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Le scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario: una riforma necessaria o un passo in avanti verso la liquidazione di un sistema educativo nazionale?

di Paolo Pezzino
è già il secondo anno che in tutta Italia funzionano le Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario (Ssis). In sintesi, si tratta di strutture delle università, coordinate a livello regionale, preposte alla formazione degli insegnanti (con l’eccezione di quelli della scuola primaria). Il numero dei posti disponibili viene annualmente fissato con un decreto ministeriale, che li ripartisce fra le varie sedi regionali in base ad una previsione delle future disponibilità negli organici della scuola. Nelle Ssis si entra per concorso, e si esce dopo due anni di un percorso formativo che comprende approfondimenti sia nelle singole discipline, sia nell’ambito delle scienze dell’educazione, oltre ad attività di tirocinio. Gli iscritti che superino l’esame finale ottengono il diploma di specializzazione, che «ha valore di esame di Stato ed abilita all’insegnamento per le classi corrispondenti alle aree disciplinari cui si riferiscono i diplomi di laurea di cui sono titolari gli specializzandi» (art. 4 D. M. 26/5/98). Un successivo provvedimento di legge, il D. L. 28 agosto 2000 n. 240, “Disposizioni urgenti per l’avvio dell’anno scolastico 2000-2001”, convertito in legge il 17 ottobre 2000, consente agli specializzandi di essere inseriti nelle graduatorie permanenti dei provveditorati per l’immissione progressiva in ruolo.
L’innovazione costituita dalle scuole di specializzazione è evidente, ed investe soprattutto facoltà come quelle di Lettere e Filosofia, tradizionalmente preposte alla formazione degli insegnanti: mentre prima la laurea era titolo per la partecipazione agli esami di abilitazione e ai concorsi per l’ingresso in ruolo, ovvero ai vari tipi di corsi abilitanti che negli ultimi decenni hanno surrogato sia i primi che i secondi, d’ora in avanti l’unica struttura che rilascerà titoli abilitanti all’insegnamento – e, se passa la norma sopra citata, direttamente all’immissione in ruolo – sarà quella delle Ssis. La cosa rappresenta un passo avanti rispetto alle tante ope legis mascherate da corsi abilitanti o concorsi riservati, che hanno impedito negli ultimi decenni di verificare adeguatamente il livello qualitativo degli insegnanti che si andavano immettendo nei ruoli della scuola. Inoltre viene riconosciuto che la preparazione di base nelle singole materie che costituiscono le varie classi di insegnamento non è sufficiente per andare ad insegnare; per formare un buon insegnante è necessario cioè un elemento aggiuntivo, costituito da un’adeguata conoscenza della pedagogia, della psicologia, delle metodologie didattiche, della progettazione formativa della scuola, della legislazione didattica, ed in particolare delle novità introdotte con l’autonomia scolastica.
Non è una novità da poco: e non è, a rigore, neanche una novità, dato che la legge istitutiva delle Scuole è del 1990. Ma da allora molti anni sono passati in dibattiti, discussioni, ripensamenti sulle linee generali di questa importante riforma. Nel frattempo le università si sono dotate di centri per il coordinamento delle attività educative e della didattica, poi riunitisi in una Conferenza Nazionale dei Centri Universitari per la Ricerca Educativa e Didattica (sito Concured: http://www.concured.it), attualmente presieduto da Giunio Luzzatto dell’Università di Genova. Finalmente nel 1998, con decreto 26 maggio (http://www.unich.it/ssis/dm26598.htm), il Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica di concerto con il ministro della Pubblica istruzione (entrambe le cariche essendo ricoperte da Luigi Berlinguer) sanciva l’istituzione delle scuole. Coerentemente con il principio dell’autonomia, il ministero si limitava ad emanare alcune norme quadro, sulla durata delle scuole (due anni), i contenuti minimi qualificanti e le attività didattiche, lasciando alle università la definizione precisa dell’organizzazione delle scuole, per quanto riguarda le modalità dei concorsi di accesso, l’organizzazione didattica, le prove di valutazione in itinere e conclusive.
Finalmente nell’anno accademico 1999/2000 le Ssis hanno iniziato la loro attività in tutte le regioni (tranne la Campania, dove l’attività è iniziata col successivo anno accademico): il decreto ministeriale 27 luglio 1999 ha ripartito fra le varie sedi regionali più di 10.000 posti per tutte le classi di insegnamento, e l’iter si è ripetuto per l’anno accademico 2000/2001 con il decreto ministeriale 7 giugno 2000, che ha fissato “Modalità e contenuti delle prove di accesso alle scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario” e con quello 27 giugno 2000, che ha determinato il numero dei posti disponibili per ciascuna sede, per un totale di 10.739. è bene ricordare che questi posti vanno suddivisi fra le varie classi di abilitazione, e che quelle nelle quali è previsto l’insegnamento della storia contemporanea sono nell’indirizzo “Scienze umane” la 37/A, “Filosofia e storia”, nell’indirizzo “Linguistico-letterario” la 43/A, “Italiano, storia ed educazione civica, geografia nella scuola media”, 50/A, “Materie letterarie negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado”, la 51/A, “Materie letterarie e latino nei licei e nell’istituto magistrale”.
Le Scuole si sono dotate di una struttura di coordinamento rappresentata dalla Conferenza dei Direttori delle Scuole di Specializzazione all’insegnamento secondario (sito Codissis: http://settebello.unich.it/codissis): l’attuale presidente è Gaetano Bonetta, dell’Università di Chieti, e la giunta è costituita da Giunio Luzzatto, Alessandro Coda, Ferdinando Arzarello, Umberto Margiotta e Fabio Mura.
Molte sono le questioni aperte dalla riforma della preparazione degli insegnanti: può forse essere utile riportare per intero l’allegato al sopra menzionato decreto Murst-Mpi del 26 maggio 1998 nel quale sono indicati gli obiettivi formativi delle scuole:

