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L’emigrazione italiana verso l’Europa occidentale del secondo dopoguerra

Coordinatore: Roberto Sala (Freie Universität Berlin )
Sabato 24 settembre
III Sessione: 9.00-13.00
Aula 5

La storia più recente del fenomeno emigratorio italiano necessita ancora di approfondimento e offre prospettive di ricerca originali. E’ in quest’ottica che il panel mira a riflettere sull’emigrazione italiana verso l’Europa occidentale, il più importante sbocco emigratorio del secondo dopoguerra. Due dei quattro interventi previsti sono di taglio storiografico e, congiuntamente, propongono una lettura combinata dei risultati di ricerca ottenuti nell’ex-paese di emigrazione Italia da un lato (Michele Colucci) e nel grande paese di immigrazione italiana Germania dall’altro (Roberto Sala). I due restanti interventi affrontano un concreto oggetto di studio. Sotto il profilo delle variabili macro-istituzionali vengono considerate le politiche migratorie internazionali in Europa, messe in relazione con le dinamiche dei flussi migratori italiani (Sandro Rinauro). Sotto il profilo invece della concreta esperienza dei migranti è preso in esame l’associazionismo italiano in Svizzera (Giovanna Meyer Sabino).

Programma
  1. Michele Colucci (Università della Tuscia) – Il dibattito storiografico e il problema delle fonti in Italia

    L’intervento si propone di ricostruire il dibattito storiografico relativo alla ripresa e allo sviluppo dell’emigrazione italiana in Europa negli anni successivi alla seconda guerra mondiale e di fornire un quadro complessivo di carattere generale sulle fonti utilizzate nelle ricerche più recenti sull’argomento. Il periodo preso in esame racchiude gli anni compresi tra il 1945 e il 1973, suddividendolo in due fasi distinte, l’una relativa agli anni 1945-1957 (anno in cui vengono firmati i Trattati di Roma), l’altra agli anni 1957-1973. Dal punto di vista delle fonti, viene privilegiato l’esame delle fonti istituzionali italiane, attraverso le quali è possibile ripercorrere l’evoluzione delle politiche migratorie italiane e dei paesi di destinazione.

  2. Sandro Rinauro (Università di Milano) – Le politiche migratorie internazionali e la geografia dell’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra

    Mai quanto nel secondo dopoguerra le politiche migratorie dei paesi di destinazione emergono come il fattore più determinante della dimensione, della geografia, della durata, delle condizioni socioeconomiche e del grado di integrazione dell’emigrazione italiana all’estero. Gli effetti complessivi sull’esodo di tali politiche cambiano solo parzialmente a partire dalla fine degli anni Cinquanta in relazione al grande slancio economico dell’Europa centro-settentrionale, mentre sostanzialmente costante rimane la politica migratoria italiana sino all’esaurimento dell’esodo di massa nei primi anni Settanta. Due stagioni migratorie costituiscono dunque l’esperienza dell’esodo del secondo dopoguerra, quella degli anni della Ricostruzione e quella della progressiva introduzione del codice di libera circolazione in ambito comunitario. Nella prima stagione la ristrettezza del mercato di lavoro internazionale ed europeo limita le dimensioni dell’esodo italiano e induce alla massima diversificazione degli sbocchi. Nel secondo periodo, lo slancio dell’economia europea aumenta l’espatrio lordo e riduce il flusso transoceanico, mentre, contemporaneamente, anche le aree d’esodo si riducono sostanzialmente al Mezzogiorno. Tuttavia quasi costante rimane la segregazione degli immigrati nei settori più deboli dei mercati del lavoro esteri e costante l’obiettivo quasi esclusivamente quantitativo della politica migratoria italiana.

  3. Roberto Sala (Freie Universität Berlin ) – La storiografia tedesca sull’immigrazione italiana nella Germania federale

    Nell’ultimo decennio la storiografia tedesca è stata caratterizzata da una fervente stagione di studi sulla grande immigrazione degli anni sessanta e degli anni settanta. La sentita urgenza di ricerche su quella fase si lega all’attualità del tema e alla necessità di meglio comprendere le conseguenze di lungo periodo dell’esperienza dei “Gastarbeiter”. La specifica immigrazione italiana svolge un ruolo importante in quelle analisi e in parte ne è argomento monografico. L’intervento si propone di illustrare le modalità attraverso le quali l’oggetto emigrazione (ovvero immigrazione) italiana è affrontato dagli studiosi della società di accoglienza. Interessano inoltre gli aspetti problematici ma anche le potenzialità che vedono il fenomeno essere analizzato in prospettiva storica anche da discipline diverse dalla storia, prime fra tutte la sociologia.

  4. Giovanna Meyer Sabino (Roma) – Italiani in Svizzera: le emergenze, lo slancio associativo. Studi e ricerche su campo

    I fine-settimana degli italiani in Svizzera sono costellati di feste, commemorazioni, convegni, riunioni di partiti, assemblee informative, festival canori, gare di briscola, giochi di bocce, cene sociali, partite di calcio… Ma cosa c’è a monte di questa intensa vita sociale? C’è una forte rete associativa che scandisce i tempi, crea i luoghi, organizza le attività degli immigrati e conta più di un migliaio di strutture. Essa caratterizza la presenza italiana in Svizzera fin dalle sue origini: dalle lobbies dei banchieri toscani nel Quattrocento ai consorzi dei fabbricanti di tessuti nel Seicento, dalle società di mutuo soccorso alle cooperative socialiste nell’Ottocento. Una rete che nel Novecento si articolerà in una miriade di forme, a seconda delle emergenze della vita in emigrazione, che segnerà la storia della comunità italiana in Svizzera, connotata da un forte impegno democratico e solidale, alimentando anche un’approfondita riflessione su sé stessa.

Discussant: Patrizia Audenino (Università di Milano)