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L’esilio italiano nell’epoca risorgimentale

Coordinatore: Agostino Bistarelli (Giunta centrale per gli studi storici)
Giovedì 22 settembre
I Sessione: 16.00 – 20.00
Aula 4

In un saggio di Cattaneo, Ugo Foscolo e l’Italia, viene formulata una sentenza che divenne ben presto famosa: “e così Ugo Foscolo diede all’Italia una nuova istituzione: l’esilio”. Questo saggio, apparso nel «Politecnico» del 1860, era stato composto a Napoli nell’ottobre dello stesso anno. La datazione ed il luogo sono estremamente significativi, visto che Cattaneo si era recato nel capoluogo campano, insieme a numerosi altri esuli, “per impedire che la meravigliosa impresa di Garibaldi finisse con l’imposizione a tutta Italia di una monarchia piemontese” (Carlo Dionisotti, Appunti sui moderni. Foscolo, Leopardi, Manzoni e altri, Bologna, Il Mulino, 1988, p. 57). L’approdo del processo risorgimentale darà torto a Cattaneo e ragione ai Savoia, ma quello che interessa è verificare come questa nuova istituzione abbia contribuito alla formazione dell’identità nazionale apportando, e non solo dal punto di vista politico, una rete di relazioni, elaborazioni, opzioni culturali di respiro europeo. Il panel si centra quindi sul percorso che l’esule italiano, nella prima metà dell’Ottocento, compie da eroe romantico a figura sociale e categoria storica, percorso affrontato da più punti di vista per dar conto dei diversi caratteri del tema: da quello propriamento storiografico a quello politico-costizionale, dalla storia della scienza a quella della cultura musicale. La scelta della discussant dovrebbe aiutare a leggere questo percorso anche dal punto di vista dell’istituzione vincente (la monarchia sabauda) e che in un primo momento è stata causa e poi centro di attrazione dell’esilio.

Programma
  1. Agostino Bistarelli (Giunta centrale per gli studi storici) – Luoghi e tempi dell’esilio: le diverse strade dell’identità nazionale

    Verrano descritte le diverse tappe del percorso risorgimentale nel loro incrocio con le vicende di coloro che per parteciparvi hanno poi dovuto percorrere i più svariati itinerari, attraversare più volte confini geografici e culturali. E in questa lettura sarà verificata l’ipotesi che questa mobilità abbia avuto tra le conseguenze un approccio aperto nel nascente processo identitario, che almeno potenzialmente collocava il patriottismo in una provestivva sovra – nazionale. La relazione affronta anche il tema della divisione nel movimento liberale tra moderatici e democratici che può trovare utili elementi di analisi nella ricostruzione della mappa dell’esilio italiano e della sua composizione sociale e generazionale.

  2. Carlo Ghisalberti (Università di Roma “La Sapienza”) – Gli “orfani” delle Costituzioni tra Restaurazione e Unità

    La relazione si areticolerà sui seguenti punti:
    1) la posizione di Ugo Foscolo, primo tra gli esuli, di fronte ai temi costituzionali;
    2) l’esulato nell’età franco-napoleonica: oppositori giacobini al cesarismo ed oppositori anglofili. Motivazioni patriottiche e motivazioni liberali dell’esulato risorgimentale;
    3) le costituzioni del 1820-21 e l’esperienza dei protagonisti all’esilio;
    4) gli esuli degli anni Trenta: Pellegrino Rossi tra Svizzera e Francia. Le motivazioni del mazzinianesimo;
    5) l’esperienza statutaria del 1848 ed il costituzionalismo filosubalpino degli esuli nel Piemonte di Cavour

  3. Luigi Pepe, (Università di Ferrara) – Esperienze dell’esilio e formazione di una comunità scientifica

    L’età napoleonica rappresentò, malgrado le guerre, un periodo fecondo di relazioni tra le nascenti comunità scientifiche nazionali, tra le quali quella italiana si collocava più che dignitosamente nel contesto europoeo. Per la scienza l’età della Restaurazione fu un periodo cupo per le limitatissime risorse a disposizione degli studiosi. Quello che salvò la comunità scientifica italiana fu l’emigrazione a cui furono costretti alcuni dei più importanti scienziati che mantennero così i contatti con la ricerca di punta in Europa.

  4. Ester Capuzzo (Università di Roma “La Sapienza”) –Gli esuli ebrei nel Risorgimento

    La Restaurazione segna per la minoranza ebraica presente in molti Stati della penisola la fine di quelle libertà e di quei diritti ad essa riconosciuti nell’età napoleonica. Di qui la partecipazione della parte più consapevole, più intraprendente e politicamente matura al processo risorgimentale. Partecipazione attestata dalla presenza ai moti del 1820-21, alla Carboneria, agli ideali mazziniani, ai moti del 1831 a Modena, alla repubblica di Venezia e di Roma, e che determina per i più compromessi la scelta dell’esilio in Francia, Inghilterra, Svizzera. Malta, Corsica, Tunisia, Algeria: in sostanza verso quei paesi dove si recano gli esuli politici italiani. L’adesione al canone risorgimentale, che lega da parte ebraica alla rivendicazione di diritti di parità e di uguaglianza la libertà della nazione, rende preminente in essa i sentimenti di italianità e la spinge ad impegnarsi attivamente per essa.

  5. Giulio De Luca (Conservatorio di musica “Gesualdo da Venosa”, Potenza) –La figura poetica del’esule nel melodramma verdiano

    Nelle opere liriche di Giuseppe Verdi la figura poetica dell’esule è assai frequente, assumendo di volta in volta, però, connotazioni del tutto differenti. Abbiamo infatti l’esule per motivi politici o religiosi; abbiamo il condannato all’esilio -accusato di delitti più o meno ingiusti- che anela rivedere la terra natia; abbiamo il reietto, il maledetto costretto alla fuga e disprezzato dai suoi simili; talvolta, come nel caso del celeberrimo “Va’ pensiero”, il lamento per la patria perduta è espresso coralmente da un popolo intero. Vedremo come Verdi ed i suoi librettisti rappresentano, poeticamente e musicalmente, questo “topos” ricorrente nelle sue diverse sfaccettature, e come questo sia anche affrontato da altri protagonisti, politici o culturali, del periodo risorgimentale.

Discussant: Catherine Brice (Centre d’histoire de Sciences Po, Paris)