Costituisce obiettivo formativo […] della scuola il seguente insieme di attitudini e di competenze caratterizzanti il profilo professionale dell’insegnante, che possono essere integrati e specificati negli ordinamenti didattici:
– possedere adeguate conoscenze nell’ambito dei settori disciplinari di propria competenza, anche con riferimento agli aspetti storici ed epistemologici;
– ascoltare, osservare, comprendere gli allievi durante lo svolgimento delle attività formative, assumendo consapevolmente e collegialmente i loro bisogni formativi e psicosociali al fine di promuovere la costruzione dell’identità personale, femminile e maschile, insieme all’auto-orientamento;
– esercitare le proprie funzioni in stretta collaborazione con i colleghi, le famiglie, le autorità scolastiche, le agenzie formative, produttive e rappresentative del territorio;
– inquadrare, con mentalità aperta alla critica e all’interazione culturale, le proprie competenze disciplinari nei diversi contesti educativi;
– continuare a sviluppare e approfondire le proprie conoscenze e le proprie competenze professionali, con permanente attenzione alle nuove acquisizioni scientifiche;
– rendere significative, sistematiche, complesse e motivanti le attività didattiche attraverso una progettazione curriculare flessibile che includa decisioni rispetto a obiettivi, aree di conoscenza, metodi didattici;
– rendere gli allievi partecipi del dominio di conoscenza e di esperienza in cui operano, in modo adeguato alla progressione scolastica, alla specificità dei contenuti, alla interrelazione contenuti-metodi, come pure all’integrazione con altre aree formative;
– organizzare il tempo, lo spazio, i materiali, anche multimediali, le tecnologie didattiche per fare della scuola un ambiente per l’apprendimento di ciascuno e di tutti;
– gestire la comunicazione con gli allievi e l’interazione tra loro come strumenti essenziali per la costruzione di atteggiamenti, abilità, esperienze, conoscenze e per l’arricchimento del piacere di esprimersi e di apprendere e della fiducia nel poter acquisire nuove conoscenze;
– promuovere l’innovazione nella scuola, anche in collaborazione con altre scuole e con il mondo del lavoro;
– verificare e valutare, anche attraverso gli strumenti docimologici più aggiornati, le attività di insegnamento-apprendimento e l’attività complessiva della scuola;
– assumere il proprio ruolo sociale nel quadro dell’autonomia della scuola, nella consapevolezza dei doveri e dei diritti dell’insegnante e delle relative problematiche organizzative e con attenzione alla realtà civile e culturale (italiana ed europea) in cui essa opera, alle necessarie aperture interetniche nonché alle specifiche problematiche dell’insegnamento ad allievi di cultura, lingua e nazionalità non italiana.
è evidente che il possesso delle conoscenze (per fortuna “adeguate”) nell’ambito dei singoli settori disciplinari rappresenta solo una premessa, quasi scontata, ad una lunga elencazione di qualità che deve possedere l’insegnante, in linea con un orientamento sensibile più alla “comprensione” e alla “soddisfazione” delle esigenze degli allievi – in senso lato di socializzazione e alfabetizzazione di base, soprattutto alle nuove tecnologie multimediali – che alla necessità di garantire una qualificata formazione professionale in relazione ai titoli di studio che i vari tipi di scuola attribuiscono.
