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L’eloquenza politica prima e dopo la Grande Guerra

Andrea Baravelli

Andrea Baravelli

Il rinnovamento metodologico che, negli ultimi quindici anni, ha contribuito al nuovo fiorire degli studi dedicati alla storia politica deve molto alla capacità, dimostrata dagli studiosi, di appropriarsi degli strumenti epistemologici in uso presso le discipline delle scienze umane. In particolare, la novità forse maggiore di quest’ultimo decennio può essere considerata l’attenzione che, a tutti i livelli, è stata dedicata agli aspetti “discorsivi” dell’attività politica. Tutto ciò ha contribuito a catalizzare nuovo interesse sia per gli aspetti culturali-ideologici della pratica politica, sia per i suoi strumenti argomentativi e retorici. All’interno di una riflessione già iniziata nell’ambito di due convegni organizzati sul tema dell’eloquenza politica dall’Università di Paris X-Nanterre in collaborazione con l’Ecole française di Roma, l’intervento proposto cercherà di riflettere sulle trasformazioni innescate dalla Grande Guerra nel modo di intendere e praticare l’eloquenza all’interno dell’aula parlamentare romana. Infatti, la radicalizzazione politica che scaturì da quell’evento ebbe come conseguenza quella di determinare un clima di crescente insofferenza e intransigenza fra le forze politiche che si fronteggiavano sui banchi parlamentari. Attraverso l’esame di alcuni momenti di vita parlamentare particolarmente significativi, dalla discussione svoltasi nei mesi che precedettero l’intervento a quella relativa all’indagine per accertare le responsabilità del disastro di Caporetto, si potrà quindi cogliere l’evoluzione non solo del clima politico generale, ma anche delle forme retoriche utilizzate. In particolare, sarà evidente il passaggio da un’eloquenza “persuasiva” (costruita attraverso la logica del ragionamento argomentante) a un sempre maggiore utilizzo di formule atte non solo sia a suscitare emozioni, ma anche a screditare moralmente l’avversario. Una comparazione finale con l’esperienza francese, dove l’evocazione della guerra rappresentò lo strumento per rinsaldare sia le formule retoriche tradizionali che gli usuali processi di funzionamento del parlamentarismo, mostrerà la diversità dell’impatto avuto dal ricordo della guerra in Italia rispetto ad altre realtà politiche nazionali.