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Lettera di Raffaele Romanelli in risposta a Simone Neri Serneri

25 giugno 1997

25 giugno 1997
Caro Simone:
ho letto la tua lettera alla Sissco che condivido appieno, soprattutto laddove a mio avviso coglie la vera finalità che ispirò la nascita dell’associazione, quella di costituire una libera palestra nella quale gli storici contemporaneisti, discutendo delle loro ricerche liberi da ogni affiliazione, con ciò stesso delineassero una “etica professionale” che – qualora l’associazione si affermasse – potesse anche fornire i criteri a cui ispirarsi nella vita interna della “corporazione”. Oltre che il desiderio di discutere di storia c’era anche infatti la preoccupazione, a volte lo sconcerto, per la mancanza di confini disciplinari ed insieme professionali ed etici che a giudizio dei fondatori caratterizzava – e caratterizza – la nostra disciplina anche rispetto ad altre assai vicine.
In quest’ottica, speriamo che la vita dell’associazione si intensifichi, e le tue proposte sono tutte valide, a me sembra. Di alcune di esse si è già parlato più volte, e se non si sono potute fin qui realizzare ciò è dipeso da problemi di volta in volta finanziari, organizzativi, o tecnici (credo infatti un po’ sbrigativa la considerazione con cui Serge Noiret, nel risponderti, ha spiegato l’assenza di una rete informatica in termini generazionali, e in sostanza di opacità mentale: sull’utilità delle reti come alternativa e/o integrazione della circolazione cartacea si discute ovunque in modo più attento). E dunque chi ha del filo da tessere lo faccia. La mia esperienza dice che la risposta può venire soltanto da una partecipazione più ampia e più attiva dei soci che, come te, considerano la Sissco utile. E dunque da maggiore proselitismo e da iniziative “periferiche” prese appunto dai singoli soci, magari nelle loro sedi universitarie o nel circolo delle persone a loro più vicine per interessi e orientamenti. E’ antipatico sollecitare chi ha preso una iniziativa a prenderne altre, ma mi chiedo: quanti sono i soci senesi? Perché non procuri qualche nuovo socio, col quale magari organizzare a Siena o a Firenze una riunione, o un workshop su temi per voi urgenti? Perché non pensi a procurarci materiale per il Bollettino, o per una costituenda newsletter? E così via. Una catena di Sant’Antonio? Perché no?
tuo
Raffaele Romanelli