea, «Bollettino», senza indicazione dell’anno, n. 2, pp. 7-14; A. Caracciolo, Per un’analisi del finanziamento della ricerca storica in Italia, in La storiografia italiana recente. Alcune indagini sulle sue strutture e tendenze, a cura di F. Anania, Ancona, 1986.
4 – http://cofin.cineca.it/informazioni/anno97/Relazione97.html
5 – Ivi
6 – In milioni di lire
7 – I dati sul finanziamento totale che compaiono nella quarta colonna sono ottenuti sommando le somme del cofinanziamento ministeriale con quelle delle risorse di cui disponevano i singoli gruppi. Queste ultime venivano, nel 1997, indicate come «dichiarate» o «certificate», con scostamenti talvolta non piccoli di valore. Questa distinzione è progressivamente scomparsa e sono rimaste solo le risorse dichiarate. E’ stato dunque necessario, per omogeneità, utilizzare sempre il valore delle risorse dichiarate, anche nei casi in cui era riportato il valore delle risorse certificate.
8 – I dati sono stati elaborati da Tommaso Detti, che ringrazio di avermeli mostrati, per un articolo di prossima pubblicazione.
9 – T. Detti, Le ricerche di storia contemporanea cit., p. 45.