La filosofia di fondo dell’intervento inoltre oscilla fra le convinzioni di chi (i pedagogisti, ma anche i rappresentanti delle facoltà scientifiche) ritiene che la formazione disciplinare vada considerata esaurita negli anni di corso universitario, e quindi le scuole debbano essere rivolte soprattutto a formare gli insegnanti in quella che viene considerata la loro specifica attività, cioè appunto l’insegnamento (“insegnare ad insegnare” sarebbe insomma lo scopo primario delle Ssis) e quella di chi (soprattutto gli umanisti) rileva l’assoluta inadeguatezza delle facoltà universitarie nel dotare gli aspiranti insegnanti di un accettabile bagaglio di conoscenze. La diversa considerazione del grado di preparazione che un laureato medio ottiene oggi dalle nostre università si riflette ovviamente sui programmi e la gestione delle scuole, nonché sulla articolazione delle prove di ingresso e delle prove finali per ottenere il diploma; così come varia la definizione del ruolo delle Ssis nel nuovo ordinamento didattico, con le facoltà di scienze della formazione e quelle scientifiche che propendono per una collocazione dopo la laurea (triennale), e quelle di lettere e filosofia in generale favorevoli a richiedere la laurea specialistica per l’ammissione alla scuola di specializzazione, in tal caso eventualmente riducendo la durata di questa ad un solo anno.
Un terzo ordine di questioni riguarda la regionalizzazione delle scuole, e l’inevitabile difformità nei requisiti richiesti per l’ammissione e nell’organizzazione dei corsi da una scuola all’altra. è una questione che rimanda peraltro ad un’altra, ben più vasta: se, come si sostiene, l’istruzione entrerà a fare parte delle competenze esclusive delle regioni, in quell’ottica “federalista” che la quasi globalità del mondo politico sembra ormai condividere, siamo veramente di fronte alla fine di un sistema educativo nazionale, e le Ssis rappresentano un ulteriore passo in avanti in questa liquidazione. Se sarà possibile avere insegnanti formati secondo criteri dissimili da una regione all’altra, non rappresenta questo sistema l’ammissione esplicita che non c’è più un patrimonio omogeneo di conoscenze che lo Stato si prefigge di promuovere e garantire in tutto il territorio nazionale? E non prefigura questa “regionalizzazione” della formazione anche una futura e conseguente regionalizzazione delle carriere degli insegnanti? A rigor di logica, come si fa ad impedire ad una regione titolare dell’istruzione sul proprio territorio di richiedere per le proprie scuole solo insegnanti usciti dalla Scuola di specializzazione attiva in quel territorio?
A questi temi riteniamo di dovere dare la massima attenzione, sia come storici, sia come docenti: come storici perché, dopo tutto, la fine (per la verità già da tempo annunciata) di uno dei pilastri della nazionalizzazione – un sistema scolastico omogeneo per programmi e finalità anche nel più remoto angolo d’Italia – non può lasciarci indifferenti, se non altro per “curiosità” professionale; come docenti, perché la definizione di ciò che riteniamo “livello minimo” di qualificazione per andare ad insegnare storia agli studenti delle varie regioni italiane non può che rappresentare il punto di partenza della nostra attività (e sia pure considerando che le nostre facoltà non preparano solo – e forse neanche più prevalentemente – insegnanti).
In questo primo numero affrontiamo le tematiche generali delle Ssis, con tre interventi: uno di Claudio Crivellari, della Segreteria della Conferenza Nazionale dei Direttori delle Ssis, un’intervista di M. Elisabetta Tonizzi a Giunio Luzzatto, attuale presidente della Conferenza Nazionale dei Centri Universitari per la Ricerca Educativa e Didattica, ed un saggio di Luca Curti, docente di letteratura italiana e responsabile dell’Università di Pisa per la Ssis della Toscana. Dal prossimo numero ci proponiamo di fornire notizie ed informazioni più precise per quanto riguarda la storia contemporanea, raccogliendo dati sui programmi delle singole scuole, sulle prove di accesso, sull’organizzazione dei corsi.
Allegato (dal sito http://www.concured.it/indirizzicentri.htm)

CONCURED
Conferenza Nazionale dei Centri Universitari per la Ricerca Educativa e Didattica
presidente: Giunio Luzzatto

Centri aderenti:

Bari – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
c/o Dipartimento di Scienze dell’Educazione Palazzo Ateneo Piazza Umberto, 1 – 70100 BARI tel 080/5714505-07 fax 080/5714638 e-mail:l.santelli@sc-edu.uniba.it
direttore: Luisa Santelli

Basilicata – CATESM Centro d’Ateneo per le Tecnologie Educative e Sistemi Multimediali
c/o Dipartimento di Matematica
Via Nazario Sauro, 85 – 85100 POTENZA
tel 0971/474158 fax 0971/470763
e-mail: fasano@unibas.it
direttore: Margherita Fasano

Bologna – CIRE Centro Interdipartimentale di Ricerche Educative
c/o Dipartimento di Scienze dell’Educazione
Via Zamboni, 34 – 40126 BOLOGNA
tel 051/209 8483 fax 051/2098436
e-mail: frabboni@ecn¯1.economia.unibo.it
direttore: Franco Frabboni

Cagliari – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
Via Cino da Pistoia, 20 – 09100 CAGLIARI
tel 070/401591 fax 070/401591 e-mail: torrazza@tin.it
direttore: Sergio Torrazza

Calabria – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
c/o Dipartimento di Matematica
Arcavacata di Rende – 87030 COSENZA
tel 0984/493827-493829 fax 0984/401186-493830
e-mail: a.costabile@unical.it
sito internet: http://www.unical.it/(clicca su Centri – colonna a sinistra)
direttore: Francesco Aldo Costabile

Castellanza – CARED Centro di Ateneo per la Ricerca educativo-didattica e per l’aggiornamento
Corso Matteotti, 22 – 21053 CASTELLANZA (VA)
tel 0331/572318-275 fax 0331/572229 e-mail: centrolingue@liuc.it
direttore: Michele Puglisi

Firenze – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
Via del Parione, 7 – 50100 FIRENZE
tel 055/2307642-787 fax 055/229330
e-mail: casalbuoni@fi.infn.it
sito internet: http://alphateo.fi.infn.it/cird/
direttore: Roberto Casalbuoni

Ferrara – Centro di Ateneo per la Ricerca e l’Innovazione Didattica
Via Savonarola, 27 – 44100 FERRARA
tel. 0532/293439
sito internet: http://carid.unife.it/
direttore: Primo Magri
Genova – CARED Centro d’Ateneo per la Ricerca Educativa e Didattica
Piazza Santa Sabina, 2 sc. B – 16124 GENOVA
tel 010/2095962 fax 010/2095961 e-mail: cared@unige.it
direttore: Giunio Luzzatto

Macerata/Camerino/Ancona – CIRDIFOR Centro Interuniversitario per la Ricerca sulla Didattica e sulla Formazione nelle professioni educative
c/o Dipartimento Filosofia e Scienze Umane
Via Garibaldi, 20 – 62100 MACERATA
tel 0733/258321 fax 0733/235339; e-mail: corsi@unimc.it
direttore: Michele Corsi

Milano Cattolica – CERIFOP Centro di Ricerca sulla Formazione Permanente
Via Morozzo della Rocca, 2a – 20123 MILANO
tel 02/4981115 fax 02/4690625, e-mail: scurati@mi.unicatt.it
direttore: Cesare Scurati

Milano Statale – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
c/o Dipartimento di Fisica
Via Celoria,16 – 20133 MILANO
tel 02/26604333 fax 02/26604330
direttore: Claudio Longo

Molise – “Colozza” Centro di Ricerca e di Servizio di Ateneo per la Formazione
Edificio Polifunzionale 2 – Via De Sanctis – 86100 Campobasso
tel 0874/4041 fax 0874/418295 e-mail: gili@hpsrv.unimol.it
direttore: Guido Gili

Padova – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
c/o Dipartimento di Scienze dell’Educazione
Piazza Capitanato, 3 – 35139 PADOVA
tel 049/8274560 fax 049/8753991
direttore: Diega Orlando Cian

Pisa – CAFRE Centro di Ateneo di Formazione e Ricerca Educativa –
c/o Dipartimento di Matematica
Via Buonarroti, 2 – 56127 PISA
tel 050/844236 fax 050/844224 e-mail: villani@dm.unipi.it
direttore: Vinicio Villani

Roma “La Sapienza” – CARFID Centro d’Ateneo di Ricerca sulla Formazione e l’Innovazione Didattica
c/o Dipartimento di Fisica –
Piazza Aldo Moro, 5 – 00185 ROMA
tel 06/4991 3204-3197 fax 06/49917210, 06/4463158, 06/44701007
e-mail: bernardic@mat.uniroma1.it
sito internet: www.uniroma1.it/carfid
direttore: Claudio Bernardi

Sassari – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
c/o Facoltà di Lingue –
Via Zanfarino, 62 – 07100 Sassari
tel 079/229648 fax 079/229652
direttore: Ignazio Delogu

Siena – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
c/o Dipartimento di Scienze umane e dell’educazione
Via S. Fabiano, 9 (Villa Godiola) – 52100 AREZZO
tel 0575/926554 fax 0575/323001
direttore: Sira Macchietti
e-mail: macchieti@unisi.it
sito internet: www.unisi.it/ricerca/dip/sc_um_ed/CIRD_home.html

Torino – CIRDA Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
e l’Aggiornamento degli insegnanti
Via G.Ferrari, 11 – 10124 TORINO
tel 011/6703196 fax 011/6703198 e-mail: fischer@cisi.unito.it
direttore: Lorenzo Fischer

Trieste – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
c/o ITIS “A. Volta”
Via Monte Grappa, 1 – 34127 TRIESTE
direttore: tel 040/6763945 e-mail: costa@dsch.univ.trieste.it
segreteria: tel 040/5708101 fax 040/5708100 e-mail: eureka@univ.trieste.it
sito internet: www.univ.trieste.it/eureka
direttore: Giacomo Costa

Udine – CIRD Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica
c/o Dipartimento di Fisica
Via delle Scienze, 208 – 33100 UDINE
tel 0432/558211 fax 0432/ 558222
e-mail: michelini@fisica.uniud.it
direttore: Marisa Michelini

Venezia – CIRED Centro Interfacoltà per la Ricerca Educativa e Didattica
Via Generale Cantore,16 – 30175 MARGHERA-VENEZIA
tel 041/5381475-933107 fax 041/ 932268
e-mail: miche@unive.it
sito internet: http://www.unive.it/!wda/servizi/centri/CIRED
direttore: Gianni Michelon